A questo
giro vi tocca una D.I.E.T.A. invece che una recensione, mi spiace. L’ultima
volta abbiamo parlato di fantastico e pregiudizi poco fondati. Oggi volevo
cambiare toni, quindi non passerò tutto l’articolo a prendermela con qualcuno.
Voglio porre l’attenzione su un fenomeno che ho notato da qualche anno, e che
non mi piace per niente.
Come
avrete modo di notare dalle prossime recensioni, in questo periodo mi è venuta
voglia di darmi alla fantascienza. Non esiste un motivo preciso, mi girava così
e basta. D’altra parte fino a poco tempo fa le mie conoscenze fantascientifiche
non andavano molto oltre qualche romanzo di Asimov e qualche romanzo di Dick,
quelli recensiti qui e pochi altri, e questo immagino sia stato il mio primo
stimolo. Mi definisco un appassionato di genere fantastico, e di fantascienza so
quanto il mio gatto ne sa di epigrafia greca di età ellenistica. Bisogna
assolutamente rimediare
![]() |
Il mio gatto non apprezza che io evidenzi le sue lacune. |
Con questo
pensiero sono andato in libreria, armato di soldi, internet pronto per leggere
recensioni e tanta voglia di una nuova lettura. Stavo giusto finendo Shining (ebbene sì non lo avevo mai
letto, faccio mea culpa, mi percuoto il petto, e vi prego, leggetelo), e
qualcosa da leggere dopo mi veniva molto bene. Davanti allo scaffale della
fantascienza sono rimasto sconcertato. Ribadisco, non è qualcosa che noto solo
ora, lo so da tempo. Ma soltanto adesso, quando sono andato in libreria senza
davvero nessuna idea su che romanzo volessi, a parte il suo genere, mi si è
palesato davanti agli occhi quanto la situazione sia tragica. La narrativa di
genere nelle librerie italiane sta morendo.
Che io
abbia scoperto l’acqua calda è piuttosto evidente. Gamberetta faceva notare la
stessa cosa in qualche articolo di alcuni anni fa, per dire. Ma avete presente
quello che succede a chi ha paura del dentista perché teme che l’operazione gli
farà male? Sotto sotto lo sai che non avrai nessun problema, che sono anni che
vai in quella sala d’aspetto per altre ragioni e non hai mai sentito urla di
dolore o visto schizzi di sangue sulle pareti. Ma quando sei seduto sul lettino
ed effettivamente ti rendi conto che non stai sentendo nulla allora ti rilassi
e ti tranquillizzi, anche se da preoccuparti non avevi nulla. Ecco, a me è
successo l’opposto. Pur conoscendo il problema, per tutto questo tempo non lo
avevo mai sentito così urgente.
Prendete
lo scaffale della narrativa fantastica di una libreria random di dove vivete.
Una libreria di tipo medio, diciamo, non una che contenga soltanto libri scritti da youtuber, ma dove si possa trovare un po’ di tutto. Prendete
la parte riservata al fantasy. Troverete scaffali e scaffali di Tolkien e
Martin, e basta. Ok, ho esagerato, non è proprio così, ma ci va molto vicino. A
parte questi due gli altri autori sono presenti in modo assai poco
rappresentativo e incisivo: ci sono un Sanderson o magari un Rothfuss o una Le
Guin (accompagnati dal sempre presente Sapkowsky, ma solo per merito del
videogioco), ok, ma il fantasy non si ferma mica qua. Ci sono chissà quanti
altri autori che magari sono un filino meno famosi di quelli che ho nominato,
ma questo è vero solo per l’Italia e neanche sempre, che invece nessuna
libreria si fila di striscio. E se osserviamo la parte della fantascienza e
dell’horror il discorso è uguale. Per la fantascienza troviamo solo una buona
fetta dei romanzi di Dick (ed è l’unica nota positiva, ma non dimentichiamo che
se la Fanucci non li ripubblicasse ogni due settimane in edizione diversa
questo non succederebbe) la Trilogia della Fondazione e pochissima altra roba
di Asimov, La guerra dei mondi, e poi
file infinite di romanzi di Star Wars e Doctor Who, sui quali parto prevenuto
ma non credo valgano granché. Per quanto riguarda l’horror, invece, abbiamo Dracula, antologie/raccolte complete di
racconti di Lovecraft, Twilight e
chili e chili e chili e chili e chili e chili e chili di Stephen King. Che non
è un male eh, dello zio Steve più c’è n’è meglio è, ma l’horror non è solo
Stephen King. Per niente.
