martedì 17 novembre 2020

Capitolo 19 di Rhythm of War

Molto bene, nuovo capitolo, questa volta Navani, e si parla di cose interessanti. La sentiamo infatti conversare con Rushu, e discutere della natura degli antichi fabrial, che intrappolano gli spren solo nel Reame Cognitivo, nonché dello spren di Renarin. Per il momento gli studi di Rushu si concentreranno su un pilastro, che è esso stesso un fabrial.

 

Ci spostiamo nel laboratorio di Navani, dove troviamo dei logicspren, che per nessun motivo in particolare mi piacciono un sacco come concetto. Il resto della scena è quella dopo è Navani che ciancia di fabrial, e l’ho sempre trovato noioso anche nei romanzi precedenti. Facciamo un ampio skip e andiamo avanti.

 

Navani si reca a un meeting tra i vari sovrani, e inizia a parlare con Taravangian. Quella che era una conversazione pacifica diventa presto una gara ad accusarsi di più: Navani accusa Taravangian di averli traditi, e Taravangian la accusa di avere sposato due criminali, e si giustifica dicendo di avere fatto tutto per il bene dell’umanità.

 

Dopodiché Navani ha il sospetto che Taravangian lavori per Odium. Complimenti.

 

Durante il meeting, Dalinar propone l’offensiva per riprendersi Emul, e Gawx si dichiara largamente favorevole, così come il Prime di Emul. Navani sospetta che sarà Taravangian il problema grosso, perché si opporrà alla proposta. Invece l’amabile vecchietto stupisce tutti approvando con gioia e lodi. Grande Taravangian! A me sta simpatico. Lo so che è un maledetto traditore alleato con Odium. Ma a parte che sono sicuro che il suo arco non sarà scontato e quindi ha ancora delle cose da fare, e in secondo luogo il potere che gli ha dato la Nightwatcher è bellissimo, oltre che un colpo di genio da parte di Sanderson.


La Nightwatcher e Dalinar


Tra l’altro il discorso della Nightwatcher apre la parentesi grossa sugli spren degli Shard, e sul sibling suo e dello Stormfather, sul quale ancora non sappiamo granché. E sul quale penso che sapremo qualcosa di più nel corso del romanzo, quando scopriremo cose riguardo alla natura di Urithiru.

 

Tutti sono inaspettatamente d’accordo con la proposta, e a questo punto la regina Fen passa a chiedere a Kaladin se possa fornire dei Windrunner di guardia. Peccato che Kaladin non ci sia perché è stato sollevato dall’incarico! Ma LOL! Dove sono le risate finte in sottofondo da The big bang theory?

 

C’è Sigzil al suo posto, che risponde alle domande di Fen e, quando lei insiste per sapere dove sia Kaladin, cerca di insabbiare la vicenda dicendo genericamente che è stato ferito. Solo che lei insiste! E Sigzil, ormai alle strette, risponde che ha una ferita che non è di tipo fisico, ma di altro tipo. Va beh, tanto che Sigzil lì ci stia come i cavoli a merenda è già stabilito dalle impressioni di Navani, questo pezzo imbarazzante si poteva risparmiare. Più che altro, mette in cattiva luce un personaggio che si è trovato di colpo in qualcosa di molto più grosso di lui. Oppure si poteva evitare di riferire il giudizio di Navani.

 

Anche Sanderson deve essersi reso conto che Sigzil non stava propriamente facendo una bella figura, perché dopo gli fa fare un discorso sugli spren con cui Navani è d’accordo, e dunque pronuncia ad alta voce la sua approvazione. In sostanza, la proposta è di andare a parlamentare con gli honorspren per trovare altri che vogliano formare un legame e dare origine ad altri Radiant.

 

Sigzil

 

In particolare, l’idea è di inviare dei Radiant che si sono legati con tipi di spren che approvano l’operato di Dalinar e della nuova generazione di Knights, in modo tale da convincere gli honorspren. Dunque sia i Windrunner che Jasnah sono fuori discussione. Viene quindi fatto il nome di Lift, che è uno dei miei personaggi preferiti. Sarebbe fantastico se andasse lei. Significherebbe che avrebbe moltissimo spazio in questo libro! Spero proprio succeda.

