Visualizzazione post con etichetta Harry Potter. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Harry Potter. Mostra tutti i post

lunedì 5 febbraio 2018

Harry Potter è per deficienti

Bene, siete tutti pronti per pregiudizi a non finire? Oggi ce ne sono a profusione soltanto per voi!

Ci sono schiere di persone che pensano che discutere con me sia una perdita di tempo, e che io sia una persona pesante e che vuole avere ragione a tutti i costi. Ci manca solo che esista un circolo di chi pensa questo di me e poi siamo a posto. Questo circolo avrebbe comunque recentemente acquistato un nuovo membro, visto che non è passato molto da quando a una festa ho avuto modo di intavolare una discussione con gente che non conoscevo. Non serve sapere il contenuto della discussione, si parlava di coerenza interna e infodump in una storia, e la persona con cui parlavo a un certo punto se n’è uscito con una frase che mi ha fatto pensare. E con la quale non sono affatto d’accordo. 

«Ma Harry Potter è per bambini!» E il sottinteso è che essendo per bambini possa essere meno curato. Nel caso specifico, possa avere una gestione più a caso del mondo, dei personaggi e della trama. Che è come dire che Harry Potter è una serie per idioti, e io in questo mi sento chiamato in causa. Mi sento chiamato in causa perché a me Harry Potter piace, nonostante la Rowling non scriva proprio in modo eccelso. E soprattutto perché questa affermazione implica una serie di cose che trovo profondamente sbagliate.

Che un libro (o un film, o qualunque altra cosa) pensato per un pubblico di bambini possa essere di qualità inferiore rispetto a un libro per adulti è un pensiero molto diffuso. Mi è capitato giusto la settimana scorsa di parlare con dei genitori riguardo ai film nel cinema sotto casa, e di sentirli dire di essere stufi di guardare cartoni con i loro figli, ma di desiderare di guardare qualcosa con gli attori, qualcosa di più adulto. Ma in concreto che cosa significa? Che cosa differenzia un film/libro/whatever per adulti da uno per bambini? Certo, è chiaro che un prodotto per un pubblico infantile presenterà scene meno crude, e magari sarà meno volgare. Ma queste sono caratteristiche che riguardano soltanto la selezione dei contenuti, non il modo in cui questi siano assemblati nella trama, né, cosa più importante, lo stile con cui il romanzo è scritto. 

Un tipico esempio di tenero bambino.

Un bambino è perfettamente in grado di rendersi conto se la storia che sta leggendo sia sensata oppure no. Non è stupido, sa riconoscere un’incoerenza. Sa capire se i personaggi agiscono come degli idioti, e lo sa perché anche lui possiede della logica nella sua testa, e anche perché viene naturale, quando si segue una storia, chiedersi che cosa si farebbe al posto dei personaggi. Ed è quindi semplice capire se si farebbe qualcosa di più furbo di quello che fanno loro oppure no. Infine, è anche in grado di capire se un personaggio è ben caratterizzato. Magari non userà la parola caratterizzato, magari dirà soltanto che un certo personaggio gli sta più simpatico di un altro, ma il concetto è lo stesso. Certo, è possibile che possa non rendersi conto se sta leggendo qualcosa di banale, e questo per ragioni di esperienza: non ha alle spalle letture a sufficienza per classificare con cognizione di causa che cosa sia già visto e che cosa no. Ma questo è l’unico punto dove forse il suo giudizio può non essere all’altezza, per così dire. In generale, dove lo stile cala, dove la qualità è inferiore, il bambino se ne accorge, forse non saprà esprimerlo come un adulto ma lo capisce. 

Quindi giustificare presunte incoerenze o imperfezioni con “ma è per bambini” la stragrande maggioranza delle volte è insensato. Perché non sono i bambini a non notare le incoerenze, sono gli stupidi o i distratti. Quindi dire che Harry Potter è per bambini con lo spirito con cui è stato detto a me equivale a dire che Harry Potter è per deficienti. E io non mi sento un deficiente, così come non penso si sentano tali tutte le altre persone che come me lo apprezzano.

