giovedì 11 febbraio 2021

Recensione: Elantris di Brandon Sanderson

Ritorno dopo mesi di silenzio. Non dico più che ritorno con l’intenzione di essere costante nella pubblicazione perché tutte le volte che lo dico non rispetto le promesse. Ma l’intenzione ci sarebbe. In realtà, ci sarebbe anche l’intenzione di aprire una sezione del blog interamente dedicata al Cosmere di Brandon Sanderson. Chi mi segue su Telegram sa che mi ci sono appassionato nel corso del 2019, e non mi risulta che esistano siti in italiano che trattano l’argomento in modo compiuto. Non so ancora, diciamo che per ora mi prefiggo l’obiettivo di recensire tutti i romanzi e i racconti che compongono le serie del Cosmere pubblicati fino a oggi. Poi vedremo. Anche se scrivere qualche articolo sulla metafisica del Cosmere sarebbe particolarmente interessante, forse più delle recensioni, per il momento mi mantengo sul seminato, se vedo che ingrano faccio qualcosa in più.

Il romanzo che ho deciso di recensire adesso è Elantris, che è il primo pubblicato da Sanderson, nonché il primo cronologicamente all’interno del Cosmere. Quindi sì, ho deciso di rendermi in discesa questa sfilza di recensioni, perché mi tolgo fin da subito un grosso sasso dalla scarpa. A me Sanderson piace infinitamente, ma qualcosa che non va qui e là c’è, ed Elantris è uno dei romanzi che tutto sommato funzionano di meno. Quindi inizio così per avere tutto in discesa dopo e poter scrivere solo recensioni positive (a parte quando mi dedicherò alla seconda era di Mistborn, ma forse nel frattempo avrò scoperto che Shadows of self è solo una terribile allucinazione collettiva). Perciò buttiamoci subito nel primo (spero di molti) appuntamento con il Cosmere di Sanderson.

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Titolo: Elantris
Autore: Brandon Sanderson
Anno: 2005 Editore: Fanucci, ma io l’ho letto in inglese. Leggere Sanderson in italiano non ha senso, recensendo Mistborn o Stormlight spiegherò perché. Ah, e se dovete recuperarlo comprate l’edizione per i dieci anni dalla pubblicazione, ha alcuni passi aggiunti e l’elenco degli Aon alla fine.
Pagine: 657

 

TRAMA


Dieci anni fa Elantris era la città degli dèi. Nel paese di Arelon, infatti, esisteva un fenomeno chiamato Shaod, in seguito al quale una persona si svegliava dotata di poteri straordinari. Tutti i benedetti dallo Shaod si recavano a vivere a Elantris, dove mettevano in atto e sviluppavano i loro potenti poteri magici.

Dopo un fenomeno chiamato Shaod, un enorme cataclisma, la situazione è cambiata: chi viene colpito dallo Shaod viene affetto da una terribile malattia che lo sfigura e lo rende sostanzialmente un morto vivente, in quanto quando il suo corpo subisce un danno il dolore non svanisce mai. Tuttavia, i colpiti dallo Shaod non possono morire, e non hanno bisogno né di mangiare né di dormire per vivere. In pratica, la loro esistenza diventa un costante accumulo di dolore che porta alla pazzia.

Gli aon.

Per questo Arelon ha chiuso Elantris, confinando lì dentro tutte le persone che mano a mano vengono colpite dallo Shaod. Elantris è perciò divenuta una città fantasma, mentre ad Arelon tutti temono lo Shaod e sperano di non essere le sue vittime successive.