 

Lift fa il suo discorso per convincere gli altri a mandarla, ed è ovviamente un discorso da Lift, e quindi ha convinto me ma ha dissuaso totalmente sia Navani che tutti gli altri regnanti. Infatti Dalinar sceglie Godeke, l’Edgedancer che è già apparso in uno dei primi capitoli di Kaladin, e a quel punto anche Shallan si propone insieme ad Adolin. Dalinar approva e coinvolge anche uno Stoneward e un Truthwatcher.

 

Peccato, speravo in Lift, ma sembra proprio che dovremo davvero aspettare il sesto libro (ovvero almeno il 2026) per vederla più in azione. Invece sono scettico riguardo a Godeke e gli altri due Radiant non ancora nominati: serve davvero aggiungere dei personaggi in più?

 

Avremo modo di parlare anche di lei...

 

Cambio di scena, Dalinar e Navani sono soli e parlano di Taravangian, e del suo inaspettato appoggio all’invasione di Emul. Il capitolo si conclude così con una delle poche note romantiche tra Dalinar e Navani e, essendo anche la fine della prima parte, non l’ho trovato per nulla stonato.

 

Questo capitolo mi ha annoiato per la prima parte, ma ho trovato interessante la seconda. Inoltre, sia da questa prima parte che dai vari brani della relazione di Navani a inizio capitolo, sia da Dawnshard (su cui dirò tra poco) ormai è chiaro che l’Investitura è unica in tutto il Cosmere e ha ovunque proprietà analoghe, e gli Shard si sono limitati semplicemente a incanalarle. Sappiamo infatti che i metalli allomantici hanno effetto sugli spren o sui fabrial, per esempio, e hanno effetti paragonabili a quelli che avrebbero se un mistborn li bruciasse. Quindi la noia resta, ma conteneva informazioni interessanti, e che aprono spiragli su aspetti della metafisica che al momento ancora ci sfuggono completamente.

 

E con quest’ultima nota che ci lascia intendere quanto poco ancora sappiamo sul Cosmere si chiude il mio ciclo di recap. Martedì prossimo non uscirà nulla, perché sarà già disponibile Rhythm of War. Tuttavia gli appuntamenti con le opere di Sanderson qui su Aproposidoketon non sono ancora finiti: vi parlerò a brevissimo di Dawnshard!

Capitolo 17 di Rhythm of War

Non ho recappato il capitolo 16 per ragioni di interesse: è un capitolo di raccordo. L’unico evento interessante è l’apparizione di Szeth, che sappiamo avrà un ruolo molto ridotto in questo romanzo, cosa che non può che rattristarmi, visto che io adoro Szeth. A parte questo, Navani, Dalinar, Adolin, Shallan e the Mink (il ribelle di Herdaz salvato nei primi capitoli) si incontrano per discutere della situazione militare. E qui comincia il capitolo 17.

 

Per prima cosa riceviamo un assaggio dei poteri combinati di Shallan e Dalinar. La prima può infatti creare l’illusione di una mappa di Roshar, ma con la Connessione di Dalinar è possibile rendere la mappa così dettagliata da permettere di contare le truppe dei nemici. È qualcosa di stupefacente anche per noi che conosciamo un po’ gli effetti della Connessione dopo avere letto The bands of mourning, e the Mink infatti rimane a bocca aperta per tutto il tempo.

 

Tra un filo di bavetta alla bocca di the Mink e l’altro arriva Jasnah, che non è sola, è accompagnata da Wit. Questo sì che è sorprendente, visto che abbiamo lasciato Hoid alla fine di Oathbringer mentre creava un legame con uno spren. Che cosa avrà fatto nel frattempo? Tra l’altro di solito Wit era sempre prodigo di battute, mentre in questo caso rimane silenzioso, cosa che tra l’altro stupisce anche Navani, non solo me.

 

Hoid


Navani ci racconta con il suo pensiero che sono due i fronti nei quali si sta combattendo la guerra contro Odium: uno per il possesso di Emul, sul quale nessuna delle due parti è ancora riuscita ad avere la meglio, e dove si trova uno degli Herald, Tezim, mentre l’altro tra Jah Keved e Alethkar stessa, che deve essere sottratta al controllo dei Fused.

 

The Mink accetta di collaborare con Dalinar, ma poi chiede il motivo della concentrazione di truppe in certe zone. Dalinar dà una risposta evasiva ma the Mink non se la beve e chiede quale sia la ragione reale. Così Dalinar è costretto ad ammettere che non si fida di Taravangian, e che è certo che sia stato lui a far entrare le truppe nemiche a Urithiru l’anno precedente. Tra le altre cose l’ordine dei Dustbringer, di cui fa parte l’unico Radiant a fianco di Taravangian, Malata, è l’unico ordine che ancora si rifiuta di obbedire agli ordini di Dalinar oltre agli Skybreaker, che invece sappiamo sono proprio passati dalla parte di Odium. Insomma, Taravangian non si presenta proprio con il migliore dei biglietti da visita.

 

Vado veloce perché in questo capitolo si ciancia troppo ma si quaglia poco. Infatti penso che non avrò molto da dire al riguardo, a essere sincero. The Mink chiede a Dalinar se voglia sentirsi dire quello che vuole o se voglia la verità. Dalinar risponde che vuole la verità e the Mink demolisce completamente il suo progetto di riprendersi Kholinar. Sostiene che sia un piano rischioso, dove invece concentrarsi su Emul sarebbe molto più vantaggioso.

 

Adolin e Shallan portano via the Mink, così Navani rimane sola con Dalinar, Jasnah e Hoid. Quest’ultimo è molto strano che sia lì, e in effetti anche Navani si pone il problema, e sottolinea anche di sapere che Hoid e Jasnah sono diventati molto vicini, anche se Navani non ha il coraggio di chiederle delucidazioni al riguardo. Sono sempre più interessato alla presenza di Hoid, e c’è anche un altro aspetto che vale la pena di essere notato: noi sappiamo che Hoid avrà un ruolo molto importante e decisivo nella quarta era di Mistborn, quindi tra parecchio. Eppure, se si sta avvicinando così tanto a Jasnah, deve essere per forza perché il suo contatto con la Fortuna gli ha fornito la capacità di stabilire che avrà qualcosa di fondamentale da fare a Roshar. Che cosa? Come è collegato con la vera missione di Hoid, che al momento ci rimane sconosciuta?

 

Dalinar e Jasnah discutono dell’opportunità di seguire i consigli di the Mink, e Dalinar insiste nella sua idea di attaccare invece Alethkar. Jasnah fa la parte della persona adulta e prova a consigliargli di non essere testardo, ma Dalinar non cede, e deve intervenire, contro le aspettative di chiunque, Hoid, che, senza provare neppure a nascondere di essere più di un buffone di corte, afferma che Odium non si fermerà di fronte a nulla e mira alla totale sconfitta degli esseri umani, e di conseguenza anche loro dovrebbero puntare allo stesso. In conclusione, se ne va a prendere i due Herald unitisi a Dalinar alla fine del libro precedente.

 

Jasnah allora parla a Dalinar di una proposta di legge che lei aveva già pensato, e verso la quale sia suo zio che sua madre nutrono forti dubbi, ed è la liberazione di tutti gli schiavi alethi, Ardenti compresi. Non è necessario recappare tutta la loro discussione visto che non credo che ogni singolo aspetto che prendono in considerazione avrà poi un qualche genere di influenza sulla trama, basti sapere che Jasnah tiene tranquillamente testa a Dalinar.

 

Ash, una dei due Herald

 

Hoid porta i due Araldi, e questi ribadiscono la loro ignoranza sulle dinamiche dei poteri dei Radianti, in particolare quelli di Dalinar, che potrebbe essere in grado di ricostituire l’Oathpact. L’unica soluzione che viene proposta è quella di affidarsi agli Shin, che invece, avendo posseduto delle Honorblade, avranno di sicuro fatto esperimenti al riguardo. A questo punto riprendersi Emul diventa necessario per avere un terreno dove contattare gli Shin.

 

Il capitolo si chiude così. Non un brutto capitolo, ma come vedete si è parlato parecchio e si è fatto poco. Speriamo in qualcosa di più sostanzioso per le prossime settimane, anche se ormai manca poco all’uscita di Rhythm of war.

Capitolo 15 di Rhythm of War

Lo dico senza vergogna: non ho finito il capitolo 14. Non ho intenzione di fare nessun recap al riguardo, tra le altre cose. A me Venli sta antipatica. Lo leggerò quando avrò il libro, adesso è solo una perdita di tempo. Ma andiamo avanti.

 

Il capitolo di questa settimana invece si preannuncia decisamente più interessante, perché c’è Kaladin, che ora deve trovarsi qualcosa da fare visto che è stato silurato dal capo. La prima parte del capitolo è senza mezzi termini sciatta e degna della peggior Licia Troisi. Dico sul serio. Kaladin annuncia il suo ritiro ai suoi uomini, uno penserebbe che sia un momento importante, no? No, a quanto pare, perché è tutto raccontato. Non c’è un pizzico di mostrato che sia uno, descrizioni generiche e via, che il romanzo già supera le 450000 parole così di suo.

 

Ora storms, Sanderson, che cosa avevi in mente? In realtà ho pensato due ragioni di questa scelta. D’altra parte è pur sempre di Sanderson che parliamo, quindi posso paragonarlo a Licia Troisi ma devono riconoscere a entrambi una statura professionale da scrittore decisamente diversa. Quindi se dopo un paragrafo del genere sarebbe autorizzato a berciare contro la Troisi anche un analfabeta, con Sanderson mi prendo qualche riserva. E penso che magari sia una scelta ponderata, quella di raccontare la scena. Le motivazioni che mi sono venute in mente sono queste. La prima, che Kaladin abbia vissuto così questi momenti. Siccome per lui è qualcosa di difficile e doloroso, semplicemente li ha vissuti in maniera generica, anonima, come se non fosse dentro di sé. Quindi quello che sembrerebbe scrittura sciatta potrebbe essere invece una consapevole scelta di POV (no, fan di Licia in lettura, la sua scrittura sciatta non è mai una consapevole scelta di POV).

 

POV? Ma che è? Ma che stai a dì?

La seconda motivazione è di tipo comunicativo: un capitolo del genere sarebbe stato indigeribile per noi lettori. Avete presente quanto mi dava fastidio Kaladin mentre si preoccupava per gli altri a caso? Ecco, pensate quanto mi sarei lamentato se Sanderson lo avesse mostrato mentre povero caro si disperava perché gli altri si preoccupano per lui al punto da toglierlo dal campo di battaglia ma lui proprio ci tiene a rischiare la vita per loro e quindi non gli va bene. Sarebbe stato intollerabile. Quindi magari Sanderson ha pensato proprio a me, al suo lettore d’oltreoceano più affezionato, colui il quale gli ha scritto una mail e lui non gli ha mai risposto (nonostante giuri e spergiuri di rispondere a tutti), e ha deciso di fargli la grazia di eliminare l’ennesima parte molesta di Kaladin.

 

O forse scrivere un libro di 450000 parole in un anno ti porta necessariamente a non curarlo molto. Non saprei, in realtà questa possibilità è una mia paura, ma immagino lo scopriremo solo andando avanti con la lettura dei capitoli successivi. Se Sanderson rifà questa cosa, vuol dire che è intenzionale.