Se esuliamo dall’argomento libri e osserviamo i film la scarsissima considerazione che ricevono i prodotti per bambini diventa evidente. Una grande parte dei film di animazione più recente è vuoto, idiota e banale. Perché questo si pensa che piaccia. Sia chiaro, non sto difendendo il diritto dei bambini a non essere ritenuti dei decerebrati, non è questo il punto che mi interessa. Voglio sottolineare che siamo di fronte a un pregiudizio bello e buono, che porta con sé delle conseguenze di un certo spessore nel giudizio che le persone danno di un libro o di un film. Infatti, sulla base di questo pregiudizio l’etichetta per bambini porta immediatamente a una svalutazione dell’opera in esame. Capite cosa intendo? C’è un ingiustificato trasferimento di significato. Si formula un’equazione target = (scarsa) qualità che non ha alcuna giustificazione teorica valida né alcun riscontro pratico. 

Come si può prendere sul serio un giudizio viziato in questo modo? Tra l’altro da “questo libro è per bambini quindi fa schifo” a “questo autore è per bambini quindi fa schifo” a “questo genere è per bambini quindi fa schifo” il passo è breve. Accennavo all’argomento parecchio tempo fa, nella recensione a Ma gli androidi sognano pecore elettriche? di Philip Dick. Dick è stato a lungo considerato un autore di serie b, perché scriveva fantascienza, la fantascienza è una branca del fantastico e si sa, come ci insegnano i critici intellettualoidi, il fantastico è un genere per bambini quindi non è degno di essere considerato. Poco importa che Philip Dick sia in realtà un autore parecchio impegnato, poco importa che sappia scrivere molto bene, spesso meglio di quelli che i nostri intellettualoidi portano come esempi di buona scrittura, scrive fantastico, quindi ha perso in partenza. La capacità di scrivere, ovvero di svolgere bene il proprio mestiere, diventa meno importante dei temi trattati, quindi se uno parla di magia o di alieni è infantile, se uno parla dei problemi della società contemporanea allora è un bravo scrittore, a prescindere da come scrive. È come dire che lo scarabocchio di un bambino italiano degli anni ’30 che rappresenta Mussolini che parla alla folla è meglio di un Monet. Il primo rappresenta un momento importante e anche grave della nostra storia, il secondo sempre la stessa maledetta cattedrale di Rouen, e venuta male, perfino!


Nemmeno un riferimento al problema dell'immigrazione! Che schifo!

Sfruttare questo pregiudizio assurdo per giudicare un’opera comporta di fatto evitare di giudicarla per come effettivamente è. Se penso che un libro sia per bambini e quindi di scarsa qualità non ho bisogno di leggerlo per trarre le mie conclusioni. Il pregiudizio è comodo, risparmia la necessità di pensare, di dover far funzionare la testa e di mettersi a ragionare su quello che si legge/guarda/fa. Molto meglio spegnere il cervello e riempirsi la bocca di aria fritta, si fa prima e tanto chi vuoi che si metta a contestare? 

È per questo motivo che i romanzi di Regazzoni (dico lui perché ne ho parlato su questi schermi, ma potrei elencare nomi fino a domani mattina) vengono pubblicati, perché le opinioni delle persone vengono talmente infarcite di pregiudizi che alla fine giudicano qualunque cosa tranne come il libro è scritto. Se vogliamo veramente metterci in testa di capire qualcosa di quello che abbiamo di fronte dobbiamo toglierci qualunque condizionamento e riflettere solo sul libro in sé, senza nient’altro. Coerenza interna, stile, caratterizzazione dei personaggi, scorrevolezza, e quant’altro. Badate bene, non sto presupponendo un’idea assoluta di qualità, non voglio dire che esistano opere che sono belle in assoluto e non possono che essere giudicate tali e l’opinione di chi pensa il contrario è viziata da un pregiudizio. Sto dicendo che eliminare i pregiudizi porta a giudicare l’opera secondo i criteri che le sono più appropriati. Un’opinione basata su questi criteri, positiva o negativa che sia, è valida.   

C’è sicuramente chi non è d’accordo con me. Ho conosciuto persone cui non frega niente dei buchi logici nella trama. Persone che al cinema ti dicono “guarda il film, non pensare!”. Potrebbero dirmi che non esiste un modo univoco per determinare come giudicare qualcosa. E questo è vero, ma fino a un certo punto. Io posso dire che Il signore degli anelli è un brutto romanzo perché ne ho assaggiato una pagina e ha un pessimo sapore. Ma siamo tutti d’accordo che sia legittimo che qualcosa che non è pensato per essere mangiato non debba per forza avere un buon gusto. Seguendo questa linea di ragionamento riusciamo a stabilire perlomeno un range di criteri (alcuni li nominavo prima) che in linea generale possono essere ritenuti appropriati a essere applicati a un libro. Nessuno vieta di usarne altri, ma appunto, è come valutare un libro per il suo sapore. Ci si sta perdendo qualcosa, no?


