domenica 7 ottobre 2018

Recensione - La storia futura di Robert Heinlein (terza parte)


Eccoci al terzo appuntamento insieme a Robert Heinlein e alla sua Storia Futura. Questa è formalmente l’ultima parte della serie dedicata a questa antologia, visto che penso che riuscirò a esaurire sia il terzo che il quarto volume, tuttavia il nostro viaggio nel mondo secondo Heinlein non è finito, visto che pubblicherò anche le recensioni dei due romanzi esclusi dall’edizione italiana cartacea, I figli di Matusalemme e Orfani del cielo. Presenterò questi articoli come recensioni autonome, ma inserite nel ciclo della Storia Futura. Non potrà mancare anche la recensione di Lazarus Long, l’immortale, che però verrà considerato come un romanzo indipendente, nonostante in teoria concluda la serie.

Fatte queste premesse tuffiamoci nel mondo del nostro futuro come lo vede Heinlein.


LA MIA OPINIONE



14) Mal di spazio 
Bill Cole ha un trauma. Durante una riparazione nello spazio ha rischiato di morire precipitando nello spazio, e questo ha generato in lui una grande paura del vuoto. Per questa ragione deve lasciare il suo mestiere in orbita, e tornare a vivere sulla Terra. Ancora non sa che le sue paure sono sempre con lui e basta un niente a risvegliarle.

Mal di spazio è un racconto semplice e per nulla ambizioso, specie se confrontato con altri che lo hanno preceduto. Tuttavia, questo è un bene, perché la narrazione si sviluppa in modo lineare ma, finalmente, interessante, e quando Bill Cole si trova a dover affrontare le proprie paure il lettore rimane coinvolto nella situazione e si emoziona con lui. Questo è quello che almeno mi aspettavo da tutti i racconti. Nulla di eccessivo, soltanto una trama raccontata bene e un minimo di coinvolgimento emotivo. Non c’è niente di trascendentale, l’idea di per sé non è molto originale e il protagonista ha una caratterizzazione accettabile, ma non di più. Ad ogni modo, con la faccenda ho creato una grande empatia, sarà che si parla di gatti e io mi sciolgo quando vedo un gatto. Dunque non mi posso lamentare, anzi, se la raccolta si mantenesse tutta su questo livello sarebbe senza dubbio discreta. Quindi iniziamo questa terza parte in modo più positivo rispetto a quella precedente, e non posso che dire meno male.

VOTO:  

15) Le verdi colline della Terra
Questo è un racconto atipico, molto diverso da tutti gli altri che compongono il ciclo della Storia Futura. È incentrato sulla figura di Rhysling il Fracassone, poeta cieco che viaggia tra i pianeti componendo canzoni. Nonostante le sue dimensioni contenute, Le verdi colline della Terra arriva fino alla morte di Rhysling, tralasciando gran parte degli eventi della sua vita e narrandone alcuni solo per sommi capi, e si concentra su di essa. E com’è ovvio un poeta stravagante come lui non poteva avere una morte uguale a quella di tutti gli altri.

La prima raccolta che ha contenuto questo racconto.

Dicevo che è diverso perché vuole essere poetico più che raccontare una storia. La trama c’è, ma è solo un collage di episodi raccontati in modo rapido, quello che interessa a Heinlein è concentrarsi sul personaggio di Rhysling, che verrà nominato anche in molti altri racconti. È evidente che Heinlein trova nel suo protagonista qualcosa di sé, e d’altra parte la biografia di quest’ultimo sembra la traduzione in chiave fantascientifica di alcuni eventi significativi della vita di Heinlein. Come infatti questi era ufficiale della Marina Rhysling viaggia su delle astronavi, e come Rhysling è cieco Heinlein aveva avuto problemi di salute che lo avevano costretto a ritirarsi dalla carriera militare. E naturalmente entrambi sono scrittori. Insomma, le analogie sono molte e riflettono la passione che Heinlein aveva verso questo personaggio, e questa passione si nota da com’è scritto il racconto. Ricordate che per «...portiamo anche a spasso i cani» mi ero lamentato che nemmeno l’autore sembrava molto coinvolto dal racconto? Ecco, qui la situazione è capovolta. Qui l’autore è molto coinvolto, si sente proprio che quello che scrive lo appassiona, e questa passione si trasferisce anche al lettore. Insomma, se la trama è quel che è, tutto il resto funziona molto bene.

