domenica 14 gennaio 2018

Recensione - L'oceano in fondo al sentiero di Neil Gaiman

Lo so che volevate tutti Regazzoni. E invece no, sono pigro e mi pesa leggerlo, quindi vi rifilo una recensione positiva.

L’ultima recensione che ho pubblicato nella sezione libri è quella di American gods, cui ho dato otto Cthulhu, che più o meno significa “certe cose mi sono piaciute tanto, certe altre discretamente, qualcuna no, siamo a un livello sopra la media ma non eccellente”. Quello è stato il mio primo e ultimo approccio con Gaiman (con l’esclusione del fantastico Buona apocalisse a tutti, ma lì c’è anche l’intervento di Terry Pratchett). Poi proprio qualche giorno fa, un po’ per caso, un po’ perché avevo bisogno di qualcosa di breve per riempire il tempo perché avevo appena finito Lord of emperors di Guy Gavriel Kay e nel giro di pochissimo sarebbero arrivati i libri che avevo chiesto per Natale, ho letto L’oceano in fondo al sentiero. È stato proprio una cosa casuale, non dico che ho messo vari titoli di libri su un bersaglio e poi ho lanciato una freccetta a occhi chiusi, ma quasi. E quello che doveva essere soltanto un riempitivo tra un bel libro e l’altro è diventato in effetti il miglior libro che ho letto quest’anno. E sì, questo è l’anno in cui ho letto anche Pan e Sailing to Sarantium. Eppure L’oceano in fondo al sentiero dà il bianco a tutti quanti.
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Titolo: L’oceano in fondo al sentiero
Autore: Neil Gaiman
Anno: 2013                                                       
Editore: Mondadori
Pagine: 191




TRAMA 

La trama è semplicissima. Il protagonista e narratore della storia, di cui non conosciamo il nome e che perciò chiameremo con il primo che mi viene in mente, Neil (scelta assolutamente casuale), ritorna presso la casa dove abitava quando era piccolo. Lì ritrova la fattoria degli Hempstock, dove abitava Lettie, una bambina con cui aveva fatto amicizia quando lui aveva sette anni e lei undici, e che poco dopo si era trasferita in Australia. Neil giunge allo stagno della fattoria, quello che Lettie definiva il suo oceano. E i ricordi di quella lontana estate di tanti anni prima tornano a galla.

Viviamo perciò insieme a Neil l’avventura che ha vissuto quando aveva sette anni e viveva nel Sussex con la sua famiglia. Quando era un ragazzino timido, chiuso e introverso, che passava più tempo sui libri che a fare sport. Quando suo padre affitta una camera a un cercatore di opali e questi per sbaglio investe e uccide Fluffy, il gattino di Neil. Quando anche il cercatore di opali viene trovato poco tempo dopo morto e delle monete cominciano a comparire misteriosamente in giro nei posti più impensabili. Quando Neil conosce Lettie Hempstock e lei gli mostra uno stagno che in realtà dovrebbe essere un oceano ma sembra proprio uno stagno, e una creatura misteriosa decide di voler fare felici le persone.

Neil Gaiman e Terry Pratchett olio su tela.

LA MIA OPINIONE


L’oceano in fondo al sentiero è la dimostrazione che per scrivere un romanzo eccellente non serve una trama complicata, né un cast di personaggi più lungo dell’elenco telefonico, né una lunghezza minima di almeno 500 pagine. Gaiman non fa nessuna di queste cose eppure riesce a scrivere un romanzo straordinario.

L’oceano in fondo al sentiero non è un romanzo per bambini, eppure ha le movenze e l’atmosfera della favola. Si è immersi in un mondo delicato e toccante, visto attraverso gli occhi del protagonista, che sta simpatico fin dalle prime pagine e diventa un compagno inseparabile entro la fine del libro.

Gaiman è davvero abile a tratteggiare la personalità del piccolo protagonista. Credo, e da quello che c’è scritto nei ringraziamenti penso di non sbagliarmi, che l’autore abbia tratto molto dalla propria infanzia e da quello che lui stesso era a quell’età per creare la figura di Neil. Il risultato è un personaggio gradevole e non scontato (a parte per qualche dettaglio), che cresce nel corso della storia. Gaiman fa attenzione ad avere sempre presente che quello che parla è un bambino, e quest’idea influenza anche il linguaggio, che ho trovato più semplice di quello di American gods. Quando saltano fuori dal nulla parole inventate dobbiamo pensare che sia qualcosa di voluto dall’autore per essere coerente con l’età del personaggio narrante.

Una delle cose che funzionava di meno in American gods era la trama. O meglio, se ricordate avevo sottolineato come una volta che si comprendeva il taglio che Gaiman voleva dare alla narrazione allora tutto diventava chiaro, mentre fino a quel momento si rischiava di non apprezzare certe derivazioni della storia e di considerarle come delle inutili diramazioni. Bé, mi sono reso conto che il punto focale della faccenda è che Gaiman si trova molto più a suo agio a gestire un tipo di trama come quella de L’oceano in fondo al sentiero. Qui ci sono pochi personaggi da gestire, ma soprattutto non serve preparare nessun grande evento, o comunque gestire differenti sottotrame. C’è soltanto lo sviluppo principale della vicenda, che prosegue in modo lineare ma non per questo scontato o noioso. La bravura di Gaiman emerge in questo modo in maniera molto evidente e incisiva.

L'atmosfera del romanzo.