Questo tabacco è proprio cattivo... Magari Il ritorno del re ha un sapore migliore...

Quindi se non consideriamo l’etichetta “per bambini” applicata (ingiustamente, a mio avviso) a Harry Potter, possiamo renderci conto che ha moltissime di quelle qualità che elencavo prima. Eliminando il tasto dolente dello stile, che comunque migliora nel corso della serie, non è per nulla semplice trovare un’autrice esordiente in grado di caratterizzare i personaggi come li caratterizza la Rowling. Avete provato a contare quante volte in tutti e sette i libri i personaggi fanno la scelta più furba e quando invece fanno qualcosa di stupido ma accettabile senza problemi dal lettore perché perfettamente coerente con il loro carattere? Accompagnare Harry all’espresso per Hogwarts da parte di Sirius non è proprio quello che definirei intelligente. Ma sappiamo tutti che Sirius è uno spirito libero che odia essere controllato e limitato, ed erano mesi che non poteva uscire di casa. Né sicuramente è una grande idea rifiutarsi di studiare occlumanzia solo perché chi te la insegna ti sta antipatico. Ma in entrambi i casi a nessun lettore è venuto da pensare che Sirius o Harry si comportassero come degli stupidi. Si comportavano secondo il loro carattere, e tanto basta.

Nella trama torna tutto e anzi, molti elementi buttati in modo casuale nei primi libri tornano a ricoprire un ruolo importanti nei libri successivi. Molti eventi che parevano senza importanza in realtà ne hanno e molti misteri vengono chiariti senza che la soluzione sembri tirata per i capelli. Il mondo in cui si svolgono le storie è il nostro ma migliorato, ha sempre qualche sorpresa, qualche cosa di strano, bizzarro o divertente da mostrare. È un mondo ampio e articolato, con una salda coerenza che lo lega e che risulta interessante e coinvolgente proprio perché l’autrice riesce a trovare sempre qualche idea in grado di stupire. La narrazione fila liscia e con pochissimi momenti di noia. Molti invece sono i momenti divertenti, dove emerge una grande ironia, che controbilancia bene i toni cupi che diventano sempre più dominanti negli ultimi libri.

Tutto quello che ho detto finora non significa che HP non abbia difetti. Solo, sarebbe off topic sottolinearli adesso. 

Quante cose si notano se si lasciano perdere le etichette. L’invito è quindi quello che ho già fatto, a lasciar perdere i preconcetti e a giudicare il libro per come è a prescindere da tutto. E a non tirare in ballo Harry Potter.

mercoledì 12 ottobre 2016

Recensione - Harry Potter e la maledizione dell'erede di J.K. Rowling, John Tiffany e Jack Thorne

Pare che esista una sorta di incompatibilità tra questo blog e J.K. Rowling. È già la seconda volta che leggo qualcosa di suo in questo periodo, ed è la seconda volta che mi trovo a chiedermi se recensirlo come un normale romanzo oppure no. Con Racconti di Hogwarts avevo deciso di rinunciare, perché in effetti con romanzi o racconti non avevano nulla a che fare. Con La maledizione dell’erede sono stato in dubbio e alla fine ho deciso che sì, sarà recensito come un romanzo, quindi dotato di articolo suddiviso in parti, Cthulhu e quant’altro. Perché questa scelta? Perché posso adattare facilmente certi criteri che uso nel valutare la prosa narrativa anche nel valutare uno spettacolo teatrale, in particolare questo spettacolo teatrale.

Fatta questa premessa, vediamo che cosa ha da offrirci Harry Potter e la maledizione dell’erede, e vediamo anche di rispondere alla domanda cruciale che avrà certamente attraversato le teste di tutti, ovvero “questo ottavo libro vale davvero qualcosa oppure è semplicemente un metodo per spremere ancora la grassa e succosa gallina dalle uova d’oro chiamata Harry Potter?”.

Harry Potter. Dallo sguardo si capisce che non gli piace essere spremuto.
_____________________________________________________________________
Titolo: Harry Potter e la maledizione dell’erede
Autore: J.K. Rowling, Jack Thorne e John Tiffany
Anno: 2016                                                                       
Editore: Salani
Pagine: 357




TRAMA

Il libro comincia poco prima della fine de I doni della morte, ovvero al momento della partenza di Albus Potter, figlio di Harry e Ginny, per il suo primo anno a Hogwarts. Il ragazzino manifesta il timore di finire nella casa di Serpevederde, e viene rassicurato da suo padre. Parte poi sull’espresso per Hogwarts, accompagnato dalla cugina Rose, figlia di Ron ed Hermione, anche lei al primo anno.

A Hogwarts, i peggiori timori di Albus vengono realizzati: il cappello parlante lo colloca nella casa di Serpeverde. Da questo momento cominceranno i guai per Albus: costretto a vivere portando sulle spalle il peso oneroso della grandezza del padre, sentendosi costantemente insoddisfatto di sé, dovrà affrontare gli anni a scuola accompagnato solo da un inaspettato amico, Scorpius Malfoy, figlio di Draco, e, nel tentativo di superare le proprie difficoltà con il padre e con sé stesso, metterà mano in faccende importanti del Ministero della Magia che non avrebbe dovuto conoscere, incontrerà la cugina di Cedric Diggory, Delphine, che lo aiuterà nella ricerca e finirà per cacciarsi in situazioni molto più grosse di lui. Tutto questo per cambiare le cose, per salvare “l’altro” dall’oblio.

J.K Rowling felice di aver pubblicato il libro.

LA MIA OPINIONE


La prima cosa che non va dimenticata quando si legge La maledizione dell’erede è che siamo di fronte al copione di uno spettacolo teatrale. Può sembrare scontato, ma vale la pena ricordarlo, perché a volte è forte la tentazione di berciare contro quello che sta succedendo dimenticando che, se in un romanzo certe cose non hanno senso, in uno spettacolo ne hanno molto di più. Tipo, è facile lamentarsi del fatto che gli scontri sono deprimenti e che anche antagonisti importanti vengono liquidati con qualche incantesimo. Appunto, non scordiamo che quello che abbiamo di fronte è pensato per essere rappresentato su un palco. Quindi è vero che è brutto leggere duelli magici che consistono solo alcune battute composte solo da incantesimi e poi puf il nemico ha perso, ma è altrettanto vero che a teatro quella scena renderebbe sicuramente molto meglio, perché avremmo una rappresentazione molto più precisa (e quindi più coinvolgente) della battaglia. Oppure, ha poco senso lamentarsi del fatto che Albus e Scorpius lancino di fronte a tutti incantesimi che non dovrebbe vedere  nessuno. Siamo a teatro, durante la rappresentazione sicuramente gli attori prenderanno una posizione distante dagli altri personaggi sul palco, come se questi non li potessero vedere. Ma ovviamente sono cose che non vengono riportare nel copione.

Detto questo, c’è anche un altro fatto che vale la pena chiarire. La maledizione dell’erede è stato presentato come l’ottavo libro della saga, e secondo me questo è stato un errore, come del resto era stato un errore presentare Racconti di Hogwarts come dei racconti. La maledizione dell’erede non è l’ottavo libro di Harry Potter, tanto per cominciare perché appunto non è un libro ma uno spettacolo, la versione cartacea è stata pubblicata, secondo me, con lo scopo di vendere sull’onda della fama di essere un sequel. Il fatto che abbia la forma di libro non lo qualifica come seguito ufficiale, perché il seguito ufficiale non potrebbe che essere un romanzo, in quanto manterrebbe la struttura e la forma della saga originale. Questo al massimo può essere un’opera derivativa che ne continua la storia in una certa direzione. Accettabile e sensato. Ma non vendetemelo come ottavo libro.

Altra cosa, il nome della Rowling appare tra gli autori, ma a lei appartiene solo l’idea originale. Non sappiamo quindi quanto nella stesura che possediamo ci sia di suo e quanto invece sia un apporto degli altri due autori. Io credo che della Rowling ci sia ben poco, non fosse altro perché diverse scene de La maledizione dell’erede scimmiottano parti degli altri sette libri. E non mi pare che la Rowling lo farebbe, non ne ha la necessità né le manca l’inventiva sufficiente per creare qualcosa di nuovo.

Ron ha paura di ciò che sto per scrivere.
E già che siamo finiti in argomento, una delle cose che più mi ha fatto storcere il naso è stato questo eccessivo rifarsi a situazioni già viste negli altri libri. Sembra quasi che gli autori avessero paura che la storia non avrebbe catturato e allora hanno cercato di infarcirla di quante autocitazioni possibili, per rassicurare i lettori, perché hanno apprezzato la prima volta quindi apprezzeranno di nuovo. E quindi abbiamo [SPOILER] Albus, Scorpius e Delphini che si infiltrano nel ministero della magia usando la pozione polisucco, come ne I doni della morte. E questo è solo un esempio. L’altro momento paradigmatico in questo senso che mi viene in mente è il duello tra Harry e Malfoy a casa Potter: da un Harry arrabbiato, preoccupato e che è appena stato provocato ci si aspetterebbe che, quando Malfoy dichiara di volergli fare del male, si difendesse con la dovuta aggressività. E invece no, lancia un tarantallegra, come a scimmiottare il duello ne La camera dei segreti. È una cosa stupida, tra l’altro sono quasi centocinquanta pagine che seguiamo Harry quando succede questa cosa, sappiamo che ormai è duro e pronto a tutto, non sarebbe incoerente vederlo Schiantare Malfoy, e soprattutto sarebbe logico. Ma smettila, vai col tarantellegra, che se copiamo un po’ gli altri libri magari alla gente piace![SPOILER]

Ci sono poi tutta una serie di momenti che semplicemente sono stupidi e insensati, che pasticciano la trama e danno parecchio fastidio. Uno su tutti può essere la scena dell’infiltramento al ministero, in cui l’antifurto dell’ufficio del Ministro della Magia è basato su un sistema che all’apparenza protegge la GiraTempo mentre come effetto collaterale conduce il potenziale ladro al suo nascondiglio. Molto utile, davvero molto utile! Ma usare uno dei tanti incantesimi di sorveglianza e individuazione dei nemici mostrati nel settimo libro era troppo intelligente? Era proprio necessario complicarsi la vita con un sistema così stupido? Tra l’altro, questa scena prende due piccioni con una fava perché presenta anche uno scimmiottamento degli altri libri, in particolare della scena dell’indovinello ne Il calice di fuoco. Anche qui ci sono degli indovinelli da risolvere, ma nulla a che vedere con quello della sfinge, e la sensazione che si prova è quella di una brutta copia degli eventi passati.
Il momento più assurdo di tutti lo metto sotto spoiler, ma merita moltissimo. [SPOILER] A un certo punto Scorpius e Albus decidono di salvare Cedric Diggory dalla morte usando la GiraTempo. Che è un’idea che io ho trovato adatta ai personaggi, un po’ esagerata ma va bene. Per realizzare il loro piano decidono di presentarsi alla prima prova e farlo uscire dal torneo. Che è una cosa stupida perché a) più che farlo uscire al massimo gli fai prendere pochi punti e b) perché Cedric incontra Voldemort alla terza prova! La cosa più logica sarebbe stata presentarsi dieci minuti dopo l’inizio della terza prova, tirare una bastonata in testa a Cedric e sparare scintille rosse per farlo venire a prendere e dichiarare fuori gara. E invece va bé, non va così e quindi Scorpius e Albus combinano un guaio inutile dietro l’altro. Almeno la loro scelta stupida ha delle conseguenze.[SPOILER]

A Malfoy non piace la mia recensione.
Ci sono poi un paio di altre cose che non mi sono piaciute. Si tratta di un giudizio abbastanza personale in questo caso, perché ci sono delle scene che ho trovato semplicemente fuori luogo, o comunque non da Harry Potter. Tipo la scena della vecchia del treno. Dai, quando mai la Rowling avrebbe pensato una cosa del genere? Se avesse mai dovuto parlare dei sistemi di prevenzione della fuga degli studenti dall’Espresso per Hogwarts si sarebbe inventata qualcosa di completamente diverso, un sistema di antifurto a metà tra il serio e il comico che sarebbe stato spiegato facendo ironia sui suoi effetti sulle persone. Tipo la linea dell’età, una cosa del genere. La soluzione mostrata ne La maledizione dell’erede è fin troppo seria e “spaventosa” per una situazione di questo tipo. E tra l’altro va bé, considerando che Albus e Scorpius, che sono due pivelli, le sfuggono senza alcun problema, suona proprio temibile questa vecchia del treno.

O anche, sempre per restare nel campo delle cose-che-non-sono-male-di-per-sé-ma-che-la-Rowling-non-avrebbe-mai-fatto-neanche-sotto-tortura, si può parlare dei mestieri che svolgono i personaggi principali della serie. Girando su internet tempo fa avevo trovato riportate le dichiarazioni della Rowling di una decina di anni fa sulle cose che avrebbero fatto i personaggi dopo il settimo libro, e una gran parte di queste cose mi era piaciuta. Ecco, La maledizione dell’erede si distacca in maniera molto marcata da tutto ciò e inventa per conto suo. E secondo me inventa male. Tipo, Harry capo dell’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia? Ma Harry doveva diventare auror, quanto ci abbiamo sperato tutti e quanto ci ha appassionato la scena dei colloqui del quinto libro in cui la McGranitt dichiara che farà diventare Harry auror anche a costo di farlo studiare di notte? Poi abbiamo Ron direttore dei Tiri Vispi Weasley, che non ha un senso che sia uno, e Hermione Ministro della Magia, che anche lì io non ce la vedo per niente (e infatti mi pare di ricordare che la Rowling avesse dichiarato che avrebbe lavorato nell’Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, segno che neppure lei ce la vedeva). Insomma, sono soluzioni che non trovo per nulla adatte alla caratterizzazione dei personaggi e a quanto detto nei sette libri precedenti, e che di base non stanno bene con tutto il resto.

C’è qualcosa che può redimere La maledizione del’erede? Perché finora ne ho parlato male, parrebbe quasi che sia un libro tutto da buttare via. E invece no, ci sono delle buone cose, che poi sono quelle che mi hanno portato a dare una valutazione sufficiente. I personaggi sono pensati e realizzati molto bene, davvero molto bene. Rose è la figlia di Hermione e si vede, hanno caratteri simili ma la prima è più rigida, a causa direi io della sua giovane età. Harry, Ron ed Hermione sono diversi da com’erano negli altri libri ma è comprensibile, sono passati diciannove anni, sono anche cresciuti. Tuttavia resta in loro qualcosa di come li conoscevamo noi, e questo per me è sufficiente.

J.K. Rowling triste. Notare l'espressione completamente diversa da quella felice.
La vera rivelazione del libro sono comunque Scorpius e Albus. Sono ottimi personaggi, ben caratterizzati, credibili e interessanti. È difficile non farseli stare simpatici e non farsi coinvolgere subito dalle loro vicende. Inoltre il loro rapporto di amicizia è gestito benissimo: non è qualcosa di imposto o artificioso, è sincero e spontaneo, tant’è vero che hanno anche dei momenti di scontro, e quei momenti in realtà riescono poi a renderli ancora più affiatati dopo. Entrambi hanno problemi con i padri, entrambi sono degli esclusi, anche se per motivi diversi, e questo li porta naturalmente a fare amicizia. Sì, naturale è la parola che meglio descrive il tutto.

Anche il rapporto padre e figlio è ben gestito, sia quello tra Harry e Albus che quello tra Scorpius e Draco. Alla fine questo è il tema principale della storia, come i figli si sentano adombrati dai padri e come i padri scarichino su di loro i propri bisogni. Attraverso le vicende sia gli uni che gli altri potranno crescere e superare queste difficoltà, andando a consolidare il proprio rapporto. In breve, sotto questo aspetto non ho nulla da contestare, anzi, complimenti!

Vale la pena poi dire che ci sono un paio di momenti malinconici decisamente ben riusciti. Sono pochi, ma ben realizzati, e vale la pena nominarli.

IN CONCLUSIONE


Harry Potter e la maledizione dell’erede è stato presentato come l’ottavo capitolo della saga, ma non vuole esserlo e anche se volesse comunque non riuscirebbe. Ha difetti di trama notevoli e scimmiotta troppo i libri precedenti, e riesce a salvarsi solo grazie all’ottimo lavoro fatto sui personaggi. Quindi non mi sento di sconsigliarlo, anche perché ci vuole veramente pochissimo tempo per leggerlo, però indubbiamente non aspettatevi un capolavoro, perché non lo è.


VOTO:

lunedì 19 settembre 2016

NON Recensione - Racconti di Hogwarts di J.K. Rowling

Questa non è una recensione. E come, direte voi, lo sembra proprio, tra l’altro si parla pure di un libro singolo, quindi come fa a non essere una recensione? Bé, non lo è per un semplice motivo, perché su questo blog recensisco romanzi e racconti, e Racconti di Hogwarts non è né l’uno né l’altro.