VOTO: 

16) Logica dell'impero
Dopo L’uomo che vendette la Luna, che se ricordate era un romanzo breve, abbiamo trovato solo racconti molto corti, o comunque dalle dimensioni piuttosto contenute. Logica dell’impero rompe questo ritmo, in quanto si configura come un racconto di respiro ben più ampio rispetto ai suoi predecessori. Questo caratterizzerà anche i racconti che seguiranno, in quanto non ne troveremo di molto più corti, al massimo più lunghi (tranne Disadattato). Non ne conosco la ragione, visto e considerato che Heinlein ha scritto i racconti della Storia Futura in ordine sparso. Questa lunghezza quindi non può essere imputata né alla tendenza di un certo periodo né a un preciso disegno nel piano dell’opera.

L’idea alla base di Logica dell’impero, devo dire, non brilla per originalità, mentre è di certo più originale, almeno per l’epoca, il fatto che sia calata in veste fantascientifica. In sostanza la trama è la seguente. Humphrey Wingate è un terrestre benestante che può permettersi di parlare con superficialità e distacco di problemi gravi come la schiavitù. Un giorno, in seguito a una notte brava con un amico, si trova su una nave destinata a portare un carico di schiavi su Venere. Nonostante i suoi tentativi di andarsene verrà portato su Venere e sarà così costretto a vivere in prima persona quelle realtà difficili e di grande sofferenza che fino a quel momento aveva considerato con sufficienza e superiorità.

Capite cosa intendo quando dico che non è originale? Il finale potete immaginarlo anche voi, come lo avevo immaginato io appena ho cominciato a leggere il racconto. Il protagonista parla male di una realtà, ci si trova dentro, finisce che ne comprende le problematiche e cambia idea. La conclusione delle vicende lo vede maturato e consapevole. Quest’idea di base non viene mai abbandonata, anche se c’è da dire che il finale ha comunque dei tratti di originalità, in particolare nel modo in cui il protagonista Humphrey sviluppa la sua nuova consapevolezza. Come vedrete se leggerete il racconto, l’evoluzione del protagonista non è soltanto da “la schiavitù non mi riguarda” a “la schiavitù è una brutta cosa”, c’è la costruzione di un’idea più profonda che si riflette anche nei vari tentativi di Humphrey di esprimerla. Insomma, l’idea non originale viene sviluppata in modo non scontato e calata in un contesto nuovo, senza però uscire dal seminato.

Humphrey è un personaggio discreto, con una psicologia ben costruita e una caratterizzazione accettabile. È il tipico personaggio che ad Heinlein piace inserire nelle sue storie. È una persona che ha avuto tutto dalla vita ma che quando si trova a doversi mettere in gioco lo fa prendendosi carico delle sfide e dimostrando praticità e inventiva. Non è quindi un mollaccione imbranato, anzi, sa darsi da fare e mostrare grandi capacità di adattamento e di sapersi arrangiare e reinventare. Per questo alla fine è un protagonista con cui è semplice simpatizzare e che è piacevole seguire.

Una nota un po’ stonata è la lunghezza del racconto, che ho trovato un po’ eccessiva per quello che ha da dire. Si poteva senza problemi accorciare qua e là e la vicenda non ne avrebbe risentito. Questo, e il fatto che non ci siano grossi colpi di scena nel corso della storia, contribuisce un po’ ad abbassare il livello di quello che complessivamente resta un buon racconto.