 

Dopo troviamo Kaladin che sta facendo i conti con il non avere niente da fare, e Syl gli si avvicina con la forma di una nave con le vele sotto. Kaladin le chiede come le sia venuto in mente e lei dice che lo ha visto disegnare a Navani. L’argomento viene lasciato stare, ma immagino che verrà utile in seguito. Kaladin dice a Syl che vuole cercare saggezza nei campi da sparring, e così i due si recano laggiù, non prima di un allegro siparietto sui capelli di Kaladin.

 

Kaladin è andato nei campi da sparring con l’intenzione di cercare Zahel, in quanto ritiene che sia l’unica persona disposta a parlargli sinceramente. Nel frattempo veniamo a sapere che Navani ha iniziato un progetto di crescita delle piante utilizzando le gemstones combinate al suono della musica, e che la cosa sta sostanzialmente funzionando. Forse sarà il punto di partenza per scoprire gli altri misteri del funzionamento di Urithiru. Ah, Kaladin inoltre ci informa che nessuno si è mai chiesto a cosa servissero le gemstones ai Parshendi. Ooooooook. C’è qualcuno che abbia almeno la quinta elementare tra gli highprince di Alektar? Nessuno nessuno?

 

Nei campi coltivati Kaladin incontra Rlain, e gli dice che finalmente ha trovato un honorspren con cui può legarsi. Si tratta dello spren apparso un po’ di capitoli fa, non ricordo il suo nome. Rlain all’inizio è soddisfatto ma quando scopre che Kaladin ha praticamente ricattato l’honorspren rifiuta l’offerta, perché vuole legarsi con uno spren che sia concorde, non con uno costretto. E a questo punto succede una cosa meravigliosa.

 

 Kaladin trailed away toward the washing grounds. He could see the man’s point, but to pass up this chance? Maybe the only way to get what Rlain wanted—respect from a spren—was to start with one who was skeptical. And Kaladin hadn’t forced Yunfah. Kaladin had given an order. Sometimes, soldiers had to serve in positions they didn’t want.

Kaladin hated feeling he’d somehow done something shameful, despite his best intentions. Couldn’t Rlain accept the work he’d put into this effort, then do what he asked?

Or maybe, another part of him thought, you could do what you promised him—and listen for once.

 

Gente. Avete letto bene. Kaladin ha pensato che forse per una volta potrebbe ascoltare gli altri invece di fare di testa sua. Io volo nell’aria su scivoli di arcobaleni.



Comunque, con Kaladin che sta iniziando un percorso psicologico di crescita non indifferente, proseguiamo. Kaladin incontra Zahel, e ci ricorda che può vedere Syl. Noi sappiamo perché – Zahel è in realtà Vasher da Warbreaker, e dunque può individuare la vita intorno a sé grazie al quinto (se non sbaglio) Heightening. Vasher si trova su Roshar sostanzialmente perché la folgoluce è Investitura a costo zero, e probabilmente anche per un’altra ragione, visto che è un ritardat… un ritornato, e sappiamo che i ritornati hanno un qualche compito da svolgere. Ora, per far ritornare uno come Vasher deve esserci necessità di qualcosa di grosso. Che sia da svolgere a Roshar questo compito? Nel caso Endowment avrebbe un accesso decisamente grande alla Fortuna, se fa ritornare gente anche per aiutare altri sistemi.

 

Kaladin chiede a Zahel di diventare un ardente, uno swordmaster, e Zahel lo  invita a colpirlo per provare di essere uno di loro. Kaladin esita ma poi attacca, e Zahel lo combatte usando… dei lenzuoli. Sono ovviamente attivati con dei Breaths, e questo è interessante, visto che Sanderson è sempre stato parco nel mostrare quello che sanno o non sanno fare i personaggi cosmere aware.

 

Zahel chiede a Kaladin perché combatta. Kaladin dà qualche risposta di circostanza, tra cui per i miei uomini. A quel punto Zahel gli chiede perché combatta per loro se tanto sanno difendersi da soli, e Kaladin è in enorme difficoltà. Così Zahel gli dà la bastonata nei denti finale e lo accusa di pensare che i suoi uomini non siano capaci di difendersi da soli.