Il romanzo segue le vicende di tre personaggi. Il primo è Raoden, principe di Arelon, che un giorno si sveglia colpito dallo Shaod e viene recluso a Elantris, e da lì cercherà di continuare la sua vita, scoprendo quali sono i segreti della città e indagando sul perché la magia degli elantriani abbia smesso di funzionare. Il secondo è Sarene, principessa di Teod e promessa sposa di Raoden, che giunge ad Arelon poco dopo la reclusione di quest’ultimo (camuffata da morte naturale), e si trova a non poter rompere il contratto matrimoniale, divenendo vedova ancora prima di sposarsi. Fermandosi ad Arelon, entra ben presto in contatto con la nobiltà del luogo, tra i quali spicca il re Iadon, misogino e ottuso ma con un grande senso degli affari, e lo zio che credeva sparito da tempo. Il terzo e ultimo personaggio è Hrathen, gyorn (ovvero in pratica alto sacerdote) della religione di Shu-Dereth, diffusa a Fjordell. Il sovrano di Fjordell, Wyrn ha affidato a Hrathen il più importante dei compiti: convertire Arelon allo Shu-Dereth, prima che lui stesso intervenga per conquistarla con la forza. Hrathen quindi giunge ad Arelon sapendo di essere l’ago della bilancia da cui dipende la vita degli abitanti del paese. Se infatti riuscirà a convertirli, non ci sarà nessuna invasione.

Le storie di questi tre personaggi andranno a intrecciarsi con le vicende politiche di Arelon, Teod (il paese natale di Sarene) e con le mire espansionistiche di Fjordell. Tra gli interessi di questi tre paesi sarà centrale il mistero di Elantris e il perché della decaduta dello Shaod.

 

LA MIA OPINIONE



Il Cosmere è sostanzialmente un universo, dove si trovano alcuni sistemi solari. Su un pianeta di ogni sistema Sanderson ha ambientato una serie diversa, ma essendo che si trovano nello stesso universo i vari pianeti condividono alcune impostazioni metafisiche di fondo (ma avrò modo di approfondire questo recensendo la seconda era di Mistborn e Stormlight). Elantris è ambientato sul pianeta Sel, e al momento è l’unico romanzo della serie. Ovviamente, Sanderson ha poi aggiunto che scriverà altro che si svolge su Sel. Ormai quando Sanderson dice la parola “stand-alone” in sottofondo partono le risate finte da sit-com americana becera.

Ci avete creduto, eh?

Elantris è un romanzo difficile da recensire. Ha un sacco di punti deboli e alcuni ottimi punti di forza che fanno a pugni dall’inizio alla fine e uno non sa bene cosa pensare. Di sicuro non è un romanzo noioso, pur essendo abbastanza lungo. Ma il fatto che sia leggibile e che parta da un’idea di fondo decisamente interessante non bastano a farne una lettura del tutto pulita e piacevole.

Il primo e principale problema sono i personaggi. Hrathen è un buon personaggio, con un discreto conflitto interiore e un’evoluzione psicologica tutt’altro che scontata. Sarene è nella media. Ha una caratterizzazione abbastanza definita, non ha una grande parabola psicologica ma di sicuro quando agisce uno sa cosa aspettarsi da lei. Invece Raoden è imbarazzante. È una sagoma bianca con qualche qualità appiccicata con la colla vinilica per sembrare un po’ meno monodimensionale. Non solo rimane uguale dall’inizio alla fine della storia, ma è un personaggio che fa ciò che serve alla trama. A muoverlo sono debolissime motivazioni di carattere psicologico (il suo ottimismo) che suonano convincenti quanto banconote da tredici euri, e che nascondono molto male il fatto che Sanderson avesse bisogno di qualcuno che mandasse avanti la trama in quella direzione e quindi si è inventato Raoden. E se in generale la piattezza dei personaggi non è una buona cosa, quando a essere piattissimo è il protagonista (perché a parte tutto è Raoden il vero protagonista, visto che è lui a portare avanti e risolvere il problema principale della storia, quello attorno a cui si ricama il resto) la lettura risulta abbastanza rovinata. Quando arrivavo a leggere i capitoli di Raoden ero attraversato da sentimenti contrastanti. Da un lato ero molto curioso di scoprire cose dietro il mistero di Elantris e della magia che non funziona (e la soluzione è molto originale e interessante) ma dall’altro mi saliva il latte alle ginocchia per via dell’indifferenza che mi suscitava Raoden.

