lunedì 19 settembre 2016

NON Recensione - Racconti di Hogwarts di J.K. Rowling

Questa non è una recensione. E come, direte voi, lo sembra proprio, tra l’altro si parla pure di un libro singolo, quindi come fa a non essere una recensione? Bé, non lo è per un semplice motivo, perché su questo blog recensisco romanzi e racconti, e Racconti di Hogwarts non è né l’uno né l’altro.


Racconti di Hogwarts consiste in tre e-book pubblicati il 6 settembre, ed è stato presentato come un’antologia di racconti scritti dalla Rowling volti ad approfondire certi aspetti del passato di alcuni personaggi della saga di Harry Potter. Ecco, io l’ho letto tutto e posso dire con cognizione di causa che più che racconti i brani raccolti sembrano a metà tra una pagina di Wikipedia e gli appunti per la scaletta di un romanzo. Ha poco senso quindi che mi metta a scrivere una recensione con tanto di suddivisione in trama, la mia opinione e in conclusione, il tutto corredato dagli Chtulhu finali, per delle pagine di Wikipedia, no?

Perché dunque ho deciso di scrivere questo post? Perché io ho cominciato a leggere convinto di avere a che fare con dei racconti. Certo, sono bastate le prime righe del pezzo sulla Umbridge per farmi capire che non c’era trippa per gatti, ma insomma, mi pare giusto spendere due parole per dire che quello che viene pubblicizzato come qualcosa è in realtà qualcos’altro. E già che ci sono per dare un’occhiata un pochino più attenta al contenuto di questo e-book, perché qualcosa di buono io ce l’ho trovato lo stesso, nonostante non fosse ciò che mi aspettavo e ciò che è stato pubblicizzato.

J.K. Rowling quando ha scoperto di non aver scritto dei racconti.
Intanto, una precisazione: i contenuti di Racconti di Hogwarts erano stati pubblicizzati come inediti, in realtà, come sono venuto a sapere dopo, erano già stati pubblicati da tempo e gratuitamente su Pottermore. Io non li avevo mai letti, ma chi invece li conosceva già suppongo abbia avuto un’ulteriore delusione.

Il primo e-book è Guida (poco) pratica di Hogwarts. Consiste fondamentalmente in una serie di scritti che approfondiscono luoghi o personaggi o eventi di Hogwarts che non hanno ricevuto un’adeguata trattazione dei libri, oppure riferiscono su di loro curiosità o notizie particolari. C’è la descrizione della sala comune di Tassorosso (scordatevi che io usi la nuova traduzione), viene descritto come è nato l’espresso per Hogwarts e come facessero prima i giovani maghi ad andare a scuola, viene raccontata la storia della Camera dei Segreti e del perché non sia stata mai scoperta, viene mostrata la storia delle GiraTempo, viene raccontata la morte di Nick-Quasi-Senza-Testa (con annessa ballata scritta da lui stesso) e la storia di Sir Cadogan. Sono storielle di solito divertenti, aggiungono al mondo di Harry Potter tutta una serie di aneddoti gradevoli e piacevoli, la noia viene normalmente tenuta lontana. Che dire, mi ha tenuto compagnia per un’oretta, e tutto sommato mi è piaciuto: apprezzo in linea generale gli approfondimenti di questo genere, danno un forte tocco di realismo al mondo in cui sono ambientate le storie. Certo, corrono il rischio di diventare noiosi, ma il tutto è trattato con la consueta ironia della Rowling, e spesso le vicende raccontate mi hanno fatto fare delle risate di gusto. Quindi accettabile, poteva essere una noia mortale e invece si salva.

Guida poco pratica a Hogwarts.
Segue poi Prodezze e passatempi pericolosi, che invece vuole raccontare le storie di alcuni personaggi importanti della storia, cioè Lupin, la Cooman e la McGranitt. Il racconto sul passato della Mcgranitt, e sulla sua vita durante le vicende raccontate durante i sette libri della serie contiene tante buone idee. Le vicende raccontate sono interessanti, ma appunto, come dicevo all’inizio, sembra molto una pagina di Wikipedia alla sezione biografia (oppure la traccia per un racconto). Non lo ripeterò tutte le volte, ma sappiate che ogni storia della vita dei personaggi di cui parlerò d’ora in poi è scritta con lo stile di una pagina di Wikipedia. Comunque, questa qui si legge bene, ma lascia poco. Alla vita della McGranitt segue un breve e interessante discorso sugli animagi e sul processo, a dir la verità un po’ assurdo anche per il mondo di Harry Potter, per trasformarsi.

