mercoledì 12 ottobre 2016

Recensione - Harry Potter e la maledizione dell'erede di J.K. Rowling, John Tiffany e Jack Thorne

Pare che esista una sorta di incompatibilità tra questo blog e J.K. Rowling. È già la seconda volta che leggo qualcosa di suo in questo periodo, ed è la seconda volta che mi trovo a chiedermi se recensirlo come un normale romanzo oppure no. Con Racconti di Hogwarts avevo deciso di rinunciare, perché in effetti con romanzi o racconti non avevano nulla a che fare. Con La maledizione dell’erede sono stato in dubbio e alla fine ho deciso che sì, sarà recensito come un romanzo, quindi dotato di articolo suddiviso in parti, Cthulhu e quant’altro. Perché questa scelta? Perché posso adattare facilmente certi criteri che uso nel valutare la prosa narrativa anche nel valutare uno spettacolo teatrale, in particolare questo spettacolo teatrale.

Fatta questa premessa, vediamo che cosa ha da offrirci Harry Potter e la maledizione dell’erede, e vediamo anche di rispondere alla domanda cruciale che avrà certamente attraversato le teste di tutti, ovvero “questo ottavo libro vale davvero qualcosa oppure è semplicemente un metodo per spremere ancora la grassa e succosa gallina dalle uova d’oro chiamata Harry Potter?”.

Harry Potter. Dallo sguardo si capisce che non gli piace essere spremuto.
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Titolo: Harry Potter e la maledizione dell’erede
Autore: J.K. Rowling, Jack Thorne e John Tiffany
Anno: 2016                                                                       
Editore: Salani
Pagine: 357




TRAMA

Il libro comincia poco prima della fine de I doni della morte, ovvero al momento della partenza di Albus Potter, figlio di Harry e Ginny, per il suo primo anno a Hogwarts. Il ragazzino manifesta il timore di finire nella casa di Serpevederde, e viene rassicurato da suo padre. Parte poi sull’espresso per Hogwarts, accompagnato dalla cugina Rose, figlia di Ron ed Hermione, anche lei al primo anno.

A Hogwarts, i peggiori timori di Albus vengono realizzati: il cappello parlante lo colloca nella casa di Serpeverde. Da questo momento cominceranno i guai per Albus: costretto a vivere portando sulle spalle il peso oneroso della grandezza del padre, sentendosi costantemente insoddisfatto di sé, dovrà affrontare gli anni a scuola accompagnato solo da un inaspettato amico, Scorpius Malfoy, figlio di Draco, e, nel tentativo di superare le proprie difficoltà con il padre e con sé stesso, metterà mano in faccende importanti del Ministero della Magia che non avrebbe dovuto conoscere, incontrerà la cugina di Cedric Diggory, Delphine, che lo aiuterà nella ricerca e finirà per cacciarsi in situazioni molto più grosse di lui. Tutto questo per cambiare le cose, per salvare “l’altro” dall’oblio.

J.K Rowling felice di aver pubblicato il libro.

LA MIA OPINIONE


La prima cosa che non va dimenticata quando si legge La maledizione dell’erede è che siamo di fronte al copione di uno spettacolo teatrale. Può sembrare scontato, ma vale la pena ricordarlo, perché a volte è forte la tentazione di berciare contro quello che sta succedendo dimenticando che, se in un romanzo certe cose non hanno senso, in uno spettacolo ne hanno molto di più. Tipo, è facile lamentarsi del fatto che gli scontri sono deprimenti e che anche antagonisti importanti vengono liquidati con qualche incantesimo. Appunto, non scordiamo che quello che abbiamo di fronte è pensato per essere rappresentato su un palco. Quindi è vero che è brutto leggere duelli magici che consistono solo alcune battute composte solo da incantesimi e poi puf il nemico ha perso, ma è altrettanto vero che a teatro quella scena renderebbe sicuramente molto meglio, perché avremmo una rappresentazione molto più precisa (e quindi più coinvolgente) della battaglia. Oppure, ha poco senso lamentarsi del fatto che Albus e Scorpius lancino di fronte a tutti incantesimi che non dovrebbe vedere  nessuno. Siamo a teatro, durante la rappresentazione sicuramente gli attori prenderanno una posizione distante dagli altri personaggi sul palco, come se questi non li potessero vedere. Ma ovviamente sono cose che non vengono riportare nel copione.