Se poi
confrontate questo scaffale che avete appena osservato con quello di tante
altre librerie vi renderete conto che la situazione è identica. Non solo. Se i
tre generi principali del fantastico sono così poco presenti, gli altri non ci
sono proprio. Avete mai visto nelle librerie italiane steampunk, cyberpunk, new
weird (Torre Nera a parte), per citarne solo alcuni? Magari qualche volta
sporadicamente, ma si tratta di casualità. Perlopiù questi generi non sono per
nulla rappresentati, e quando succede vengono inseriti nel fantasy senza
ulteriori specificazioni. Tutto questo va a danneggiare chi come me sarebbe
interessato a non fermarsi soltanto a ciò che è famoso. Trovo la situazione
deprimente, e il motivo è semplice. Se uno vuole accontentarsi delle letture
note, quelle che conoscono tutti, allora la libreria funziona. Quando invece
vuoi un minimo approfondire rimani fregato, ed è un peccato. È un peccato
perché una libreria dovrebbe anche stimolare i propri lettori, cercando di
offrire non soltanto quello che potrebbe comprare chi vuole avvicinarsi a un
genere, ma cercando anche di allargare le conoscenze degli appassionati. Io non
ho letto Le cronache del ghiaccio e del
fuoco, e non lo farò finché Martin non scrive la parola fine, tuttavia ritengo di conoscere il fantastico quel tanto che basta per sapermici raccapezzare,
e quindi per cercare di ampliare i miei orizzonti con letture che magari non
sono proprio sulla bocca di tutti ma che per un motivo o per l’altro hanno
segnato il genere. Oppure che magari non sono nulla di particolare ma comunque
hanno il loro perché. L’appassionato sente per natura la necessità di non
limitarsi, vuole andare a pescare nel mucchio e cercare qualcosa di
interessante. Perché è appassionato appunto, e quindi leggere fantastico gli
piace, a prescindere da tutto.
Non è che
il problema non abbia soluzioni, anzi: internet apre un milione di porte. E
anche un milione di torrent. Ma comunque la cosa lascia almeno a me l’amaro in
bocca, visto che comprare un libro, per quel che mi riguarda, è interessante
quasi quanto leggerlo. Poter girare per gli scaffali alla ricerca di qualcosa
che salti agli occhi e susciti la mia curiosità è davvero stimolante. Mi sento
un esploratore nella giungla. Mi immagino avanzare piano piano sul fogliame che
scricchiola sotto i miei piedi, mentre intorno a me si levano rumori
sconosciuti, e non so se sia una bestia feroce, una popolazione pacifica, un
gruppo di cannibali, o chissà cos’altro. Per forza di cose
scaric...ehm...comprare un libro online non fa lo stesso effetto.
Se devo
cercare delle ragioni per la morte della narrativa di genere me ne vengono in
mente due. La prima, molto semplice, è la logica di mercato: se so che Martin e
Tolkien vanno, vendo Martin e Tolkien. Non sto ad andare molto oltre. La
seconda è più amara, ed è che il fantastico in Italia non vende. A parte gli
autori nazionalpopolari che conoscono anche i sassi, gli altri non hanno pubblico. E lo
so per esperienza diretta. Circa un anno fa ho ordinato in libreria Alice nel paese della vaporità, e
parlando con la commessa ho saputo che oltre alla mia era stata ordinata
un’altra copia da tenere in esposizione. Bene, quella copia oggi è ancora là.
Ora, è vero che Alice non è proprio
il miglior romanzo di Dimitri, ma Dimitri è una delle principali voci del
fantastico italiano. È qualche anno che non scrive più, ma sicuramente se
uscisse un suo nuovo romanzo tra gli appassionati non passerebbe affatto
inosservato. Eppure Alice è ancora
lì, a ricordarmi che il lettore medio, quello che bazzica un po’ ovunque senza
interessi specifici, non approfondisce. Non cerca, non esplora. Si accontenta
della pappa fatta, di ciò che è noto e pubblicizzato. Con buona pace mia e di
pochi altri.
Il nodo centrale della questione è questo, secondo me. Il punto è il lettore. Anche perché questo discorso lo faccio con il fantastico, ma credo che non sia l’unico a genere a soffrire di questo problema. Se sentissi gli appassionati, che ne so, di gialli all’inglese o di romanzi d’avventura, sospetto che non mi direbbero qualcosa di molto diverso. Per questo dico che è il lettore che fa cambiare le cose. La libreria ragiona dal suo punto di vista e quindi non proporrà mai ciò che non le fa tornare un guadagno, se quindi si trova a dover rispondere a un pubblico esigente allora cambierà per forza il target dell’offerta. D’altra parte mi rendo conto di proporre qualcosa di non realizzabile (non posso chiedere a qualunque lettore di narrativa di appassionarsi a un genere e di sentire il desiderio di sviscerarlo il più possibile) e anche di non necessario. Il mondo va avanti lo stesso anche se noi pochi appassionati scar...ehm...compriamo libri online. Ma credo che delle librerie più ricche, più interessanti e più varie siano un bene non trascurabile per le persone che le frequentano.
Non c'è soluzione al problema e quindi il mio discorso è fine a sé stesso, direte voi, e in effetti lo è. Ma diventare esigenti è qualcosa che secondo me dobbiamo a noi stessi. Io stesso sto lottando per diventarlo. D'altra parte, se leggere per noi è qualcosa di prezioso oltre che di piacevole, se aggiunge veramente qualcosa in più alla nostra vita, perché dobbiamo accontentarci e non cercare il meglio?
La smetto qua, che sento che mi sto trasformando in un telepredicatore. Con il prossimo post si torna a parlare di cultura antica, e poi, dopo ormai tre mesi, una nuova recensione, la prima dei libri di fantascienza che come vi dicevo ho letto. Non prometto più regolarità nella pubblicazione perché so che non posso mantenerla. Ma chissà che proprio questa non sia la volta buona...
P.S. Il
titolo è provocatorio. Andate in libreria, il nuovo romanzo di Regazzoni non si
compra mica da solo! E non vi preoccupate, a me lo hanno regalato per Natale.
Quando mi vorrò male a sufficienza lo leggerò e lo recensirò. Giurin giurello.
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