Insieme all’atmosfera fiabesca si respira un forte senso di mistero che dà alla vicenda un grande fascino. Le leggi del mondo con cui Neil viene a contatto, i poteri delle persone che incontra, le creature che gli si parano contro, tutto questo non viene mai spiegato in modo esplicito. Possiamo comprendere che delle regole esistono, veniamo perfino a conoscenza di alcune di esse, ma il lettore viene informato solo di quello che accade nella trama perché ad essa è funzionale. Tutto il resto non viene mai rivelato. L’autore gestisce le cose in modo così magistrale che chi legge non ha l’impressione che stia affastellando poteri a casaccio come gli tsubo di Ken il guerriero, ma che esista tutta una serie di norme che esistono e che i personaggi rispettano ma che il protagonista non conosce. Questo effetto non solo desta moltissimo interesse verso i poteri e verso i personaggi che li possiedono, ma evidenzia l’intelligenza di Gaiman e l’accortezza con cui ha pensato il tutto.

L’atmosfera è in assoluto la cosa che colpisce di più del romanzo, oltre a ciò che spinge a continuare la lettura e, giunto verso la fine, mi faceva dispiacere l’idea che finisse. Fate conto che  voltavo le pagine con l’ansia che quella che stavo per leggere fosse l’ultima. Non è una cosa che mi succede spesso, non mi è successa neppure con libri come It o Pan. A memoria d’uomo mi è successo solo con Joyland, che non è che sia nulla di che, ma appunto è caratterizzato da un’atmosfera molto particolare. Stiamo parlando di giusto giusto due anni fa. Non è cosa da poco.

Non mancano i cliché e le cose già viste. Una su tutte la scena iniziale del compleanno di Neil, cui non partecipa nessuno, e la torta con un libro di glassa sopra viene consumata dal ragazzino insieme alla famiglia. È altrettanto cliché la scena che segue, in cui si racconta della passione di Neil per la lettura. È un po’ cliché pure Ursula Monkton, se proprio devo mettermi a spezzare il capello in quattro. Ma il punto è che a conti fatti di questi cliché non frega niente a nessuno, non danno fastidio. Il fiabesco, la delicatezza e la semplicità che caratterizzano storia e narrazione rendono accettabili e piacevoli perfino questi elementi che in qualunque altro contesto, o raccontate dalla penna di uno scrittore meno esperto, avrebbero puzzato di vecchio e già visto.

Inutile dire che la narrazione scorre che è un piacere, il primo giorno che l’ho letto (il secondo lo avevo già finito) sono arrivato a pagina 100 senza praticamente accorgermene. Dovevo preparare un seminario per l’università da presentare la lezione successiva, seminario che avrebbe determinato metà del voto finale dell’esame quindi dovevo dedicargli attenzione e voglia, e invece mi sono trovato a non riuscire a smettere di leggere Gaiman.

Ho trovato anche la presenza dei gatti nella trama un tocco veramente particolare e affascinante. Non perché abbiano un ruolo specifico nella svolgersi delle vicende, anzi, potrebbero proprio non esistere che non cambierebbe nulla. Ma, a parte che l’amore che il protagonista prova per loro è talmente ben reso che solo quello giustificherebbe la loro presenza, trovo che siano un ottimo modo per aumentare il fascino dell’atmosfera. La presenza della gattina contribuisce a intensificare la delicatezza e il mistero di cui ho parlato prima. Sembra un dettaglio, ma senza i gatti il fiabesco che tanto mi ha colpito e ho apprezzato non sarebbe risultato così efficace.

"Un 10! EVVAI!"

IN CONCLUSIONE


Scrivere una recensione di un libro stupendo è una grande soddisfazione. È meglio che scrivere recensioni negative, le recensioni negative riportano brutti ricordi. Quelle molto positive il contrario. Tuttavia, è anche molto difficile, ho sempre l’impressione di non essere riuscito a mostrare del tutto quello che il libro mi ha trasmesso. Sto avendo quest’impressione anche adesso. Potrei ripetere settecento volte che L’oceano in fondo al sentiero è meraviglioso, bellissimo, un romanzo eccellente, ma non vi trasmetterei molto, perché starei raccontando, e invece, come ci insegna qualcuno, bisogna mostrare, non raccontare. Bé, l’unico modo per mostrare sarebbe riportarvi direttamente il libro. Quindi in sostanza il mio dilemma di non riuscire a trasmettere al meglio quanto mi è piaciuto questo romanzo è irrisolvibile, perciò andiamo avanti.

Sul retro della mia edizione di American gods è riportata una citazione di Stephen King a proposito di Gaiman. “Leggere Gaiman è come entrare in una stanza del tesoro piena di storie meravigliose”. Dopo aver letto L’oceano in fondo al sentiero non posso che essere d’accordo con lui. Se lo leggerete troverete mistero, avventura, un po’ di fiabesco, dei personaggi molto ben caratterizzati e a cui è facilissimo affezionarsi, e anche qualche riflessione sulla conoscenza e la vita. Quindi leggetelo. Fidatevi. Io il mio di dargli 10 Cthulhu (se li merita tutti e anche se non fosse così è da poco passato Natale e siamo tutti buoni anche se ancora per poco) l’ho fatto. Ora sta a voi fare la vostra parte e leggerlo. Io sono felice di non sapere tutto, quindi torno a giocare davanti al casale e al cielo, all’impossibile luna piena e le matasse e gli scialli, gli sciami e gli ammassi di stelle lucenti.

VOTO: