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sabato 11 aprile 2020

Una corona di lettura #13 - Non prima che siano impiccati di Joe Abercrombie


Qualche tempo fa consigliavo un romanzo di Joe Abercrombie. Ebbene, ora ve ne consiglio il seguito. Perché ho finito di leggere anche quello, ed è stata un’ottima esperienza.


Non prima che siano impiccati è il secondo romanzo della trilogia della Prima legge, ma non è il tipico secondo romanzo da trilogia fantasy. Per nulla. Innanzitutto non è un riempitivo tra gli eventi del primo libro e quelli del terzo. La trama procede, anche se non troppo, ma quello che conta di più è che procede l’evoluzione psicologica dei personaggi, che come forse ho accennato nell’altro consiglio, è il focus principale su cui si concentra Abercrombie. Nel primo romanzo li presenta, e ora mostra come cambiano quando si trovano coinvolti in eventi molto più grandi di loro. Che si tratti di un viaggio ai confini del mondo insieme a un mago misterioso che non vuole dire nulla sui suoi piani, una guerra insieme a un principe altezzoso e ignorante, oppure la difesa di una città dove si annidano dei traditori, comunque tutti i personaggi sono costretti a mettersi in discussione e diventare migliori (o peggiori, a seconda dei punti di vista, vero, Collem West?) per fronteggiare quello che accade.

Durante la lettura ho finito per apprezzare anche altri personaggi, oltre a Logen. Insieme a lui, sul trono dei personaggi preferiti, siede ormai anche Glokta, che mi piaceva molto già dal primo romanzo, ma qui riesce a risultare ancora più interessante. Non solo, è protagonista (insieme a Logen) di alcuni tra gli atti più generosi compiuti nel romanzo. Essendo che però a scrivere è Joe Abercrombie, nei suoi romanzi gli atti generosi si contano sulle dita di una mano sinistra di Logen, e quindi leggere di personaggi che li compiono non solo non è scontato, ma dà anche maggiore risalto agli atti stessi. Nel momento in cui Glokta stava per [spoiler] risparmiare Carlot dan Eider [fine spoiler] io ero davvero impegnato a chiedermi se sarebbe successo sul serio. E questo rende molto più interessante seguire la storia. Perché sai che non è detto che le cose vadano bene, tutt’altro. Sai che Abercrombie è Abercrombie, e se deve uccidere qualcuno lo fa senza problemi.

Quindi, in sintesi, Non prima che siano impiccati è un ottimo romanzo. Lo consiglio a quelli che hanno apprezzato Il richiamo delle spade, e a chi è in cerca di una storia cruda, disillusa e che lascia senza fiato. 

Vuoi leggere Non prima che siano impiccati? Puoi trovarlo su Amazon!

venerdì 10 aprile 2020

Una corona di letture #12 - La trilogia di Bartimaeus, di Jonathan Stroud


L’undicesima lettura della nostra corona è un ricordo di infanzia. È una serie per ragazzi, ma chissenefrega, è una bella serie. Mi riferisco alla trilogia di Bartimeus, che in realtà è una tetralogia, ma l’ultimo libro (che poi è un prequel, ma è stato scritto dopo gli altri) non me lo ricordo quindi per onestà intellettuale non lo consiglio. Ricordo invece molto bene quelli della trilogia originale.

Il protagonista è Bartimeus, un jinn, ovvero un tipo particolare di demone, che come tutti i demoni è asservito al potere dei maghi umani, una élite che detiene il potere in Inghilterra e ormai da secoli. Normalmente i demoni del calibro di Bartimeus, che ha una storia millenaria in quanto ha avuto come padroni anche Gilgamesh e Salomone, vengono convocati dai membri più importanti dei governi, da uomini potenti e influenti. Questa volta, però, Bartimeus non trova quello che si aspettava. Ad averlo convocato è un ragazzino di appena dodici anni, che gli affida un compito di grande pericolosità: rubare l’amuleto di Samarcanda a un membro importante del governo, Simon Lovelace. Questo è solo l’inizio di una serie di eventi che porteranno il ragazzino, Nathaniel, e anche Bartimeus, a finire coinvolti in un progetto segreto per mettere in atto un colpo di stato e prendere il potere al governo inglese...


Questa è la trama solo del primo romanzo, ma vale lo stesso anche per i due successivi. In ogni libro, un Nathaniel sempre più cresciuto (e un Bartimeus sempre più debole per via della sua permanenza sulla terra) dovranno affrontare un nuovo complotto ai danni del governo. Nonostante questo, le storie non sono ripetitive, e c’è anche una trama che fa da fondo all’intera trilogia, che è solo accennata nel primo libro, quasi trascurata nel secondo (in cui però avviene un evento fondamentale che la riguarda) e poi si disvela completamente nell’ultimo.

Sia Bartimeus che Nathaniel (e poi Kitty Jones, che si aggiunge nel secondo libro come punto di vista) sono personaggi molto ben caratterizzati. Gli ultimi due percorrono, nel corso della trilogia, una parabola caratteriale non indifferente e non banale. Il terzo, invece, che è vecchio di più di duemila anni, non ha una crescita psicologica ma comunque nell’ultimo libro abbiamo delle rivelazioni sul suo passato che chiariscono meglio alcuni dei suoi comportamenti, e comunque ha un cambiamento di atteggiamento che non era scontato, viste le premesse soprattutto del terzo libro.

La cosa più interessante di tutta la saga è l’ambientazione. La società, divisa in maghi e comuni, è davvero ben costruita, e soprattutto è lontano dall’essere idealizzata. I comuni sono arrabbiati e rivoltosi perché i maghi li opprimono, e i maghi sono un branco di opportunisti interessati solo al potere e alla poltrona. Persino Nathaniel, nel corso della storia, non sarà il classico protagonista da romanzi per ragazzi, puro e innocente, ma rimarrà traviato e coinvolto dalla corruzione e il menefreghismo della classe dominante.

Insomma, la Trilogia di Bartimeus è un’ottima serie, è per ragazzi ma può essere tranquillamente apprezzato anche da lettori più cresciuti. Inoltre Bartimeus è ironico e cinico, e il suo umorismo (e la geniale idea di farlo parlare con le note a piè di pagina) rende la lettura ancora più scorrevole. Lo consiglio perciò a chi cerca uno urban fantasy fresco e originale.

Vuoi leggere la Trilogia di Bartimeus? Affari tuoi, su Amazon non c’è. Però puoi trovare l’edizione che contiene anche il prequel!

giovedì 26 marzo 2020

Una corona di letture #9 - Il richiamo delle spade di Joe Abercrombie


Prima di iniziare il consiglio di oggi, facciamo tutti un minuto di silenzio per l’edizione con due colonne per pagina in cui Mondadori ha ripubblicato in un solo volume la trilogia della First Law.

Fatto? Bene. La First Law è una trilogia abbastanza famosa, sia perché ha acquisito una certa notorietà anche in Italia, diffondendo quel genere di fantasy che è conosciuto solo grazie alle Cronache del ghiaccio e del fuoco. Che poi se io dico Cronache del ghiaccio e del fuoco la metà dei fan di Game of thrones non sappiano a che cosa mi riferisco è un altro discorso (sul quale sarebbe interessante scrivere qualcosa, prima o poi). Anyway, quello che consiglio oggi è il primo romanzo della trilogia, e sono felice di consigliarlo perché ho finito di leggerlo pochissimo tempo fa. Infatti al momento sto leggendo il seguito. Ebbene sì, io che mi dichiaro appassionato di fantasy non ho mai letto Abercrombie, shame on me. Per la cronaca, non ho mai letto neppure Martin.


Comunque, Il richiamo delle spade racconta le storie di tre personaggi, l’inquisitore storpio San dan Glokta, il giovane arrogante Jezal dan Luthar, che si allena per partecipare al più importante torneo di scherma del regno, e Logen Novedita, barbaro veterano di molte battaglie. Come collante di questi tre personaggi ci sono le vicende del regno, minacciato in più punti dalle forze straniere, dietro le quali potrebbe esserci qualcosa di molto più arcano dei semplici interessi politici e della sete di potere, e le macchinazioni del Primo Mago Bayaz.

Il richiamo delle spade ha così tanti pregi che è difficile capire da dove cominciare. I personaggi sono caratterizzati magistralmente, e il modo in cui sono mostrate le faccende di guerra è estremamente realistico. Dimenticate i cavalieri di drago in corpetti colorati della Troisi, qua c’è solo la crudeltà della guerra, in tutta la sua praticità. Inoltre, Abercrombie si diverte a ribaltare i luoghi comuni del fantasy. Bayaz, il Primo Mago di cui parlavo, ricopre sostanzialmente il ruolo del Gandalf della situazione, ovvero di colui che raccoglie una compagnia di avventurieri per partire per un viaggio. Tuttavia, a differenza di Gandalf Bayaz nella prima scena in cui appare è un macellaio, è rude e volgare, e una delle prime volte in cui scatena i suoi poteri lo fa nudo come un verme, perché si stava lavando. Non esattamente quello che succede nel vostro romanzo high fantasy tipico.

Non c’è una precisa differenza tra buoni e cattivi, e infatti anche i protagonisti sono caratterizzati da diverse sfumature di nefandezza. Nonostante questo, risultano tutti simpatici e il lettore si trova ben presto a non vedere l’ora di scoprire come prosegue la storia. Il personaggio che mi è piaciuto di più, e che nel secondo romanzo rivela tutte le sue qualità, è Logen, che tra l’altro è anche il meno “sporco” tra tutti i protagonisti.

Insomma, non perdetevi Il richiamo delle spade. La traduzione italiana della Gargoyle è ai limiti dell’illegale, ma voi leggetelo lo stesso. Consigliato in particolare agli appassionati del fantasy classico che cercano però qualcosa di nuovo.

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