domenica 23 settembre 2018

Recensione - La storia futura di Robert Heinlein (Prima Parte)


L’ho anticipato poco tempo fa, mi è presa la mania della fantascienza. Non c’è una spiegazione, semplicemente questo è quello che ho voglia di leggere al momento. Siccome le mie conoscenze in ambito di fantascienza non andavano molto oltre Asimov, ho deciso di cominciare proprio dalle basi, cercando però di cogliere un po’ di tutto.

Se c’è un autore che è un pilastro della fantascienza classica insieme ad Asimov è Robert Heinlein. Di Heinlein io avevo sentito dire qualcosa, ma era roba generica e a caso, quindi non avevo molte idee su chi fosse e cosa avesse scritto. Ho deciso perciò di cominciare da quello che mi sembrava un ciclo abbastanza ricco, che mi potesse dare già un quadro piuttosto completo su che cosa pensasse Heinlein e come scrivesse. Mi riferisco alla Storia futura, un ciclo di racconti e qualche romanzo che Heinlein ha scritto nell’arco di moltissimi anni in ordine sparso, e poi ha raccolto cronologicamente in un unico volume. La Storia futura racconta gli episodi della storia dell’umanità dal 1951 (1939 nella pubblicazione su rivista) al 4272, mostrando il suo progresso tecnologico, la sua conquista dello spazio, la sua crescita genetica e sociale.

Per la precisione i racconti e i romanzi raccolti nel volume arrivano fino al 2210. A completare il quadro ci sono due romanzi non inseriti nella raccolta ma che fanno tuttavia parte a pieno titolo del ciclo, e sono Universo e Lazarus Long l’immortale. Questi ultimi due non li ho letti, lo farò a brevissimo, mentre ho completato la lettura degli altri racconti. Non penso riuscirò a recensirli tutti in una volta, quindi questa è la prima puntata del mio resoconto del viaggio nel mondo di Heinlein e della Storia futura. Per l’occasione non darò a ogni racconto un voto in dieci Cthulhu, ma da uno a cinque mini Cthulhu.

Esprimere un giudizio sintetico che riassuma il contenuto delle recensioni dei singoli racconti è difficile. Non so dire se La storia futura mi sia effettivamente piaciuta o l’abbia trovata una raccolta piuttosto mediocre, anche vista la fama di cui gode il suo autore. Non so stabilirlo perché i racconti sono un numero discreto e sono stati scritti nell’arco di anni, quindi più che una fotografia di un momento della scrittura di Heinlein osserviamo un grafico del suo sviluppo. Se riuscirò cercherò di trarre delle conclusioni alla fine, per ora immergiamoci nella Storia Futura e vediamo che cosa ha da dirci. 

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Titolo: Storia Futura
Autore: Robert Heinlein
Anno: 1997 – 1999                                        
Editore: Mondadori
Pagine: Tante, sono quattro volumi




TRAMA

Chiaramente è impossibile parlare di trama per un insieme di racconti. Tuttavia è possibile tracciare un quadro di insieme delle vicende che questi racconti trattano nella loro totalità. Come ho già detto, si parla dell’evoluzione della Terra e del genere umano per i prossimi tremila anni, più o meno. Heinlein mostra i primi esperimenti scientifici per viaggiare nello spazio, e le difficoltà tecniche in cui incappano gli studiosi. Col procedere del tempo l’uomo riesce a superare queste difficoltà e si trova a fondare le prime colonie sulla Luna, poi sugli altri pianeti, fino a costruire un impero tanto vasto quanto precario. Ed è in questa precarietà che la Terra vive una crisi politica che la cambia profondamente, e che darà poi l’apertura a una nuova razza umana.

Ok, mi rendo conto che da questo riassunto si capisca poco o niente. Quindi vediamo di esaminare i racconti uno per uno.

LA MIA OPINIONE


1) La linea della vita
Il primo racconto è breve e veloce. Hugo Pinero, un famoso scienziato, riesce a costruire una macchina in grado di calcolare con una precisione perfetta la durata futura della vita di una persona. La scoperta procura a Pinero grande fama e gloria, ma contemporaneamente lo metterà anche in grave pericolo. Non tutti, infatti, sono felici di questa scoperta, e anzi, non tutti ne traggono vantaggio. Saranno queste persone che cercheranno di riportare la situazione alla condizione precedente all’invenzione di Pinero, per riprendere a guadagnare e non finire sull’orlo del fallimento.