Racconti di Hogwarts consiste in tre e-book pubblicati il 6 settembre, ed è stato presentato come un’antologia di racconti scritti dalla Rowling volti ad approfondire certi aspetti del passato di alcuni personaggi della saga di Harry Potter. Ecco, io l’ho letto tutto e posso dire con cognizione di causa che più che racconti i brani raccolti sembrano a metà tra una pagina di Wikipedia e gli appunti per la scaletta di un romanzo. Ha poco senso quindi che mi metta a scrivere una recensione con tanto di suddivisione in trama, la mia opinione e in conclusione, il tutto corredato dagli Chtulhu finali, per delle pagine di Wikipedia, no?

Perché dunque ho deciso di scrivere questo post? Perché io ho cominciato a leggere convinto di avere a che fare con dei racconti. Certo, sono bastate le prime righe del pezzo sulla Umbridge per farmi capire che non c’era trippa per gatti, ma insomma, mi pare giusto spendere due parole per dire che quello che viene pubblicizzato come qualcosa è in realtà qualcos’altro. E già che ci sono per dare un’occhiata un pochino più attenta al contenuto di questo e-book, perché qualcosa di buono io ce l’ho trovato lo stesso, nonostante non fosse ciò che mi aspettavo e ciò che è stato pubblicizzato.

J.K. Rowling quando ha scoperto di non aver scritto dei racconti.
Intanto, una precisazione: i contenuti di Racconti di Hogwarts erano stati pubblicizzati come inediti, in realtà, come sono venuto a sapere dopo, erano già stati pubblicati da tempo e gratuitamente su Pottermore. Io non li avevo mai letti, ma chi invece li conosceva già suppongo abbia avuto un’ulteriore delusione.

Il primo e-book è Guida (poco) pratica di Hogwarts. Consiste fondamentalmente in una serie di scritti che approfondiscono luoghi o personaggi o eventi di Hogwarts che non hanno ricevuto un’adeguata trattazione dei libri, oppure riferiscono su di loro curiosità o notizie particolari. C’è la descrizione della sala comune di Tassorosso (scordatevi che io usi la nuova traduzione), viene descritto come è nato l’espresso per Hogwarts e come facessero prima i giovani maghi ad andare a scuola, viene raccontata la storia della Camera dei Segreti e del perché non sia stata mai scoperta, viene mostrata la storia delle GiraTempo, viene raccontata la morte di Nick-Quasi-Senza-Testa (con annessa ballata scritta da lui stesso) e la storia di Sir Cadogan. Sono storielle di solito divertenti, aggiungono al mondo di Harry Potter tutta una serie di aneddoti gradevoli e piacevoli, la noia viene normalmente tenuta lontana. Che dire, mi ha tenuto compagnia per un’oretta, e tutto sommato mi è piaciuto: apprezzo in linea generale gli approfondimenti di questo genere, danno un forte tocco di realismo al mondo in cui sono ambientate le storie. Certo, corrono il rischio di diventare noiosi, ma il tutto è trattato con la consueta ironia della Rowling, e spesso le vicende raccontate mi hanno fatto fare delle risate di gusto. Quindi accettabile, poteva essere una noia mortale e invece si salva.

Guida poco pratica a Hogwarts.
Segue poi Prodezze e passatempi pericolosi, che invece vuole raccontare le storie di alcuni personaggi importanti della storia, cioè Lupin, la Cooman e la McGranitt. Il racconto sul passato della Mcgranitt, e sulla sua vita durante le vicende raccontate durante i sette libri della serie contiene tante buone idee. Le vicende raccontate sono interessanti, ma appunto, come dicevo all’inizio, sembra molto una pagina di Wikipedia alla sezione biografia (oppure la traccia per un racconto). Non lo ripeterò tutte le volte, ma sappiate che ogni storia della vita dei personaggi di cui parlerò d’ora in poi è scritta con lo stile di una pagina di Wikipedia. Comunque, questa qui si legge bene, ma lascia poco. Alla vita della McGranitt segue un breve e interessante discorso sugli animagi e sul processo, a dir la verità un po’ assurdo anche per il mondo di Harry Potter, per trasformarsi.

