lunedì 14 novembre 2016

Recensione - Abyss di Simone Regazzoni (Prima Parte)

Quando ho letto Abyss il nome di Simone Regazzoni non mi era nuovo, anzi, lo conoscevo già abbastanza bene. La ragione è principalmente che insegna estetica nella mia stessa università, e ho sentito spesso suoi studenti lodare le sue capacità di docente, sottolineando però il fatto che il suo pensiero si ricollega a una corrente filosofica molto particolare, ovvero la pop filosofia, che, come dice il nome, ha lo scopo di rendere filosofia anche la cultura popolare. Non voglio mettermi ora a spiegare perché penso che questa corrente non abbia tutta la legittimità e la dignità che vorrebbe, sta di fatto che l’idea di un corso universitario su Hollywood riletto attraverso la poetica di Aristotele ha sempre destato la mia attenzione. Del resto, il fascino del trash è innegabile da chiunque.

Così, fino a poco tempo fa per me Simone Regazzoni era semplicemente qualcuno di cui si parlava ogni tanto. Poi si è candidato alle primarie del PD come sindaco di Genova. E a questo punto non potevo che leggere qualcosa di suo. Non essendo interessato alla sua produzione saggistica (che vanta titoli quali “Pornosofia”), ho deciso di ripiegare sull’unico romanzo che ha scritto, Abyss appunto. E, anche se nessuno lo sa, può vantare ben due primati, perché è il peggior libro recensito finora su questo blog nonché il primo di un autore italiano.
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Titolo: Abyss
Autore: Simone Regazzoni
Anno: 2014                                                          
Editore: Tea
Pagine: 391




TRAMA 

Michael Price è un giovane insegnante di filosofia americano che ha scritto un libro che ha suscitato grandi critiche da parte degli studiosi, nel quale sostiene che le dottrine segrete di Platone non siano sue originali ma in realtà siano tratte da un più antico testo egiziano. Questo suo saggio ha attirato l’attenzione della National Security Agency, che lo ha interpellato per aiutarli nella comprensione di alcuni papiri che parrebbero riportare proprio le dottrine non scritte (se trovate qualcosa di strano nel fatto che le dottrine non scritte siano ritrovate scritte sappiate che non siete gli unici ma nessuno nel libro pare porsi questo problema, nonostante sia un discreto buco logico). Capire il contenuto di queste dottrine dovrebbe aiutare a svelare i piani di un organizzazione nazista chiamata Quarto Reich, che ne ha fatto la propria base ideologica.

Un anno dopo la situazione precipita: Alex, la fidanzata di Michael, scompare nel nulla, e Michael stesso viene cacciato dalla NSA perché sospettato di essere il capo del QR. Sarà a questo punto coinvolto in qualcosa di molto più grande di lui, e dovrà, cercando di scoprire il significato di quanto scritto sui papiri, sventare i piani dei nazisti, che hanno in mente qualcosa di davvero pericoloso per l’umanità. Non sarà solo: avrà il supporto tecnico del suo amico Eddie e quello fisico di Beatrix detta Trix, esperta di informatica e fusione tra Lara Croft, Jackie Chan e MacGyver. Insieme, scopriranno gli oscuri misteri che si annidano nella nostra terra.

Michael, il protagonista.

LA MIA OPINIONE


L’autore ha dichiarato che Abyss è la forma più compiuta di pop filosofia. E visto che io non ho una stima molto alta di questa corrente, perché tutto il discorso rimanga coerente Abyss dev’essere, almeno per me, un brutto libro. E in effetti lo è, anzi, è uno dei più brutti che abbia letto negli ultimi tempi. Per la grande quantità di cose che voglio segnalare ho deciso di suddivide la mia opinione in punti, in modo da evidenziare uno per uno i vari errori.

A causa delle dimensioni abnormi che ha assunto la recensione ho deciso di dividerla in due parti. Questa è la prima, nei prossimi giorni arriverà la seconda.