La storia successiva è quella di Lupin, che è francamente meno incisiva di quella della McGranitt. Questo semplicemente perché, mentre del passato della McGranitt non sapevamo nulla, di quello di Lupin sapevamo già i fatti importanti, quindi la storia della sua vita ci dà molte meno informazioni nuove e interessanti. Non permette di conoscere da zero il percorso psicologico che ha condotto il personaggio a essere quello che è, si limita a riempire qualche buco che si poteva intuire senza problemi. Forse l’unica parte un po’ più interessante è l’inizio, il resto non aggiunge nulla (o molto poco) a quello che è narrato nei sette libri della serie. Segue poi un discorso sui lupi mannari lungo e noioso, che di nuovo aggiunge ben poco a quello che già il lettore medio della serie sapeva.

Lupin con Harry, Ron ed Hermione.

La terza storia è quella della Cooman. È breve e poco significativa, in sintesi evitabile. Di nuovo, non aggiunge assolutamente niente a quello che già era stato detto. L’approfondimento sui Veggenti è più carino.

Simpatica è invece la quarta e ultima storia, dedicata al predecessore di Hagrid nell’insegnamento di Cura delle Creature Magiche. Anche questo breve ma divertente, ritorna la forte ironia della Rowling, che strappa diversi sorrisi. Una lettura carina e davvero agile, è poco più lunga della storia della Cooman.

In sintesi, Prodezze e passatempi pericolosi si difende bene con la prima e l’ultima storia mentre con quelle in mezzo dimostra di avere ben poco da dire e a volte riesce anche ad annoiare.

Il terzo e-book è Potere, politica e poltergeist, che unisce lo stile di Prodezze e passatempi pericolosi (storie della vita di alcuni personaggi) con quello di Guida (poco) pratica di Hogwarts (dettagli su elementi del mondo in cui è ambientata la storia). La storia che narrata nel primo capitolo è quella della Umbridge. La parte sulla sua infanzia è interessante, il resto è troppo generico per poter davvero lasciare un’impressione nel lettore. È breve, e per una buona metà (quello che segue l’infanzia e la prima carriera nel Ministero della Magia) ha ben poco da raccontare.

Segue il secondo capitolo, che inizia con un elenco di tutti i Ministri della Magia della storia. A volte strappa qualche risata, ma molto spesso le informazioni che vengono date sui Ministri sono molto sciatte oppure non molto interessanti. In poche parole, un lavoro che se fosse stato scritto con una maggiore ironia sarebbe stato davvero divertente e più coinvolgente! Viene poi raccontata la storia di Azkaban. Interessante e ben congegnata devo dire, non pensavo che avrei apprezzato e invece si legge molto bene.

Il prossimo Ministro della Magia.

Il terzo capitolo racconta la vita di Lumacorno. Anche questa ha poco da dire, non aggiunge praticamente nulla a quello che sapevamo su di lui ed è anche inutilmente lunga. Di nuovo un’altra storia che riempie qualche buco nell’evoluzione del personaggio che era tranquillamente intuibile anche senza che fosse spiegato. Seguono poi informazioni dimenticabili sulle pozioni (in particolare su quella Polisucco) e un capitolo inutile e insensato sui calderoni. Almeno è breve.

Il quarto capitolo è dedicato alla storia di Raptor e il quinto a Pix. Quello su Pix fa un po’ ridere e quindi si salva per il rotto della cuffia, quello su Raptor di nuovo non ha nulla da dire e si sente.

Quindi, vediamo di tirare le conclusioni. Racconti di Hogwarts prometteva di essere un’antologia di racconti e non lo è, delle storie che contiene molte non dicono nulla di più di ciò che già si sapeva e poche altre riescono invece a presentare delle buone idee, ma appunto per lo stile da pagina di Wikipedia con cui sono scritte non le valorizzano. Per quanto mi riguarda, la storia della McGranitt e quella della Umbridge (la prima metà) sono occasioni sprecate per rispettivamente un romanzo e un racconto lungo. Le buone idee ci sono, dovrebbero essere scritte in uno stile da narrativa e non da saggistica.

Resta solo da capire perché intitolare Racconti di Hogwarts una raccolta che non ha nulla a che vedere con i racconti né con la narrativa in generale, ma che di fatto colleziona articoli pubblicati su Pottermore tra l’altro spacciandoli per inediti. Boh. Mistero.

In buona sostanza, lo consiglio? A chi cerca come me dei racconti ambientati nel mondo di Harry Potter assolutamente no. A chi cerca in generale della buona narrativa neppure, visto che di narrativa qua non c’è niente. Potrebbe essere interessato chi ha piacere ad approfondire la cultura del mondo della Rolwing, e quindi a costui lo consiglio. Sempre con la premessa che una buona metà delle informazioni contenute non approfondisce nulla.

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