La storia successiva è quella di Lupin, che è francamente meno incisiva di quella della McGranitt. Questo semplicemente perché, mentre del passato della McGranitt non sapevamo nulla, di quello di Lupin sapevamo già i fatti importanti, quindi la storia della sua vita ci dà molte meno informazioni nuove e interessanti. Non permette di conoscere da zero il percorso psicologico che ha condotto il personaggio a essere quello che è, si limita a riempire qualche buco che si poteva intuire senza problemi. Forse l’unica parte un po’ più interessante è l’inizio, il resto non aggiunge nulla (o molto poco) a quello che è narrato nei sette libri della serie. Segue poi un discorso sui lupi mannari lungo e noioso, che di nuovo aggiunge ben poco a quello che già il lettore medio della serie sapeva.

Lupin con Harry, Ron ed Hermione.

La terza storia è quella della Cooman. È breve e poco significativa, in sintesi evitabile. Di nuovo, non aggiunge assolutamente niente a quello che già era stato detto. L’approfondimento sui Veggenti è più carino.

Simpatica è invece la quarta e ultima storia, dedicata al predecessore di Hagrid nell’insegnamento di Cura delle Creature Magiche. Anche questo breve ma divertente, ritorna la forte ironia della Rowling, che strappa diversi sorrisi. Una lettura carina e davvero agile, è poco più lunga della storia della Cooman.

In sintesi, Prodezze e passatempi pericolosi si difende bene con la prima e l’ultima storia mentre con quelle in mezzo dimostra di avere ben poco da dire e a volte riesce anche ad annoiare.

Il terzo e-book è Potere, politica e poltergeist, che unisce lo stile di Prodezze e passatempi pericolosi (storie della vita di alcuni personaggi) con quello di Guida (poco) pratica di Hogwarts (dettagli su elementi del mondo in cui è ambientata la storia). La storia che narrata nel primo capitolo è quella della Umbridge. La parte sulla sua infanzia è interessante, il resto è troppo generico per poter davvero lasciare un’impressione nel lettore. È breve, e per una buona metà (quello che segue l’infanzia e la prima carriera nel Ministero della Magia) ha ben poco da raccontare.

Segue il secondo capitolo, che inizia con un elenco di tutti i Ministri della Magia della storia. A volte strappa qualche risata, ma molto spesso le informazioni che vengono date sui Ministri sono molto sciatte oppure non molto interessanti. In poche parole, un lavoro che se fosse stato scritto con una maggiore ironia sarebbe stato davvero divertente e più coinvolgente! Viene poi raccontata la storia di Azkaban. Interessante e ben congegnata devo dire, non pensavo che avrei apprezzato e invece si legge molto bene.

Il prossimo Ministro della Magia.

Il terzo capitolo racconta la vita di Lumacorno. Anche questa ha poco da dire, non aggiunge praticamente nulla a quello che sapevamo su di lui ed è anche inutilmente lunga. Di nuovo un’altra storia che riempie qualche buco nell’evoluzione del personaggio che era tranquillamente intuibile anche senza che fosse spiegato. Seguono poi informazioni dimenticabili sulle pozioni (in particolare su quella Polisucco) e un capitolo inutile e insensato sui calderoni. Almeno è breve.

Il quarto capitolo è dedicato alla storia di Raptor e il quinto a Pix. Quello su Pix fa un po’ ridere e quindi si salva per il rotto della cuffia, quello su Raptor di nuovo non ha nulla da dire e si sente.

Quindi, vediamo di tirare le conclusioni. Racconti di Hogwarts prometteva di essere un’antologia di racconti e non lo è, delle storie che contiene molte non dicono nulla di più di ciò che già si sapeva e poche altre riescono invece a presentare delle buone idee, ma appunto per lo stile da pagina di Wikipedia con cui sono scritte non le valorizzano. Per quanto mi riguarda, la storia della McGranitt e quella della Umbridge (la prima metà) sono occasioni sprecate per rispettivamente un romanzo e un racconto lungo. Le buone idee ci sono, dovrebbero essere scritte in uno stile da narrativa e non da saggistica.

Resta solo da capire perché intitolare Racconti di Hogwarts una raccolta che non ha nulla a che vedere con i racconti né con la narrativa in generale, ma che di fatto colleziona articoli pubblicati su Pottermore tra l’altro spacciandoli per inediti. Boh. Mistero.

In buona sostanza, lo consiglio? A chi cerca come me dei racconti ambientati nel mondo di Harry Potter assolutamente no. A chi cerca in generale della buona narrativa neppure, visto che di narrativa qua non c’è niente. Potrebbe essere interessato chi ha piacere ad approfondire la cultura del mondo della Rolwing, e quindi a costui lo consiglio. Sempre con la premessa che una buona metà delle informazioni contenute non approfondisce nulla.