domenica 27 maggio 2018

Non entrate in libreria!

A questo giro vi tocca una D.I.E.T.A. invece che una recensione, mi spiace. L’ultima volta abbiamo parlato di fantastico e pregiudizi poco fondati. Oggi volevo cambiare toni, quindi non passerò tutto l’articolo a prendermela con qualcuno. Voglio porre l’attenzione su un fenomeno che ho notato da qualche anno, e che non mi piace per niente.

Come avrete modo di notare dalle prossime recensioni, in questo periodo mi è venuta voglia di darmi alla fantascienza. Non esiste un motivo preciso, mi girava così e basta. D’altra parte fino a poco tempo fa le mie conoscenze fantascientifiche non andavano molto oltre qualche romanzo di Asimov e qualche romanzo di Dick, quelli recensiti qui e pochi altri, e questo immagino sia stato il mio primo stimolo. Mi definisco un appassionato di genere fantastico, e di fantascienza so quanto il mio gatto ne sa di epigrafia greca di età ellenistica. Bisogna assolutamente rimediare


Il mio gatto non apprezza che io evidenzi le sue lacune.
Con questo pensiero sono andato in libreria, armato di soldi, internet pronto per leggere recensioni e tanta voglia di una nuova lettura. Stavo giusto finendo Shining (ebbene sì non lo avevo mai letto, faccio mea culpa, mi percuoto il petto, e vi prego, leggetelo), e qualcosa da leggere dopo mi veniva molto bene. Davanti allo scaffale della fantascienza sono rimasto sconcertato. Ribadisco, non è qualcosa che noto solo ora, lo so da tempo. Ma soltanto adesso, quando sono andato in libreria senza davvero nessuna idea su che romanzo volessi, a parte il suo genere, mi si è palesato davanti agli occhi quanto la situazione sia tragica. La narrativa di genere nelle librerie italiane sta morendo.

Che io abbia scoperto l’acqua calda è piuttosto evidente. Gamberetta faceva notare la stessa cosa in qualche articolo di alcuni anni fa, per dire. Ma avete presente quello che succede a chi ha paura del dentista perché teme che l’operazione gli farà male? Sotto sotto lo sai che non avrai nessun problema, che sono anni che vai in quella sala d’aspetto per altre ragioni e non hai mai sentito urla di dolore o visto schizzi di sangue sulle pareti. Ma quando sei seduto sul lettino ed effettivamente ti rendi conto che non stai sentendo nulla allora ti rilassi e ti tranquillizzi, anche se da preoccuparti non avevi nulla. Ecco, a me è successo l’opposto. Pur conoscendo il problema, per tutto questo tempo non lo avevo mai sentito così urgente.

Prendete lo scaffale della narrativa fantastica di una libreria random di dove vivete. Una libreria di tipo medio, diciamo, non una che contenga soltanto libri scritti da youtuber, ma dove si possa trovare un po’ di tutto. Prendete la parte riservata al fantasy. Troverete scaffali e scaffali di Tolkien e Martin, e basta. Ok, ho esagerato, non è proprio così, ma ci va molto vicino. A parte questi due gli altri autori sono presenti in modo assai poco rappresentativo e incisivo: ci sono un Sanderson o magari un Rothfuss o una Le Guin (accompagnati dal sempre presente Sapkowsky, ma solo per merito del videogioco), ok, ma il fantasy non si ferma mica qua. Ci sono chissà quanti altri autori che magari sono un filino meno famosi di quelli che ho nominato, ma questo è vero solo per l’Italia e neanche sempre, che invece nessuna libreria si fila di striscio. E se osserviamo la parte della fantascienza e dell’horror il discorso è uguale. Per la fantascienza troviamo solo una buona fetta dei romanzi di Dick (ed è l’unica nota positiva, ma non dimentichiamo che se la Fanucci non li ripubblicasse ogni due settimane in edizione diversa questo non succederebbe) la Trilogia della Fondazione e pochissima altra roba di Asimov, La guerra dei mondi, e poi file infinite di romanzi di Star Wars e Doctor Who, sui quali parto prevenuto ma non credo valgano granché. Per quanto riguarda l’horror, invece, abbiamo Dracula, antologie/raccolte complete di racconti di Lovecraft, Twilight e chili e chili e chili e chili e chili e chili e chili di Stephen King. Che non è un male eh, dello zio Steve più c’è n’è meglio è, ma l’horror non è solo Stephen King. Per niente.

Il King dello sguardo.

