venerdì 14 aprile 2017

Recensione - One Outs di Shinobu Kaitani


Se non si fosse capito, io sono un patito delle strategie. Tanto mi piacciono le strategie quanto poco mi piace lo sport. Quando la gente mi chiede che squadra tifo rispondo che preferisco la peste, ho imparato giusto un mese fa che cosa sia il fuorigioco e penso che l’unico evento sportivo che ho guardato per intero siano stati i tuffi alle olimpiadi di quest’estate. Ed è stato un puro caso.

In realtà a me non piace fare sport. Guardarlo giocare non è certo così male, specialmente se posso mettermi a capire i funzionamenti della partita, e cercare così di stabilire quale possa essere il modo migliore per vincere. Non lo faccio perché poi non mi viene mai la voglia, ma in realtà fare da spettatore mi piace pure. Comunque sia, di non rientra tra le mie attività preferite, e quindi potrebbe suonare strano che oggi io mi presenti a recensire One Outs, un manga che parla di sport. Ma ehi, avete presente la prima premessa? A me piacciono le strategie. E dire One Outs è dire strategia.
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Titolo: One Outs
Autore: Shinobu Kaitani
Anno: 1998                                                  
Volumi: 20
Editore: Inedito in Italia (su internet esiste la traduzione in inglese di un buon 70% dei volumi, ma per alcuni bisogna rassegnarsi a guardare l’anime. O a imparare il giapponese).


TRAMA

Hiromichi Kojima è il battitore di una squadra di baseball abbastanza scarsa, i Lycaons. Questa è la sua ultima stagione prima di ritirarsi, e sarebbe suo desiderio vincere il campionato. È durante la sua ricerca di quel qualcosa che gli manca per vincere che Kojima si imbatte nel one outs, un gioco che viene praticato clandestinamente a Okinawa e che è oggetto di scommesse da parte del pubblico, che consiste in qualcosa di molto semplice: il lanciatore deve eliminare il battitore segnando almeno due strike su tre. Campione di questo gioco è il misterioso e taciturno Tokuchi Toua, che non è in grado di lanciare palle particolarmente rapide ma non ha mai perso una volta. È questo l’inizio nella vita di Tokuchi di un radicale cambiamento, che lo porterà a fare di tutto per realizzare il sogno di Kojima e portare i Lycaons alla vittoria del campionato. D’ora in poi però sarà assunto in base a un contratto molto particolare fatto su misura per lui, un contratto dove vengono messe in gioco somme di denaro altissime, e che uno scommettitore come lui non può permettersi di rifiutare.

Tokuchi Toua mentre rappa.

LA MIA OPINIONE


Io non sapevo niente di baseball quando ho cominciato a leggere One Outs, e quando dico niente intendo proprio zero col buco. Ma questo non è stato per nulla un problema, mi sono armato di Wikipedia e pazienza e con un po’ di ricerca mi è stato tutto chiaro. In sostanza, non conoscere il baseball non impedisce di leggere e soprattutto apprezzare One Outs.

Come anticipavo prima, sport e strategie sono le due componenti essenziali della storia. Questo non deve stupirci, visto che l’autore è Shinobu Kaitani, che ha disegnato e sceneggiato anche Liar Game, che non ho mai recensito su questo blog ma sappiate che mi piace parecchio (a parte il finale, ma voglio autoconvincermi che il finale sia un’orrenda allucinazione collettiva). Ecco, Liar Game per chi non lo conoscesse è il trip mentale fatto manga. E One Outs, che cronologicamente lo precede, non è affatto da meno.

Tokuchi si prepara a un sevizio.
Tokuchi Toua è, prima che un buon giocatore di baseball, un ottimo stratega, un fine lettore dell’animo umano e un ardito scommettitore. Queste sue tre caratteristiche combinate insieme creano il suo personale e imbattibile stile di gioco, che consiste nel capire l’avversario e trovare il modo migliore per vincerlo. In questo modo costruisce le strategie che lo portano alla vittoria della partita.

