La recensione di oggi non sarà
oggettiva. So che non è una novità, visto che ogni recensione è la mia opinione
e non la verità svelata. Intendevo dire che quella di oggi sarà particolarmente
poco oggettiva.
Le bizzarre avventure di Jojo è uno di
quei manga che io non mi stufo mai di leggere. Nelle ultime settimane mi sono messo riletto tutta la settima serie,
e ho deciso che su questo blog non poteva assolutamente mancare un articolo su
Araki. Quindi se ve lo steste chiedendo sì, è trash. Sì, ci sono poteri
assurdi. Sì, i personaggi sono quasi tutti mal caratterizzati. Sì, la trama ha
dei risvolti insensati.
Sì, è maledettamente geniale.
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Autore: Hirohiko Araki
Anno: 2006
Volumi: 24
Editore: Star Comics
TRAMA
Dai, davvero volete sapere la trama?
Davvero pensate che nel momento in cui spunta fuori un portatore di stand con
poteri impensabili e intenzioni ostili importi la trama? Mamma mia, come siete
pignoli. E va bene.
Siamo in America sul finire del 1800,
e il ricco Stephen Steel ha organizzato una corsa a cavallo che partirà da una
costa e giungerà a quella opposta. Il viaggio è lungo e difficile, ma il premio
è molto ricco, e per questo i partecipanti sono molti e accaniti. Tra questi
troviamo alcuni personaggi molto particolari, come Sandman, l’indiano che
partecipa per riscattare la sua gente, Pocoloco, che partecipa perché non ha
nulla da fare e gli è stato predetto che avrà un periodo molto fortunato, e
tanti altri. Un giovane ex-fantino che ha perso l’uso delle gambe in un
incidente, Johnny Joestar, tocca la sfera di ferro di un partecipante, J.Lo
Zeppeli, e riprende per un attimo a poter camminare. La cosa lo spinge a
cercare di scoprire il segreto di questa sfera, e così si lancia nella Steel
Ball Run, divenendo ben presto amico di J.Lo e correndo insieme a lui nella
gara. Il cammino è erto di insidie: non solo qualcuno dall’Italia, paese natale
di Zeppeli, vuole impedire che loro arrivino sani e salvi alla fine, ma
qualcosa di ben più misterioso (e pericoloso!) si nasconde dietro la corsa.
Qualche con cui ben presto J.Lo e Johnny, volenti o nolenti, dovranno entrare
in contatto...
Ad Araki piace, e si vede. |
LA MIA OPINIONE
Se avete già letto Jojo sapete cosa aspettarvi, e Steel Ball Run soddisferà in modo perfetto le vostre aspettative. Forse
riuscirà perfino a stupirvi.
Nessuno penso che, aprendo a caso una
serie di Jojo, creda di trovare i pregi che normalmente rendono un fumetto
bello e di qualità. Eppure, Jojo ha un’attrattiva tutta sua, riesce a risultare
straordinario pur avendo delle premesse di ben scarso valore. Questo per il
motivo che nominavo all’inizio. Jojo è geniale.
E badate, non nel senso con cui potrei
definire geniale Liar Game, per dirne uno. O Hunter x Hunter. Ha una genialità
tutta sua, tutta particolare, che poi è la genialità unica di Araki.
Ok, forse posso smettere di ripetere
sempre la stessa cosa e provare a spiegarmi. Jojo è geniale perché è composto
da una serie infinita di trovate che sono una più assurda dell’altra eppure
vengono sfruttate al massimo nelle loro potenzialità. Perché quando un
personaggio ha un potere lo usa in modo furbo e astuto e sempre variegato (per
farvi un esempio di ciò che intendo, è la differenza che passa tra come Rufy usa
l’elasticità del suo corpo e come invece la usa Hokushin in Yu degli spettri),
cercando di ideare la strategia più intelligente ed efficace in quel momento.
L’uso abile dei poteri dei personaggi è di certo la caratteristica più notevole
di tutte le serie di Jojo, e Steel Ball Run non fa eccezione. Araki è davvero
fantastico in questo, e ciò rende i combattimenti davvero molto interessanti da
leggere e da seguire. Non troviamo mazzate alla Dragon Ball o alla Bleach, la
strategia la fa da padrona, e appunto, come dicevo prima, la strategia meditata
e calcolata nei minimi dettagli e nei suoi risvolti più inaspettati.
Wekapipo in una comoda posizione per combattere. |
Vi dirò di più, i personaggi non sono
proprio da buttare via. Se in Stardust Crusaders avevano tutti quanti una
personalità spessa quanto una razza, qui siamo messi meglio. Sia protagonisti
che antagonisti hanno un passato ben definito e questo li ha resi in misura
diversa quello che sono al momento della storia, inoltre hanno tutti quelle due
o tre caratteristiche che li identificano. Per esempio, di solito J.Lo è quello
che agisce in modo avventato e impetuoso mentre Johnny quello più riflessivo e
prudente (eccetto quando si parla delle sfere di ferro e delle sue gambe). Come
vedete non è nulla di particolare, è una caratterizzazione appena accettabile,
che di certo in un altro caso avrei cassato come poco precisa e raffazzonata.
Ma non in Jojo.
Vi chiedete perché? Semplice. Ha poco
senso applicare in modo rigido e asettico dei criteri di valutazione come
fossero regole universali di qualità. È stupido che io dica che ogni manga con
personaggi poco caratterizzati o con combattimenti senza strategie è brutto.
Bisogna osservare caso per caso ciò che l’autore voleva realizzare e
trasmettere.