Detto questo, c’è anche un altro fatto che vale la pena chiarire. La maledizione dell’erede è stato presentato come l’ottavo libro della saga, e secondo me questo è stato un errore, come del resto era stato un errore presentare Racconti di Hogwarts come dei racconti. La maledizione dell’erede non è l’ottavo libro di Harry Potter, tanto per cominciare perché appunto non è un libro ma uno spettacolo, la versione cartacea è stata pubblicata, secondo me, con lo scopo di vendere sull’onda della fama di essere un sequel. Il fatto che abbia la forma di libro non lo qualifica come seguito ufficiale, perché il seguito ufficiale non potrebbe che essere un romanzo, in quanto manterrebbe la struttura e la forma della saga originale. Questo al massimo può essere un’opera derivativa che ne continua la storia in una certa direzione. Accettabile e sensato. Ma non vendetemelo come ottavo libro.

Altra cosa, il nome della Rowling appare tra gli autori, ma a lei appartiene solo l’idea originale. Non sappiamo quindi quanto nella stesura che possediamo ci sia di suo e quanto invece sia un apporto degli altri due autori. Io credo che della Rowling ci sia ben poco, non fosse altro perché diverse scene de La maledizione dell’erede scimmiottano parti degli altri sette libri. E non mi pare che la Rowling lo farebbe, non ne ha la necessità né le manca l’inventiva sufficiente per creare qualcosa di nuovo.

Ron ha paura di ciò che sto per scrivere.
E già che siamo finiti in argomento, una delle cose che più mi ha fatto storcere il naso è stato questo eccessivo rifarsi a situazioni già viste negli altri libri. Sembra quasi che gli autori avessero paura che la storia non avrebbe catturato e allora hanno cercato di infarcirla di quante autocitazioni possibili, per rassicurare i lettori, perché hanno apprezzato la prima volta quindi apprezzeranno di nuovo. E quindi abbiamo [SPOILER] Albus, Scorpius e Delphini che si infiltrano nel ministero della magia usando la pozione polisucco, come ne I doni della morte. E questo è solo un esempio. L’altro momento paradigmatico in questo senso che mi viene in mente è il duello tra Harry e Malfoy a casa Potter: da un Harry arrabbiato, preoccupato e che è appena stato provocato ci si aspetterebbe che, quando Malfoy dichiara di volergli fare del male, si difendesse con la dovuta aggressività. E invece no, lancia un tarantallegra, come a scimmiottare il duello ne La camera dei segreti. È una cosa stupida, tra l’altro sono quasi centocinquanta pagine che seguiamo Harry quando succede questa cosa, sappiamo che ormai è duro e pronto a tutto, non sarebbe incoerente vederlo Schiantare Malfoy, e soprattutto sarebbe logico. Ma smettila, vai col tarantellegra, che se copiamo un po’ gli altri libri magari alla gente piace![SPOILER]

Ci sono poi tutta una serie di momenti che semplicemente sono stupidi e insensati, che pasticciano la trama e danno parecchio fastidio. Uno su tutti può essere la scena dell’infiltramento al ministero, in cui l’antifurto dell’ufficio del Ministro della Magia è basato su un sistema che all’apparenza protegge la GiraTempo mentre come effetto collaterale conduce il potenziale ladro al suo nascondiglio. Molto utile, davvero molto utile! Ma usare uno dei tanti incantesimi di sorveglianza e individuazione dei nemici mostrati nel settimo libro era troppo intelligente? Era proprio necessario complicarsi la vita con un sistema così stupido? Tra l’altro, questa scena prende due piccioni con una fava perché presenta anche uno scimmiottamento degli altri libri, in particolare della scena dell’indovinello ne Il calice di fuoco. Anche qui ci sono degli indovinelli da risolvere, ma nulla a che vedere con quello della sfinge, e la sensazione che si prova è quella di una brutta copia degli eventi passati.
Il momento più assurdo di tutti lo metto sotto spoiler, ma merita moltissimo. [SPOILER] A un certo punto Scorpius e Albus decidono di salvare Cedric Diggory dalla morte usando la GiraTempo. Che è un’idea che io ho trovato adatta ai personaggi, un po’ esagerata ma va bene. Per realizzare il loro piano decidono di presentarsi alla prima prova e farlo uscire dal torneo. Che è una cosa stupida perché a) più che farlo uscire al massimo gli fai prendere pochi punti e b) perché Cedric incontra Voldemort alla terza prova! La cosa più logica sarebbe stata presentarsi dieci minuti dopo l’inizio della terza prova, tirare una bastonata in testa a Cedric e sparare scintille rosse per farlo venire a prendere e dichiarare fuori gara. E invece va bé, non va così e quindi Scorpius e Albus combinano un guaio inutile dietro l’altro. Almeno la loro scelta stupida ha delle conseguenze.[SPOILER]

A Malfoy non piace la mia recensione.
Ci sono poi un paio di altre cose che non mi sono piaciute. Si tratta di un giudizio abbastanza personale in questo caso, perché ci sono delle scene che ho trovato semplicemente fuori luogo, o comunque non da Harry Potter. Tipo la scena della vecchia del treno. Dai, quando mai la Rowling avrebbe pensato una cosa del genere? Se avesse mai dovuto parlare dei sistemi di prevenzione della fuga degli studenti dall’Espresso per Hogwarts si sarebbe inventata qualcosa di completamente diverso, un sistema di antifurto a metà tra il serio e il comico che sarebbe stato spiegato facendo ironia sui suoi effetti sulle persone. Tipo la linea dell’età, una cosa del genere. La soluzione mostrata ne La maledizione dell’erede è fin troppo seria e “spaventosa” per una situazione di questo tipo. E tra l’altro va bé, considerando che Albus e Scorpius, che sono due pivelli, le sfuggono senza alcun problema, suona proprio temibile questa vecchia del treno.

O anche, sempre per restare nel campo delle cose-che-non-sono-male-di-per-sé-ma-che-la-Rowling-non-avrebbe-mai-fatto-neanche-sotto-tortura, si può parlare dei mestieri che svolgono i personaggi principali della serie. Girando su internet tempo fa avevo trovato riportate le dichiarazioni della Rowling di una decina di anni fa sulle cose che avrebbero fatto i personaggi dopo il settimo libro, e una gran parte di queste cose mi era piaciuta. Ecco, La maledizione dell’erede si distacca in maniera molto marcata da tutto ciò e inventa per conto suo. E secondo me inventa male. Tipo, Harry capo dell’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia? Ma Harry doveva diventare auror, quanto ci abbiamo sperato tutti e quanto ci ha appassionato la scena dei colloqui del quinto libro in cui la McGranitt dichiara che farà diventare Harry auror anche a costo di farlo studiare di notte? Poi abbiamo Ron direttore dei Tiri Vispi Weasley, che non ha un senso che sia uno, e Hermione Ministro della Magia, che anche lì io non ce la vedo per niente (e infatti mi pare di ricordare che la Rowling avesse dichiarato che avrebbe lavorato nell’Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, segno che neppure lei ce la vedeva). Insomma, sono soluzioni che non trovo per nulla adatte alla caratterizzazione dei personaggi e a quanto detto nei sette libri precedenti, e che di base non stanno bene con tutto il resto.