Dopo l'invenzione di Pinero, nessuno vuole fare lo scamb degli occhi...
L’idea non è particolarmente originale, a dirla tutta, ma il racconto si legge con scorrevolezza e senza annoiarsi. Già da qua si può osservare la passione che Heinlein ha per gli spiegoni scientifici, che qui però occupano una parte marginale della narrazione e quindi non ostacolano più di tanto la fluidità del racconto. La storia non è incalzante ma procede spedita alle sue conclusioni e a lettura terminata le venti e passa pagine di cui è composto il racconto sembrano molte meno. È un inizio discreto, che tuttavia non è esente da qualche difetto. Se devo elencare quegli aspetti che mi hanno reso meno piacevole la lettura c’è in primo luogo il fatto che il climax della storia si svolge troppo velocemente per coinvolgere il lettore. Come dicevo la velocità è una caratteristica che riguarda tutto il racconto, ma devo dire che se il ritmo avesse rallentato un po’ nel momento in cui i nodi vengono al pettine mi sarei goduto di più la lettura. L’altro problema è che la trama è abbastanza fumosa, e in un racconto più pesante e meno snello avrebbe inciso non poco nella sua gradevolezza. Siamo nella media, quindi, e pregi e difetti più o meno si bilanciano.

VOTO:

2) Le strade devono correre
Il secondo racconto del ciclo è più ambizioso del primo. Più ampio e più articolato, getta uno sguardo su come la società della Terra dell’imminente futuro si è evoluta tramite la tecnologia. In particolare, le città sono state cambiate dall’invenzione di un nuovo tipo di strada, i marciapiedi mobili. Non esistono quindi più mezzi di trasporto, perché sono le strade stesse, scorrendo a grandissima velocità, a portare in giro le persone. Sono nate così le città mobili, che vengono gestite da una grande rete di ingegneri e programmatori con il compito di controllare che non ci siano guasti e che nulla vada storto.

In quest’ambientazione seguiamo il punto di vista di Larry Gaines, ingegnere capo dei marciapiedi mobili della città di Diego Reno. Mentre questi è a cena con un ospite un marciapiede viene bloccato, provocando la morte di molte persone. Gaines viene incaricato di scoprire i responsabili del sabotaggio, che come scoprirà ben presto, non si tratta di un fenomeno isolato. È l’inizio di un pericoloso progetto che potrebbe portare allo stallo di tutte le città mobili del paese.

Più ambizioso, dicevo, ma anche peggio riuscito, Le strade devono correre prende quelli che erano i problemi de La linea della vita e li amplifica, senza mettere sull’altro piatto della bilancia dei pregi che facciano da contrappeso. Gli spiegoni rallentano moltissimo la prima parte del racconto, e la seconda, quella che vede Gaines cercare di risolvere il sabotaggio, non è per nulla coinvolgente. Mi spiego. In soldoni, la trama non è nulla di particolare, e procede nel modo più scontato possibile. C’è un problema, il protagonista deve risolverlo, lo risolve, fine di tutto. Non che ci sia per forza qualcosa di male in questo, ma se a una trama scarsamente articolata e priva di colpi di scena o sviluppi imprevisti si aggiunge una narrazione senza mordente, bé, è chiaro che si dà una bella badilata in faccia al lettore.

L'effetto che mi ha fatto questo racconto.
Le strade devono correre ha un ritmo narrativo mediocre, rasente al pessimo, che affossa del tutto quelle che sono le idee interessanti (l’ambientazione, in sostanza) e rende ancora meno apprezzabili quegli aspetti che di per sé non brillerebbero (trama e caratterizzazione dei personaggi). Vi avverto che il ritmo scadente sarà più o meno il ritornello della recensione di quasi tutti i racconti de La storia Futura, quindi sono abbastanza propenso a ritenerlo in generale un difetto della scrittura di Heinlein, piuttosto che un incidente di percorso. Ed è un problema non da poco, perché danneggia tutto il resto. È come avere delle buone idee ma esprimerle in un italiano sgrammaticato: le idee non emergeranno mai, se il modo in cui vengono proposte non coinvolge chi legge. Le strade devono correre è quindi un passo indietro rispetto a La linea della vita, e anche in generale una lettura che ho apprezzato ben poco. Si può fare di molto peggio, ma è ben lontano dall’essere accettabile.