Quando crea e disegna Le bizzarre
avventure di Jojo Araki non vuole sfornare qualcosa di profondo o ben
organizzato. Vuole soltanto dare corpo alle sue idee assurde, vuole stupire e
coinvolgere, vuole che il lettore resti di stucco a leggere della strategia che
si è inventato il protagonista con i poteri di trasformare le sopracciglia in
fruste contro il cattivo che invece si solletica sempre il naso perché quando
starnutisce emette un gas tossico che scioglie tutto ciò con cui entra in
contatto. Non gli interessa una caratterizzazione profonda dei personaggi o una
trama ricca di snodi, punta su ben altro, ed è questo che va valutato
nell’ottica di capire ciò che si ha di fronte piuttosto che inserirlo nel
proprio schema mentale rigido e inflessibile di qualità o non qualità.
Quindi Steel Ball Run soddisfa
perfettamente lo scopo per cui è stato pensato e realizza in pieno quelli che
sono i suoi obiettivi. Vogliamo parlare della sceneggiatura? Avete mai letto
qualcosa di così coinvolgente come le sceneggiature di Araki? Non sono come
quelle di Urasawa, ma centrano perfettamente nel segno. Spesso rappresentano le
scene prese a rallentatore nei loro minimi sviluppi, cambiano prospettiva per
mostrare la stessa azione da punti diversi, hanno l’unico scopo a seconda dei
casi o di tenere il lettore con il fiato sospeso, o di rendere anche il gesto
più semplice qualcosa di assurdo, insensato o bizzarro. In qualunque altro
manga non avrebbero senso, ma sono fatte apposta per Jojo.
Quanto a idee, siamo ai massimi
storici. Nessuna delle serie precedenti conteneva situazioni così folli, eppure
trattate dai personaggi in modo così serio. Un esempio sotto spoiler.
[SPOILER]La Steel Ball Run si rivela presto
come una scusa, un pretesto ideato dal presidente degli Stati Uniti Donald
Trump Funny Valentine per bombardare la Corea del Nord impossessarsi
di un oggetto di capitale importanza nella storia del mondo, un oggetto
leggendario e straordinario che possiede un potere smisurato, e che è stato
diviso in nove pezzi nascosti in nove punti diversi in tutta l’America. Sto
parlando del – tenetevi forte – corpo di Gesù Cristo in persona personalmente!
Non so se mi spiego. Gesù Cristo. In
America. Non è semplicemente geniale?[SPOILER]
Ok, mi rendo conto che è assurdo, ma
come dicevo prima non conta, non importa, è perfetto così! Questo è quello che
uno si deve aspettare da Jojo, e questo è quello che riceve. Quindi sì, Steel
Ball Run non è per tutti, perché va preso per quello che è, soltanto così si
può apprezzare seriamente.
II combattimenti, che già lodavo in
precedenza, seguono l’usuale schema che ritroviamo anche nelle altre serie di
Jojo, ed è poi la ragione, insieme alla sceneggiatura, per la quale sono così
coinvolgenti. Lo schema è pressappoco questo. Si comincia in una situazione di
normalità, in cui i protagonisti stanno facendo qualcosa di ordinario, come per
esempio che ne so, comporre canzoni che ripetono in loop pizza-mozzarella. D’improvviso succede qualcosa di strano,
che i protagonisti non riescono a spiegare e che presto scopriranno essere
diretto contro di loro. A questo punto salta fuori che quello è il potere di un
nemico che li sta attaccando per qualche ragione che non importa a nessuno,
quello che conta è capire la vera natura di quel potere per poterlo poi
contrastare. Dopo aver subito vari attacchi ed essere stati feriti nei modi più
improponibili (ferite che scompariranno magicamente a fine della battaglia, ma
di nuovo non importa a nessuno), i protagonisti intuiscono in cosa davvero
consista il potere nemico e lo respingono con una strategia inaspettata.
Seguono varie pagine di sberle ignoranti e il nemico è finito, possiamo passare
al prossimo.
Questo schema è sfruttato in tutte le
sue potenzialità, in tutte le sue variazioni possibili e immaginabili. Ed è per
questo che i combattimenti sono così ben realizzati, perché i protagonisti si
trovano sempre nella peggiore situazione possibile (ulteriore esempio di questo
è che i nemici sanno quasi sempre che potere hanno i protagonisti, ma non vale
mai il contrario) e devono trovare soluzioni sempre più ingegnose per uscirne
vivi. Questa costante situazione di svantaggio di quei personaggi per cui il
lettore parteggia genera una tensione che non se ne va quasi mai e tiene in
continuazione con il fiato sospeso. Del resto, c’è un motivo se i combattimenti
di Jojo sono tra i migliori che io abbia mai letto.
Il presidente degli Stati Uniti che ha organizzato la steel ball run. |
IN CONCLUSIONE
In caso qualcuno si stesse chiedendo
perché ho deciso di recensire per prima la settima serie la ragione è semplice:
mi andava di rileggere questa, e del resto le serie di Jojo sono abbastanza
indipendenti l’una dall’altra, quindi non creava alcun problema.
Comunque, Steel Ball Run è un manga
molto ben realizzato, che si propone di intrattenere il lettore con trovate
assurde e poteri impensabili, con una vagonata di tensione e picchi di stupore
a ogni pagina, e ci riesce in modo perfetto. Se vi piace il genere, se amate il
trash, non potete perdervelo. Se vi piacciono le mazzate con strategia e
intelligenza non potete perdervelo. Se cercate il fumetto della vita, la grande
opera d’arte seria e che si prende sul serio, bé, allora girate al largo.
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