Se poi confrontate questo scaffale che avete appena osservato con quello di tante altre librerie vi renderete conto che la situazione è identica. Non solo. Se i tre generi principali del fantastico sono così poco presenti, gli altri non ci sono proprio. Avete mai visto nelle librerie italiane steampunk, cyberpunk, new weird (Torre Nera a parte), per citarne solo alcuni? Magari qualche volta sporadicamente, ma si tratta di casualità. Perlopiù questi generi non sono per nulla rappresentati, e quando succede vengono inseriti nel fantasy senza ulteriori specificazioni. Tutto questo va a danneggiare chi come me sarebbe interessato a non fermarsi soltanto a ciò che è famoso. Trovo la situazione deprimente, e il motivo è semplice. Se uno vuole accontentarsi delle letture note, quelle che conoscono tutti, allora la libreria funziona. Quando invece vuoi un minimo approfondire rimani fregato, ed è un peccato. È un peccato perché una libreria dovrebbe anche stimolare i propri lettori, cercando di offrire non soltanto quello che potrebbe comprare chi vuole avvicinarsi a un genere, ma cercando anche di allargare le conoscenze degli appassionati. Io non ho letto Le cronache del ghiaccio e del fuoco, e non lo farò finché Martin non scrive la parola fine, tuttavia ritengo di conoscere il fantastico quel tanto che basta per sapermici raccapezzare, e quindi per cercare di ampliare i miei orizzonti con letture che magari non sono proprio sulla bocca di tutti ma che per un motivo o per l’altro hanno segnato il genere. Oppure che magari non sono nulla di particolare ma comunque hanno il loro perché. L’appassionato sente per natura la necessità di non limitarsi, vuole andare a pescare nel mucchio e cercare qualcosa di interessante. Perché è appassionato appunto, e quindi leggere fantastico gli piace, a prescindere da tutto.

Non è che il problema non abbia soluzioni, anzi: internet apre un milione di porte. E anche un milione di torrent. Ma comunque la cosa lascia almeno a me l’amaro in bocca, visto che comprare un libro, per quel che mi riguarda, è interessante quasi quanto leggerlo. Poter girare per gli scaffali alla ricerca di qualcosa che salti agli occhi e susciti la mia curiosità è davvero stimolante. Mi sento un esploratore nella giungla. Mi immagino avanzare piano piano sul fogliame che scricchiola sotto i miei piedi, mentre intorno a me si levano rumori sconosciuti, e non so se sia una bestia feroce, una popolazione pacifica, un gruppo di cannibali, o chissà cos’altro. Per forza di cose scaric...ehm...comprare un libro online non fa lo stesso effetto.

Se devo cercare delle ragioni per la morte della narrativa di genere me ne vengono in mente due. La prima, molto semplice, è la logica di mercato: se so che Martin e Tolkien vanno, vendo Martin e Tolkien. Non sto ad andare molto oltre. La seconda è più amara, ed è che il fantastico in Italia non vende. A parte gli autori nazionalpopolari che conoscono anche i sassi, gli altri non hanno pubblico. E lo so per esperienza diretta. Circa un anno fa ho ordinato in libreria Alice nel paese della vaporità, e parlando con la commessa ho saputo che oltre alla mia era stata ordinata un’altra copia da tenere in esposizione. Bene, quella copia oggi è ancora là. Ora, è vero che Alice non è proprio il miglior romanzo di Dimitri, ma Dimitri è una delle principali voci del fantastico italiano. È qualche anno che non scrive più, ma sicuramente se uscisse un suo nuovo romanzo tra gli appassionati non passerebbe affatto inosservato. Eppure Alice è ancora lì, a ricordarmi che il lettore medio, quello che bazzica un po’ ovunque senza interessi specifici, non approfondisce. Non cerca, non esplora. Si accontenta della pappa fatta, di ciò che è noto e pubblicizzato. Con buona pace mia e di pochi altri.


Il nodo centrale della questione è questo, secondo me. Il punto è il lettore. Anche perché questo discorso lo faccio con il fantastico, ma credo che non sia l’unico a genere a soffrire di questo problema. Se sentissi gli appassionati, che ne so, di gialli all’inglese o di romanzi d’avventura, sospetto che non mi direbbero qualcosa di molto diverso. Per questo dico che è il lettore che fa cambiare le cose. La libreria ragiona dal suo punto di vista e quindi non proporrà mai ciò che non le fa tornare un guadagno, se quindi si trova a dover rispondere a un pubblico esigente allora cambierà per forza il target dell’offerta. D’altra parte mi rendo conto di proporre qualcosa di non realizzabile (non posso chiedere a qualunque lettore di narrativa di appassionarsi a un genere e di sentire il desiderio di sviscerarlo il più possibile) e anche di non necessario. Il mondo va avanti lo stesso anche se noi pochi appassionati scar...ehm...compriamo libri online. Ma credo che delle librerie più ricche, più interessanti e più varie siano un bene non trascurabile per le persone che le frequentano.

Non c'è soluzione al problema e quindi il mio discorso è fine a sé stesso, direte voi, e in effetti lo è. Ma diventare esigenti è qualcosa che secondo me dobbiamo a noi stessi. Io stesso sto lottando per diventarlo. D'altra parte, se leggere per noi è qualcosa di prezioso oltre che di piacevole, se aggiunge veramente qualcosa in più alla nostra vita, perché dobbiamo accontentarci e non cercare il meglio? 

La smetto qua, che sento che mi sto trasformando in un telepredicatore. Con il prossimo post si torna a parlare di cultura antica, e poi, dopo ormai tre mesi, una nuova recensione, la prima dei libri di fantascienza che come vi dicevo ho letto. Non prometto più regolarità nella pubblicazione perché so che non posso mantenerla. Ma chissà che proprio questa non sia la volta buona...

P.S. Il titolo è provocatorio. Andate in libreria, il nuovo romanzo di Regazzoni non si compra mica da solo! E non vi preoccupate, a me lo hanno regalato per Natale. Quando mi vorrò male a sufficienza lo leggerò e lo recensirò. Giurin giurello.