VOTO:

3) A volte esplodono
A volte esplodono è ambientato in una centrale nucleare, e in questo Heinlein si dimostra avanti rispetto ai suoi tempi, quando i rischi dell’energia nucleare non erano ancora così ben conosciuti e temuti. Infatti, in questa centrale nucleare, siccome ogni minimo errore potrebbe provocare un’esplosione e quindi la morte di moltissime persone, il personale è sottoposto a stress e a pressioni psicologiche fortissime. Per ovviare questo problema un team di psicologi si occupa di monitorare lo stato mentale di ogni singola persona che lavora lì, dall’operaio allo scienziato, con il potere di allontanare chiunque mostri anche un debole segno di instabilità a livello psicologico. Il personale di un marchingegno così pericoloso non può permettersi cedimenti mentali, perché rischierebbe di portare alla tanto temuta esplosione. In questo contesto si inseriscono le vicende di alcuni scienziati e delle loro scoperte.

Come vedete sono stato piuttosto generico sulla trama, e la ragione è che non me la ricordo così bene. Questo perché A volte esplodono presenta lo stesso problema de Le strade devono correre, ma, se è possibile, moltiplicato. Il ritmo è inesistente. Il racconto ti fa mettere bene a tuo agio con ambientazione e personaggi ma poi non decolla mai, procede sempre volando basso e non raggiunge mai un apice, un climax, un punto di discesa dalla salita precedente. Non l’ho trovato noioso, ma l’ho letto e alla fine ho pensato “Ah, e quindi?”. Le situazioni non coinvolgevano, i personaggi neppure, non c’era nulla che destasse la mia attenzione. Tant’è vero che appunto ricordo quello che succede solo in modo generico e superficiale.


A volte esplodono.
Con questo non dico che la trama non sia ben pensata o che i personaggi non abbiano una loro personalità. La hanno, a dirla tutta, ma non basta a salvare il racconto dall’essere una lettura anonima e poco interessante.

VOTO:


4) L’uomo che vendette la Luna
Il quarto racconto della raccolta è in realtà un romanzo breve. Le vicende raccontate sono quelle di Delos Harriman, imprenditore capriccioso, egoista e senza scrupoli con molte idee bizzarre e grande volontà di realizzarle a qualunque costo. George Strong, suo socio in affari, sa bene com’è fatto Harriman, e sa anche bene che di solito i suoi progetti strambi hanno successo contro ogni aspettativa. Quando perciò Harriman gli propone di essere i primi a costruire un razzo per arrivare sulla Luna, a malincuore decide di accettare, preparandosi ad assistere agli ingegnosi e incredibili piani del suo compagno.

L’uomo che vendette la Luna è un ottimo romanzo, ed è la prima lettura veramente buona che il ciclo offra. Non è esente da difetti, perché anche qui il ritmo narrativo sul finale è piuttosto scarso e le vicende si risolvono senza un vero e proprio climax, tuttavia c’è un aspetto che fa dimenticare queste lacune, ed è il personaggio principale. Harriman è il protagonista assoluto dall’inizio alla fine del racconto, e questo è bene, perché riesce a rendere il tutto davvero interessante. Harriman ha delle idee assurde, esagerate e complicate da mettere in pratica, e tutti sono contro di lui, tutti non fanno che ripetergli che non può farcela. E il lettore, pagina dopo pagina, vede come in realtà Harriman riesca a superare qualunque ostacolo e a realizzare quello che nessuno avrebbe mai pensato. E questo non è surreale, né suona esagerato, perché Harriman si trova davvero davanti a dei grossi problemi, ma ogni volta trova dei modi ingegnosi per risolverli. Il suo piano di vendere la Luna, con tutte le implicazioni politiche e sociali che comporta e con tutti i risvolti che ha, programmati per rispondere alle reazioni della comunità mondiale, previste con la massima accuratezza, è interessantissimo, e coinvolge il lettore perché viene presentato in tutta la sua complessità e lo porta a chiedersi se davvero Harriman riuscirà a realizzarlo.