VOTO: 

17) Minaccia dalla Terra
Il titolo fa presagire chissà cosa, in realtà è un’iperbole, e lo si comprende già dalle prime pagine. È un tratto di ironia che sarà comune a tutto il racconto. La minaccia di cui si parla non è chissà quale nemico, è solo una donna terrestre di nome Ariel, in visita alla colonia sulla Luna. Holly è una ragazza di 15 anni che ha il compito di fare da guida ai turisti nella colonia, e le viene assegnata Ariel. Quello che sembra solo l’ennesimo lavoro con l’ennesima terricola (così sulla Luna chiamano i terrestri) stupida diventa per Holly qualcosa di più, in quando Jeff, il suo migliore amico, comincia a dimostrare verso Ariel un’attenzione eccessiva, che porta Holly a provare una rabbia e un fastidio che non riesce neppure bene a comprendere. Eppure, come lei non finisce che ripetere a sé stessa, Jeff è solo un amico, e può fare quello che vuole...

Dal mio riassunto qui sopra si intuisce che la storia è leggera e divertente, raccontata in modo scanzonato e rilassato. È un racconto di discreta lunghezza, tuttavia questo non si sente molto, perché le pagine si voltano da sole. La trama così semplice ma fresca e genuina non fa che contribuire ad aumentare la scorrevolezza della lettura. Devo dire che trovare un racconto del genere non è scontato, se pensate a quello di cui mi lamentavo nella scorsa recensione. La trama è abbastanza prevedibile (sono sicuro che anche solo dalla mia sintesi avete intuito tutti come va a finire), ma questo non importa, la narrazione è così fluida e leggera che la prevedibilità passa in secondo piano.

Holly.

Il personaggio di Holly è molto ben caratterizzato, e fa molta simpatia al lettore, pur essendo antipatica e una gran testona. La prima volta che dice a sé stessa che Jeff è solo un suo amico, cosa cui non crede nemmeno lei, mi ha fatto molta tenerezza. Nella sua ingenuità da ragazzina, abbinata alla sua decisione, alla sua energia, e alla sua determinazione, Holly è senza dubbio uno dei personaggi migliori della raccolta, paragonabile ad Harriman. Osservarla crescere e maturare nella comprensione di sé è stato molto piacevole, e sono sicuro che senza di lei il racconto sarebbe stato di qualità molto inferiore.

Heinlein centra quindi in pieno il bersaglio una seconda volta. Do lo stesso voto a entrambi, ma Minaccia dalla Terra mi è piaciuto in realtà un po’ di più di Logica dell’impero.

Il quarto volume contiene i racconti «Se continua così...» e Disadattato. Tuttavia il racconto conclusivo del terzo volume, Confino, si colloca nella cronologia interna dopo «Se continua così...». Quindi siccome sono autistico ho deciso di recensire i racconti secondo l’ordine cronologico. È che l’ho seguito finora e mi urta smettere alla fine.

VOTO:  

18) «Se continua così...» 
Se non mi sbaglio questo è il racconto più lungo di tutta la Storia Futura (in effetti è un romanzo breve), e si svolge in tempi e luoghi diversi da quelli appena precedenti. Torniamo sulla Terra e ci troviamo nell’anno 2100, dopo che da molti decenni ormai si è instaurata la dittatura religiosa del profeta Nehemiah Scudder. È un salto di eventi discreto, ma pare che Heinlein avesse in mente di scrivere un racconto intitolato The sound of his wings (il suono delle sue ali, per i miei lettori diversamente anglofoni) che coprisse anche questo periodo, ma non ci è mai riuscito. Questo almeno stando a Wikipedia, ma decidiamo di fidarci e andiamo avanti.

John Lyle è un membro del corpo degli Angeli del Signore, la guardia ufficiale del Profeta Incarnato, ovvero la figura che ha seguito Nehemiah Scudder dopo la sua morte nel ruolo di governatore degli Stati Uniti nonché massima (e unica) autorità religiosa. John crede con fermezza nei principi della teocrazia e nel suo ruolo, e perciò quando si innamora di una delle Vergini del Profeta, Sorella Judith, all’inizio la cosa è per lui fonte di grande turbamento. Infatti l’unione con l’altro sesso è qualcosa non di disprezzato dalla società, ma sicuramente di visto come sconveniente e poco adatto a persone importanti, tant’è vero che per scalare le vette dell’esercito al soldo del Profeta è fondamentale mantenersi privi di pulsioni di alcun genere. Se si aggiunge poi che le Vergini, pur essendolo solo per modo di dire, sono riservate ai sollazzi del Profeta, che vergine, a differenza delle sue guardie, invece non lo è manco morto, si comprendono le difficoltà di John ad accettare la cosa. Questo è solo l’inizio di un percorso interiore che John compie attraverso le contraddizioni e le restrizioni della sua morale, con l’obiettivo di trovare un modo di comportarsi giusto ma privo di ostacoli o gabbie mentali. Questo percorso non è solo interno ma anche esterno, sulla strada della rivolta verso il regime.