Raoden.
E dirò di più. La corte di Arelon è piena di personaggi, e nessuno è caratterizzato. Sono tutti sagome bianche come Raoden, ma senza le qualità appiccicate. E questo è un problema, visto che spesso questi personaggi fanno anche cose importanti per la trama. Complice anche il fatto che vengono presentati tutti insieme, io non ero in grado di distinguerli l’uno dall’altro. Me ne ricordavo giusto un paio, ma per la maggior parte delle volte quando appariva uno di loro la mia testa registrava un nome che non le diceva assolutamente nulla. C’è quello che finisce indebitato e scappa, quello che viene ucciso, quello che si sposa. E se Sanderson invece che scrivere il loro nome avesse scritto “Personaggio random #1” per me non sarebbe cambiato assolutamente niente.

La trama è nella media. Come dicevo l’idea di base è molto buona, e in realtà anche un po’ di idee che appaiono nel suo sviluppo sono davvero notevoli. C’è qualche incoerenza qua e là, qualche aspetto tirato. Tipo, perché Sarene, quando inizia a sospettare che Raoden non sia morto di morte naturale, pensa che sia stato ucciso e non le passa neppure per l’anticamera del cervello che possa essere stato colpito dallo Shaod? È la cosa più ovvia, visto che non avrebbe alcun senso che il re nascondesse l’omicidio di suo figlio a meno che non ne fosse il responsabile, ma a quel punto avrebbe avuto tutto il tempo di inventare una scusa più credibile che una morte per una banale malattia a vent’anni. Nonostante questo in generale sono minuzie e, per quanto inquinino un po’ la trama, la rovinano solo in piccola parte.

Sarene. Notare la grande differenza con Raoden.

La magia, stranamente se consideriamo che si parla di Sanderson, è un aspetto del romanzo poco approfondito e poco sviluppato. Normalmente la magia è l’elemento centrale dei romanzi di Sanderson, quello che di solito dà spinte alla trama o alla caratterizzazione dei personaggi, e in generale ne è la parte più interessante. In Elantris di sicuro muove la trama, ma, cosa più importante, non aiuta i personaggi a crescere. Raoden, pur imparando gli Aon, non cambia di una virgola. Non ha nulla a che vedere con Shallan in Stormlight, o con Vin in Mistborn. E questo non è bene perché l’introspezione psicologica e la crescita attraverso la magia è senza dubbio una delle cose che a Sanderson riescono meglio.

Gli Aon sono una forma di magia strana per Sanderson anche perché non sono per nulla regolamentati. Sostanzialmente si tratta di caratteri tracciati nell’aria, che consentono di rendere concreto il proprio significato. Se avete presente gli Ars Arcanum (le spiegazioni sulla magia a fine libro) di altre serie vi renderete conto che è qualcosa di anomalo per Sanderson, la cui magia di solito prevede un limitatissimo numero di effetti molto precisi. Con gli Aon volendo puoi fare quello che vuoi, se conosci il carattere giusto. Questo non è un male, tuttavia, perché la magia rimane inattiva per la maggior parte del romanzo. Nel complesso, per la sua semplicità e la sua vaghezza, non è il miglior sistema magico ideato da Sanderson, ma per la qualità del romanzo va bene. Specie se confrontato con la Waterloo che sono i personaggi.

 

IN CONCLUSIONE

 

Se uno dovesse leggere Elantris come primo romanzo di Sanderson, e lo facesse con attenzione, si renderebbe conto che le potenzialità del suo autore sono enormi. Solo, all’epoca avevano bisogno di essere ancora affinate e sviluppate. Ed è comprensibile, visto che ci troviamo pur sempre alla prima pubblicazione.

Uno dei racconti di Arcanum Unbounded (recensirò anche lui) è ambientato su Sel ma in un’altra nazione, con una forma di magia (o, come dovremo imparare a chiamarla, Investitura) differente e personaggi differenti. È anche un ottimo racconto, tra le altre cose. Tuttavia, Sanderson ha recentemente dichiarato di avere in programma una trilogia ambientata su Sel, che riprenderà non i personaggi di Elantris, ma Shai, la protagonista del racconto menzionato sopra. E in effetti si sente il bisogno di seguiti, visto che diverse domande non hanno ancora ricevuto risposta. Staremo a vedere, anche se vista la quantità di serie che Sanderson sta gestendo difficilmente vedremo la pubblicazione di questi libri in tempi brevi.

VOTO: 

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