Harriman appena arrivato sulla Luna.
L’idea di base è quindi molto molto interessante, e la trama risulta coinvolgente, anche se è molto semplice, e non presenta colpi di scena o eventi imprevisti. Il fatto più importante è che Harriman è un personaggio molto ben caratterizzato e molto carismatico, che attira fin da subito le simpatie del lettore e quindi è in grado di reggere su di sé il peso di tutta la storia, è in grado di fungere da elemento catalizzatore dell’interesse di chi legge. Harriman è astuto ed egoista, e non si fa scrupoli a ingannare le persone per realizzare ciò che vuole. La motivazione principale che lo spinge ad andare sulla Luna è soltanto il desiderio che ha fin da piccolo di farlo. Nessuna motivazione economica o sociale, niente di niente. Tutto il castello che costruisce lo fa solamente per andare lui stesso sulla Luna e coronare un suo desiderio. Ma nonostante l’egoismo Harriman ha dalla sua l’acume, l’intelligenza e il carisma che non solo lo rendono un personaggio molto ben costruito ma fanno sì che sia piacevole leggerne le vicende.

Alla fine del racconto ho pensato era ora, era ora di leggere qualcosa all’altezza della fama di Heinlein. Pur avendo dei difetti quindi L’uomo che vendette la Luna è una lettura di tutto rispetto che vi consiglio di recuperare. Fidatevi, Harriman salva tutto, e compensa anche quello che non va. Provare per credere.

VOTO:

5) Dalila e il costruttore spaziale
L’uomo che vendette la Luna è l’ultimo racconto del primo volume. Il secondo si apre con Dalila e il costruttore spaziale, che pur non vedendo neppure da lontano gli apici delle avventure di Harriman è un racconto molto breve che si fa leggere con piacere. La trama è molto semplice: Piccolo Larsen è il sovrintendente alla costruzione di una stazione spaziale. Nella migliore tradizione di viaggi (per mare o nello spazio poco importa) Larsen è un deciso maschilista che non vuole donne nella sua squadra. Per questa ragione rimane molto infastidito quando scopre che il nuovo ingegnere inviato dalla Terra come tecnico radio appartiene al gentil sesso. Gloria Brooks McNye, questo è il suo nome, porterà sconvolgimenti in una squadra tutta maschile, e costringerà Larsen a rivedere le proprie idee.

Nulla di originale, come potete vedere, ma Dalila e il costruttore spaziale non è un brutto racconto. Rapido, vivace e leggero, si legge bene e volentieri. La trama è ridotta ai minimi termini e i personaggi sono caratterizzati quel tanto che basta perché il lettore familiarizzi con loro nelle poche pagine in cui appaiono, ma va bene. Insomma, una lettura agile che intrattiene con la sua semplicità.

VOTO:

6) Autista spaziale
A Dalila e il costruttore spaziale segue un altro racconto breve, Autista spaziale, che vede come protagonista Jake Pemberton autista di un’astronave di linea tra la Terra e la Luna. Pemberton ha problemi con la moglie, che mal sopporta le assenze del marito a causa del suo lavoro, ma decide comunque di partire per un nuovo viaggio non appena convocato. Dovrà affrontare alcuni problemi a bordo e poi compiere una scelta sulla sua vita futura, scelta che coinvolgerà per forza di cose anche la moglie.

Se da come l’ho raccontato io sembra che Autista spaziale abbia una trama interessante sappiate che è un errore. Gli eventi che succedono sono buttati lì senza un perché, iniziano e finiscono senza climax e il lettore se li vede scivolare davanti in modo indifferente. Tutta la parte del viaggio fino alla Luna potrebbe essere eliminata e la storia non cambierebbe di una virgola. Il ritmo è quindi pessimo, come in A volte esplodono, anzi peggio. Anche l’evento finale, quello che dovrebbe essere il fulcro della storia, avviene in maniera sciatta e poco interessante, e si risolve in modo piatto, senza che nel lettore sia suscitato alcun interesse. Il racconto peggiore finora, privo di qualunque motivo di attrattiva.

VOTO:

Per ora è tutto ma...


Direi che ho parlato a sufficienza. Sono giunto a recensire circa un quarto dei racconti, e per ora c’è stato una sola lettura che mi ha soddisfatto quasi del tutto. Al momento, il grande problema della scrittura di Heinlein è la scarsa gestione del ritmo. Vedremo se proseguendo con i racconti qualcosa cambierà, oppure si aggiungeranno altri difetti.

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