1) Incoerenze e ripetizioni

La prima impressione che ho avuto è che non abbia ricevuto un’adeguata rilettura dopo essere stato scritto. Ci sono frasi incoerenti o che voglio dire ben poco, situazioni illogiche o contraddittorie. Facciamo qualche esempio, che non fa male.

           
|  “[…] a un tratto un branco di pesci affusolati simili ad anguille, ma più tozzi e
    completamente trasparenti, circondarono come una nube i due batiscafi […]„ (pag.21)

Ehm, come devo immaginarmeli questi pesci? Come possono essere contemporaneamente affusolati e tozzi? In sostanza, è come se la frase dicesse “era rosso come un pomodoro ma un po’ meno rosso”. Che non è che abbia granché senso, né un grande significato, è abbastanza uno spreco di parole.

|  La discesa non fu delle più entusiasmanti, ma tutto sommato fu tranquilla. (pag.21)

Continuiamo con una citazione dalla stessa pagina. “Non fu delle più entusiasmanti” e “fu tranquilla” vogliono dire la stessa cosa, il periodo risulta perciò ridondante. È uno di quegli errori che possono capitare mentre si scrive, ma che vengono di solito eliminati in fase di editing. Sempre che l’editing ci sia. Inoltre il ma non ha senso. Sarebbe corretto se la discesa fosse stata entusiasmante e quindi ci fosse stata una contrapposizione tra le due frasi, ma così è illogico.

|  […] c’era una serie di tavoli uno dietro l’altro, con i classici divanetti rossi ai due lati 
      su cui potevano sedere più persone. (pag.236)

Qui facciamo felice monsieur Lapalisse. Davvero c’è bisogno di specificare che sui divani possono sedere più persone? È come dire “c’erano molte sedie, e su ciascuna poteva sedere una persona sola”. Grazie tante. Anche questa è una frase che mentre uno scrive può scappare, ma che poi viene corretta quando il libro viene riletto. Diventa sempre più vivo il dubbio sulla mancata rilettura...

|  Quello che li stava puntando era proprio un Hummer H1. Nonostante la sua passione       per quel veicolo e per Schwarzy, Trix non era particolarmente felice di doverlo                   fronteggiare. (pag.291)

Non è il contrario? È “a causa della sua passione”, non “nonostante”. Detta così è come dire “nonostante ti voglia bene, non sono particolarmente felice di ucciderti”. Non ha senso.

Il pericolosissimo QR.

|  Cox rimase a guardarlo in silenzio, stringendo leggermente le palpebre.
      «Tra gli effetti dei raggi gamma ci sono aumento della fragilità e indebolimento agli             sforzi dei materiali investiti dalle radiazioni. Prima di finire distrutto, il computer di               bordo del Nautilus I aveva registrato una quantità anomala di raggi gamma, ma 
      pensavo a un errore. Invece quei dati erano corretti».
      «Vada al dunque, Jenkins».
      «Una serie di raggi gamma presenti nella fossa ha prodotto la variazione dello sforzo         critico del rivestimento del Nautilus I, o, in altri termini, ha indebolito il rivestimento del 
      materiale plastico provocando il crollo della struttura».
      «Perché non è accaduto anche al Nautilus II
      «Perché il rivestimento del Nautilus II è insensibile a questo tipo di radiazioni».
      Sul volto di Cox si disegnò un ghigno.
      «E questa è un’ottima notizia».
      «Sì, però, ecco...»
      Cox tornò a fissare il volto terreo di Jenkins. (pag.27)

Perché tornò a fissare? Quando aveva smesso?

Adesso invece scelgo una citazione a caso per mostrare una cosa che si ripete più volte, in particolare nella seconda metà del libro, ovvero prima riportare le parole di un personaggio e poi spiegare che cosa ha detto. Come in questo passo.

|  «Un altro film con Robert Redford?» disse Trix, che non aveva la più pallida idea di 
      cosa stesse dicendo John. (pag.297)

Non serve specificare che Trix non ha la più pallida idea, lo capiamo dalla domanda che fa. Un’altra frase ridondante, dunque, un’altra frase che sarebbe dovuta sparire prima della pubblicazione.

Passiamo a un’altra ridondanza abbinata a un altro errore.

|  Trix e Miachel […] erano strisciati fino a trovare riparo dietro a un grosso blocco di 
      pietra sul lato destro della sala. Cox continuava a sparare raffiche in direzione del 
      punto da cui erano arrivati i colpi. Gli era rimasto un solo caricatore. Non avrebbe 
      resistito per molto.
      Dalla posizione in cui si trovava vedeva, sulla sua destra, Trix e Michael al riparo di 
      un blocco di pietra. (pag.371)

Come vedete abbiamo una ripetizione praticamente parola per parola a distanza di poche righe (nell’impaginazione del romanzo sono quattro), e questa ripetizione è dovuta al punto di vista ballerino che viene adottato. Se fosse mantenuto fisso il pov su Cox o su Michael non sarebbe stato necessario dire due volte la stessa cosa. Ho fatto notare questo perché il punto di vista resta oscillante dalla prima all’ultima pagina, quindi lo sottolineo una volta e basta perché se dovessi segnalare tutti i cambi bruschi di pov scriverei ventimila parole solo per quello.

2) Punteggiatura a caso

Un altro elemento di disturbo della lettura è l’uso molto spesso casuale della punteggiatura. Non si può mettere un punto e poi far cominciare una relativa subito dopo, oppure mettere un punto (o addirittura un capoverso!) tra due frasi avversative, è semplicemente sbagliato. Sono cose che insegnano alle elementari, può succedere che si dimentichino ma a quel punto, se si ha qualche dubbio, basta prendere in mano un libro di grammatica o cercare su internet. Questo vale, come per le critiche che ho mosso prima, sia per l’autore che per l’editor: possibile che nessuno si sia accorto di niente?

|  Aveva sacrificato il tenente Reeves, uno dei suoi uomini migliori, reclutato un anno 
      prima.
      Ma il Nautilus II aveva superato il test e il soldato Blade aveva dato prova di grande 
      abilità e coraggio: era questa la sola cosa che importava. (pag.25)

È evidente che quel punto non c’entra niente lì, ci voleva una virgola e la frase poteva continuare. I segni di punteggiatura non sono cose simpatiche da mettere un po’ qua un po’ là come il formaggio sugli spaghetti, hanno lo scopo preciso di scandire il ritmo della lettura, di dire al lettore dove deve fermarsi o dove può prendersi solo una breve pausa. Nell’esempio in questione la seconda frase è in netta contrapposizione con la prima, non possono essere separate così tanto.

Beatrix in un momento di relax.

Di esempi così se ne trovano a bizzeffe in tutto il romanzo. Ne cito giusto un paio d’altri.

|  Rimase immobile, lo sguardo fisso davanti a sé: un gigante di un metro e 
      novantacinque per centodieci chili di muscoli. Che non amava i soprannomi legati al 
      suo nome e al colore della pelle. (pag.24)

|  Michael era pronto a tutto, ormai, anche a morire: ci era andato vicino, non faceva poi 
      così paura.
      Ma non al ritorno di suo padre che, da un giorno all’altro, era scomparso nelle acque 
      del fiume Potomac. (pag.234)

Nella prima citazione abbiamo una relativa divisa dalla sua principale da un punto (a meno che Regazzoni non si stesse esibendo in un coltissimo nesso relativo e sono io che non colgo la raffinatezza di questo artificio stilistico), nella seconda un'altra avversativa che viene separata a colpi di mannaia dalla frase cui si contrappone. Sarebbe stato corretto dire “Michael era pronto a tutto. Ma non era pronto al ritorno di suo padre”. Così il punto avrebbe avuto un senso, come l’ha scritta Regazzoni no.

3) Illogicità

Molte situazioni raccontate sono assurde o, più semplicemente, stupide. Cominciamo dalla mia preferita, che ho letto in treno e mi ha strappato risate di gusto. Lei da sola vale la lettura di tutto il libro, posso assicurarvelo!

|  Premette il grilletto: partì un colpo che sfiorò la guancia di Don e colpì la portiera del 
      carro attrezzi.
      Improvvisamente, a causa del proiettile che si era conficcato nel cruscotto, 
      l’autoradio si accese, e partì a tutto volume Your Song di Elton John. (pag.259-260)

Da come lo racconta Regazzoni sembra che il proiettile conficcato nel cruscotto sia un altro rispetto a quello nella portiera, in realtà a leggere le righe prima si capisce che sono lo stesso, visto che non era ancora mai stato fatto fuoco. In sostanza, il tizio spara, il proiettile passa la portiera e raggiunge il cruscotto con sufficiente forza per conficcarsi ma non abbastanza per distruggere l’autoradio e quindi si limita ad accenderla. Geniale, sto ridendo ancora adesso a scriverlo!

Il Capo del QR.

Che poi volendo uno potrebbe chiedermi perché lo considero un errore, visto che sto leggendo un’opera di fiction e non un trattato di balistica un po’ di sospensione dell’incredulità è d’obbligo. Questo è vero in linea generale, ma qui la situazione è un po’ diversa. Infatti, nelle righe che non ho riportato Regazzoni si premura di specificare che la pistola che spara è una Glock 17C e che non usa proiettili a caso ma proprio i calibro 9 parabellum, e non mi ricordo in quale punto nel libro parte una dissertazione su come in effetti questi proiettili siano meglio di questi altri. Insomma, Regazzoni si dimostra piuttosto preciso in fatto di armi, quindi un errore al riguardo non è accettabile. Se tu autore decidi di approfondire un aspetto nel tuo romanzo poi non puoi pretendere che il lettore abbia un alto tasso di sospensione dell’incredulità al riguardo, perché da parte tua, che ti dimostri esperto di ciò di cui parli, si aspetta una precisione maggiore del normale. Quindi ti lascia meno spazio per sgarrare, è naturale.

Magistrale è anche il primo incontro tra Michael e la sua futura ragazza, Alex. In pratica, lei è un’agente e lo ha appena fermato perché stava fondendo l’acceleratore a furia di superare il limite di velocità. Guardate che succede.

|  [a parlare è Alex]«Si è appena guadagnato una multa per eccesso di velocità e una 
      convocazione per il 4 aprile presso il tribunale di Los Angeles».
      [i due parlano per qualche riga di quanto sia brutto lo smoking di lui, e poi...]
      «Mi tolga una curiosità, agente: lei uscirebbe a cena con un uomo vestito così?»
      La risposta era stata brusca.
      «Lei dev’essere proprio impazzito».
      Michael si era dato dell’idiota per quell’approccio maldestro.
      «Mi scusi, agente...»
      «Non la scuso. Si faccia trovare domani alle 19.30 davanti allo State Highway Patrol 
      al numero 777 di West Washington boulevard».
      «E perché mai?»
      La donna era tornata a sorridere.
      «Perché a quell’ora finisco il turno, e lei mi porterà a cena[…]»„ (pag.39)

Ma certo, succede sempre anche a me, sapeste con quante ragazze sono uscito con questo metodo. Non è che mi sarei beccato una risposta stizzita e uno schiaffo, assolutamente no.

Il protagonista Michael mostra quanto è grande il mazzo che si sta facendo
per svelare il segreto delle dottrine non scritte.

|  A quella parole Beatrix scattò in piedi, si avvicinò a Michael e gli disse:«Il tuo 
      portatile, svelto»
      «Ehi, stavo solo scherzando!»
      «Io no. Credo di aver trovato un modo per entrare».
      «Ok, è nella mia borsa. La password è...»
      «Non importa».
      Senza aggiungere altro Beatrix estrasse il portatile di Michael, lo accese, avviò la 
      connessione alla rete e cominciò a digitare freneticamente sulla tastiera. (pag.88)

Eh? E la password? Che significa non importa?

Volevo dedicare anche qualche citazione ai personaggi che agiscono in modo stupido. Prendiamo per esempio padre de Abreu. Michael e Trix si recano a Parigi da lui sotto copertura per estorcergli delle informazioni. I falsi nomi con cui si presentano sono Logan Crowford lui e Melanie Keller lei, e in particolare Trix finge di essere una dottoranda della University of Alaska. Con queste premesse, padre de Abreu se ne esce con questa frase.

|  «Mi avete mentito. Non siete certo francesi. Che cosa volete da me?» (pag.164)

Padre de Abreu, hanno due nomi inglesi e una è iscritta all’università dell’Alaska e ti accorgi adesso che non sono francesi?

MA NON È FINITA...


Mi fermo qui perché la carrellata di roba cui vi ho sottoposto è già abbastanza. Nella prossima parte della recensione ci attendono dialoghi artefatti, personaggi con poteri di preveggenza e una gestione pessima dei tempi narrativi.

Alla prossima, condoglianze a tutti.

[SECONDA PARTE]

2 commenti:

  1. Ok, spero di riuscire a commentare, se non salta tutto come ieri sera. Ammetto che adoro le tue recensioni (negative) e mi fa sempre tanto ridere l'entusiasmo con cui demolisci il lavoro altrui, e in questo caso si direbbe a ragione. Non mi piace giudicare senza prima aver letto il romanzo, ma temo di avere abbastanza elementi per credere che non lo farò mai. Tuttavia, proprio per il non averlo letto, non posso essere troppo severa, e preferisco concedergli il beneficio del dubbio (?), anche se fin dalla copertina e dal titolo potevo immaginarmelo come un prodotto decisamente di serie B, e pertanto mi fido del tuo giudizio... aggiungo che già solo il titolo inglese e l'ambientazione anglofona mi sanno di americanata, con l'aggiunta di personaggi prestanti e sostanzialmente "perfetti" (da come li descrivi) dallo spessore emotivo e caratteriale di una cannuccia di plastica. Insomma, non mi attirava fin dalle premesse, anche prima di leggere la recensione... l'unica cosa che posso contestare è il fatto che, credo, ci vai giù un po' troppo pensante su alcuni dettagli; alcuni sono errori conclamati, o imperfezioni se vogliamo, altri sono già più opinabili e a discrezione del gusto di chi legge. Per esempio, è vero che la punteggiatura non è come "il formaggio sui maccheroni", però, se fatto in modo consapevole, si può rompere quella che è la norma per creare determinati effetti stilistici (qui ci sarebbe da chiedersi quanto alcune scelte siano consapevoli). Per esempio, il "che non amava": è vero che il punto fermo prima non era indispensabile, però a livello logico non crea difficoltà di comprensione; secondo me usa una pausa forte per sottolineare il concetto che viene dopo. "Ma non al ritorno di suo padre" invece, è del tutto sbagliata, perché non si lega direttamente a quello che viene detto prima, bisognerebbe risalire a una preposizione ancora indietro, come hai anche evidenziato tu. Questo solo per fare un esempio e per dire che alcuni esempi li trovo molto calzanti, altri un po' meno (avrei potuto prendere in considerazione anche altri punti ma non mi va di fare una recensione chilometrica, è solo per rendere l'idea). Ma nel complesso (metto apposta questa pausa forte, Regazzoni docet) ho apprezzato molto la tua recensione, e per quanto posso valutare io il libro mi trovo sostanzialmente d'accordo. Adesso non vedo l'ora di leggere il seguito e di sapere la valutazione, quindi non fare aspettare i tuoi lettori :) Ciao ciao a presto !
    Fabiola

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    1. Non ho parlato dei personaggi né della trama perché non sono tra gli aspetti negativi più eclatanti, sono senza arte né parte. Magari dirò qualche cosa nei prossimi punti, perché qualche perla di bruttura (e, a onor del vero, anche qualche elemento discreto) c'è.

      Il problema della frase con il che è la sua brutta strutturazione. Impostata in questo modo, mette enfasi dove a parer mio non è necessaria. È vero che separare due frasi avversative non è sempre sbagliato, come dicevi tu aiuta a dare certe sfumature, ma qui per me è usato male.

      Per quanto riguarda la valutazione, ehm, in un angolino della mia mente si sta sviluppando l'idea che due parti non basteranno e servirà una terza... Spero di sbagliarmi...

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