Quando ho letto il racconto la prima volta mi è piaciuto molto. A ripensarci ora dopo mesi mi rendo conto che mi ero lasciato prendere dall’entusiasmo perché mi sembrava che Heinlein avesse finalmente scritto qualcosa di valido ed epico al tempo stesso. Ebbene, non è proprio così. La prima parte del racconto, quella ambientata a Nuova Gerusalemme, mi ricorda la sensazione che mi danno i vecchi film horror o drammatici ambientati in conventi pieni di gente repressa. Quei film con il bianco dei vestiti delle suore che ti acceca e le pareti delle stanze color azzurro-camera-del-bebè. Quei film che sanno di vecchio e opprimente ma non l’opprimente che vuole dire qualcosa, opprimente e basta. Dev’essere colpa dei nomi che hanno le cose (corpo degli Angeli del Signore, per esempio), non lo so, sta di fatto che mi trasmette un senso di nausea che non è voluto. O meglio, è chiaro che Heinlein voglia descrivere il palazzo del Profeta come la fiera dei repressi, ma il fatto è che il mio disgusto è diretto non ai contenuti del racconto ma al racconto in sé, che mostra la realtà della repressione in un brutto modo.

La copertina del quarto volume.

Proseguendo, con la fuga da Nuova Gerusalemme, si respira più libertà e il ricordo del racconto è molto più piacevole. Quello che accomuna le due parti e che è effettivamente è reso molto bene è il personaggio di John Lyle. Il suo cambiamento interiore è descritto in modo perfetto, e trattato anche in modo non banale. Non è che un minuto John è il chierichetto della chiesa di Santa Maria della Misericordia e il minuto dopo è Marilyn Manson. La sua evoluzione è trattata in modo tanto profondo quanto realistico, e infatti anche quando si stacca del tutto dalle sue credenze religiose continua a mantenere una forma di pudore. John Lyle è un personaggio a tutto tondo, con una psicologia approfondita e non scontata. Insomma, non è solo un mezzo che l’autore usa per mostrare che la repressione delle pulsioni umane secondo lui è male, è un personaggio con una sua autonomia.

Ultima nota interessante, la storia d’amore. Non si conclude come potremmo immaginare. Per niente. È anzi piuttosto imprevedibile, e, che uno apprezzi o meno, non si può dire che non sia una conclusione realistica.

Tirando le conclusioni, «Se continua così...» è un racconto con molti aspetti ben sviluppati ma un’atmosfera opprimente fine a sé stessa che non mi ha permesso di apprezzarlo del tutto. È comunque sopra la media degli altri racconti della raccolta, sia di quelli che ho recensito nella prima parte che nella seconda.

VOTO: 

19) Confino
II racconto successivo ci trasporta molto dopo il crollo della teocrazia del Profeta, in una società dove sussiste il cosiddetto Patto, che prevede che sia legale qualunque azione che non arrechi disturbo a un altro essere umano. Nel momento in cui si contravviene al patto le alternative sono due, o la terapia psichiatrica o l’esilio nella zona chiamata Confino. È questo che si trova a scegliere David MacKinnon, che decide di avventurarsi dentro Confino, luogo pericolo diviso in tre grandi aree, ciascuna dominata da una potenza che cerca di avere il potere sulle altre due e di espandersi anche nel resto dell’America.

Muri! America divisa! Che bello!