 

Sto adorando Zahel. E anche il suo modo di massacrare psicologicamente Kaladin.

 

Tra una chiacchierata sull’Almighty e un colpo di lenzuolo, Kaladin si accorge che le coperte di Zahel si comportano in modo decisamente strano. Poi si accorge anche il modo di combattere di Zahel è simile a quello di Azure, alias Vivenna, che era apparsa nel libro precedente e aveva viaggiato a Shadesmar con i protagonisti. Zahel risponde con un gioco di parole (I won’t hold my Breaths) e poi riprendono a combattere. Kaladin a Zahel se creda nell’Almighty e lui risponde di non avere bisogno di credere perché sa che gli dei esistono, ma li odia.

 

Nietzsche approves


Wow, non avrei immaginato che la conoscenza di Vasher della metafisica fosse così approfondita. Addirittura conosce gli Shards, che non era per nulla scontato.

 

Zahel conclude che Kaladin non è adatto a entrare negli ardenti, ma a quel punto Kaladin ha capito senza dubbio che Zahel sta usando qualche forma di investitura e gli chiede chi sia.

 

 You want to know what I am? Well, I’m a lot of things. Tired, mostly. But I’m also a Type Two Invested entity. Used to call myself a Type One, but I had to throw the whole scale out, once I learned more. That’s the trouble with science. It’s never done. Always upending itself. Ruining perfect systems for the little inconvenience of them being wrong.

 

A questo punto non solo, se qualcuno avesse mai avuto dei dubbi, l’identità di Vasher con Zahel è confermata, ma Zahel si sta dimostrando molto più loquace di quanto sia di solito (dice persino di conoscere Wit, e lo chiama con il nome di Hoid, dimostrando dunque di sapere molto su di lui). È una scelta curiosa, specie tenendo conto del fatto che Zahel è sempre stato uno che ha lavorato da solo. Perché dovrebbe spendersi nel dare informazioni su di sé? Perché Kaladin tanto non capirà? Ok, ma mi suona comunque un po’ tirato.

 

Dopodiché, Zahel insiste e spiega che la sua anima è come un fossile, e dà una sostanziale spiegazione del funzionamento del ritorno, una spiegazione che in realtà noi lettori non avevamo ancora avuto. Ci informa infatti che l’anima dei ritornati viene di fatto ricostruita da zero, identica all’originale, ed è per questo che non possiedono ricordi.

 

Kaladin boccheggia come un pesce lesso, perché ovviamente non sta capendo una parola. Così Zahel prosegue e spiega che anche i Fused subiscono qualcosa del genere, e che l’unico modo per batterli è svelare la loro anima. O, come Kaladin suggerisce, convincerli a non combattere più. Questa proposta gli fa vincere un bel pat pat sulla spalla da parte di Zahel, che poi spiega anche che i ritornati diventano sempre più simili a spren mano a mano che il tempo passa, perché la loro mente si lega a un solo Intento (da Sanderson scritto maiuscolo, chissà come mai. Sarà un nuovo elemento di metafisica che ancora non conosciamo?) e questa è la ragione per la quale vengono privati dei ricordi da parte di lei (Endowment, come sa il lettore). Kaladin chiede per la precisione che cosa intenda con “lei” e Zahel rimane in silenzio.

 

Tiriamo le somme. Capitolo interessante, soprattutto per la crescita psicologica di Kaladin e per i vari Cosmere hints che vengono lasciati. Non sono pienamente convinto che abbia senso che Zahel riveli tutte queste cose di sé dopo due romanzi che fa finta di non essere nulla più che un ardente, comunque vedremo dove Sanderson vorrà andare a parare. Per il momento, diciamo che tra meno di un mese esce Rhythm of War, e io non sto più nella pelle (e vorrei anche uscisse Dawnshard, visto che sembra sia diventato molto più lungo di quanto Sanderson avesse progettato. Chissà perché la cosa non mi stupisce).