C’è qualcosa che può redimere La maledizione del’erede? Perché finora ne ho parlato male, parrebbe quasi che sia un libro tutto da buttare via. E invece no, ci sono delle buone cose, che poi sono quelle che mi hanno portato a dare una valutazione sufficiente. I personaggi sono pensati e realizzati molto bene, davvero molto bene. Rose è la figlia di Hermione e si vede, hanno caratteri simili ma la prima è più rigida, a causa direi io della sua giovane età. Harry, Ron ed Hermione sono diversi da com’erano negli altri libri ma è comprensibile, sono passati diciannove anni, sono anche cresciuti. Tuttavia resta in loro qualcosa di come li conoscevamo noi, e questo per me è sufficiente.

J.K. Rowling triste. Notare l'espressione completamente diversa da quella felice.
La vera rivelazione del libro sono comunque Scorpius e Albus. Sono ottimi personaggi, ben caratterizzati, credibili e interessanti. È difficile non farseli stare simpatici e non farsi coinvolgere subito dalle loro vicende. Inoltre il loro rapporto di amicizia è gestito benissimo: non è qualcosa di imposto o artificioso, è sincero e spontaneo, tant’è vero che hanno anche dei momenti di scontro, e quei momenti in realtà riescono poi a renderli ancora più affiatati dopo. Entrambi hanno problemi con i padri, entrambi sono degli esclusi, anche se per motivi diversi, e questo li porta naturalmente a fare amicizia. Sì, naturale è la parola che meglio descrive il tutto.

Anche il rapporto padre e figlio è ben gestito, sia quello tra Harry e Albus che quello tra Scorpius e Draco. Alla fine questo è il tema principale della storia, come i figli si sentano adombrati dai padri e come i padri scarichino su di loro i propri bisogni. Attraverso le vicende sia gli uni che gli altri potranno crescere e superare queste difficoltà, andando a consolidare il proprio rapporto. In breve, sotto questo aspetto non ho nulla da contestare, anzi, complimenti!

Vale la pena poi dire che ci sono un paio di momenti malinconici decisamente ben riusciti. Sono pochi, ma ben realizzati, e vale la pena nominarli.

IN CONCLUSIONE


Harry Potter e la maledizione dell’erede è stato presentato come l’ottavo capitolo della saga, ma non vuole esserlo e anche se volesse comunque non riuscirebbe. Ha difetti di trama notevoli e scimmiotta troppo i libri precedenti, e riesce a salvarsi solo grazie all’ottimo lavoro fatto sui personaggi. Quindi non mi sento di sconsigliarlo, anche perché ci vuole veramente pochissimo tempo per leggerlo, però indubbiamente non aspettatevi un capolavoro, perché non lo è.


VOTO:

1 commento:

  1. E' giusto considerare che è due spettacoli teatrali. E fra le altre cose, fra qualche mese, dovrebbe uscire la versione definitiva, che dovrebbe tenere conto di tutte le correzioni fatte durante tutte le esibizioni.
    Sarebbe interessante poi legger la versione in prosa.

    E' un "libro" che si legge davvero velocemente e, un po' come gli altri HP, sempre abbastanza col fiato sospeso.
    All'inizio è veloce. Fin troppo veloce (ma - giustamente - è uno script teatrale!).
    E' una lettura davvero piacevole. In sè. Soprattutto è bella la parte centrale coi viaggi nel tempo: la trovo ben riuscita e divertente, nonchè un meritato omaggio agli altri libri (in particolare il quarto - per quanto, come dici tu, le idee dei protagonisti siano decisamente idiote seppur totalmente in linea coi personaggi). Inserita all'interno della saga di Harry Potter, vengono a galla diverse incoerenze (prime fra tutte il funzionamento delle giratempo). Ma in mezzo a molte idee un po' "così" che hai evidenziato anche tu, ci sono anche delle belle idee.

    Un libro promosso seppur non a pieni voti. Da leggere.

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