Confino è un racconto con molte potenzialità, di cui solo una piccolissima parte viene in effetti realizzata. L’esempio più lampante sono le tre aree di Confino, in ciascuna delle quali potrebbe essere senza problemi ambientato un ulteriore racconto. Tutte e tre sono davvero interessanti, eppure Heinlein ce ne fa vedere solo una, la più normale, e nemmeno per molto, a dirla tutta, è uno sguardo piuttosto selettivo e per nulla accurato. Non voglio dire che la trama non sia interessante o che MacKinnon non sia ben caratterizzato, o che la storia non si segua con piacere. Dico che L’ambientazione è molto ampia e variegata e non viene sfruttata. Che quindi il racconto poteva essere molto meglio e invece si mantiene sulla media, porta a termine il suo compito tirando le fila della sua trama e basta, senza osare oltre. Ecco, credo che sia questa la parola giusta. Confino non osa, rimane nel seminato in maniera fin troppo evidente perché io possa trascurarlo. Se Heinlein non si fosse inventato le tre zone e avesse detto che Confino era soltanto una zona selvaggia con villaggi sparsi alla trama non sarebbe quasi cambiato nulla.

Insomma, do lo stesso voto che ho dato a «Se continua così...» perché i voti sono quelli, ma non sono per nulla sullo stesso piano, e neppure paragonabili.

VOTO: 

20) Disadattato 
Siamo giunti all’ultimo racconto, che è di dimensioni molto ridotte, specie rispetto a quelli che ho appena recensito. Protagonista è Andrew Libby, che viene inserito in un gruppo di lavoro che raccoglie giovani disoccupati e li porta nello spazio per la colonizzazione di pianeti e asteroidi. Libby dimostrerà di avere capacità che nessuno poteva immaginare, e porterà aiuti insperati alla sua missione.

Cerco di essere stringato perché ho parlato davvero troppo questa volta. Inoltre non mi va di ripetere quello che ho già detto allo sfinimento nella scorsa recensione. Ebbene sì, con questo racconto si torna ai fasti del secondo volume. La trama potrebbe anche quasi essere interessante, ma tanto viene mandata a quel paese prima ancora che possa iniziare a suscitare tensione. Tutto si risolve in un attimo e il lettore rimane con l’amaro in bocca. È un peccato che la raccolta si concluda con questa nota che non funziona per niente, con gli ultimi racconti il livello si era decisamente sollevato.

VOTO: 


UNA RECENSIONE LUNGA UN SECOLO...



Pensavo che non ce l’avrei fatta e invece eccomi qua, alla fine di tutto. Tirare le conclusioni non è affatto semplice, ma ci proverò. La Storia Futura è un’antologia composta nel corso di moltissimi anni, e quindi risulta molto composita. La caratteristica dominante negativa è la scarsa gestione del ritmo, mentre di positivo presenta una cura non banale dei personaggi. Più si prosegue più le idee diventano originali e interessanti, e questo è di certo da riconoscere a Heinlein, il fatto che la sua fantasia non venga mai a mancare. L’ambientazione e altri aspetti che potrebbero risultare secondari, come la parte scientifica delle vicende, ricevono una grandissima attenzione, e vengono perciò presentati in modo interessante. Insomma, penso che il vero pregio della Storia Futura non consista nei singoli racconti, quanto nella loro totalità, nel fatto che insieme riescano a creare uno sviluppo coerente della stessa ambientazione, la nostra Terra, attraverso secoli di evoluzione. Se dovessi immaginare la Storia Futura come un grattacielo direi che la parte migliore non sono i singoli piani quanto la facciata esterna, la visione complessiva del palazzo. Se questo durante la lettura può non essere il massimo, perché ti porta a incocciare con racconti di scarsa qualità, tuttavia a libro terminato lascia un senso di epica completezza, come dopo la lettura di un poema, che di sicuro non è spiacevole né è qualcosa di così semplice da creare.

Non mi sento quindi né di bocciare né di consigliare la Storia Futura. Posso solo dire l’effetto che ha fatto su di me. Se pensate che possa farlo anche su di voi e ciò vi fa piacere non vi resta che leggerla voi stessi.

Nessun commento:

Posta un commento