Le strategie sono l’aspetto più coinvolgente di tutto il manga. È uno spettacolo seguirle, cercare di anticipare Tokuchi oppure di capire che cosa ha in mente di fare. Spesso anche gli avversari utilizzano metodi di questo genere per cercare di vincere, e ciò non fa altro che aumentare la tensione e l’attenzione. Osservare come alla fine l’avversario viene messo al muro nel modo più astuto possibile, come già da parecchio tempo Tokuchi avesse previsto che la partita avrebbe preso una determinata direzione e quindi si fosse già premurato per rispondere in modo efficace è davvero interessante. Io personalmente mentre leggevo non riuscivo a smettere, dovevo a tutti i costi sapere come andava a finire. Giusto per darvi un’idea, vi racconto questo. Non so se l’ho mai detto comunque io ho molta difficoltà a non fare nulla per tanto tempo. Non riesco perciò per esempio a guardare serie tv, perché guardare è un atto passivo, e mi annoio. Stesso discorso vale per gli anime. Riesco invece a leggere perché leggere è qualcosa di attivo, e quindi mi tiene sufficientemente impegnato. Altra cosa, come accennavo prima alcuni volumi di One Outs non sono mai stati tradotti in inglese, bisogna guardare l’anime. Ecco, premesso tutto questo, ho guardato una cosa come sei episodi di One Outs in una mattina. Che per me non è tanto, di più, è come se un astemio si trincasse dieci birre in una serata. Questo per dare l’idea di quanto mi ha appassionato.

Tokuchi soddisfatto. Ha appena innaffiato il girasole che ha in testa.
C’è un altro elemento molto coinvolgente, che insieme alle strategie costituisce uno dei punti meglio riusciti di tutto il manga. Sto parlando di Tokuchi Toua, che non solo è il protagonista, è la figura che domina tutta la storia. Anche i comprimari vengono spesso relegati sullo sfondo della scena, Tokuchi è il centro dell’attenzione dell’autore. Solo in certi momenti si fa largo la figura di Izumi Takami, che pare può rivaleggiare con Tokuchi. Comunque sono solo alcuni momenti, per il resto del tempo Tokuchi la fa da padrone. E questa è una delle mosse più azzeccate che l’autore potesse fare.

Tokuchi è per certi aspetti un personaggio monocorde. Non si scopre nulla del suo passato, e lo vediamo sempre calmo, controllato e padrone della situazione. È ben caratterizzato, ma non è affatto approfondito psicologicamente e non ha un’evoluzione. Il Tokuchi del primo volume è identico a quello dell’ultimo. Eppure Tokuchi svolge in modo perfetto quello che è il suo ruolo, ovvero essere la colonna portante di tutta la storia. Tokuchi ha carisma, ha la capacità di affascinare il lettore. È il tipico personaggio che non sbaglia mai, ma ha intorno a sé un alone di mistero sufficiente per bilanciare questa sua fastidiosa perfezione. Ha sempre tutto sotto controllo e sa qual è la soluzione, ed è anche freddo, calcolatore e dalla parlata tagliente e acuta. Insomma, è una variazione piacevole del personaggio troppo perfetto perché invece che essere un insopportabile saccente a cui viene tutto bene è una figura a volte ambigua, severa e spesso cattiva nei confronti degli altri. Tokuchi è il motivo per cui leggere One Outs non è ripetitivo né lento, ma sempre affascinante ed emozionante, perché oltre che offrire delle strategie molto ben elaborate mette in scena un personaggio carismatico che con la sua altezzosa superiorità conduce il lettore, insieme agli altri membri della squadra, alla demolizione degli avversari.

"Maledetto Tokuchi... Mi ha relegato a comparsa..."
La trama è semplice, fin troppo semplice. Tuttavia, per evitare una generalizzazione dannosa, mi sembra sensato dividerla in due grossi filoni. Il primo che racconta delle partite giocate da Tokuchi, il secondo quello che vede Tokuchi ricoprire un altro ruolo, su cui non aggiungo altro per evitare spoiler. Bisogna dire che la prima parte è per certi aspetti migliore. Nella seconda le strategie si fanno molto diverse, se nella prima erano applicate alle partite in modo diretto (e quindi erano spesso inserite in una serrata spirale di tattiche), nella seconda vengono applicate per così dire ai giocatori (continuo a essere poco chiaro per non finire in spoiler), e questo porta il tutto a scivolare un po’ senza rimanere molto impresso. Per dire, nella seconda parte intere partite vengono raccontate nel giro di pochi capitoli, e questo naturalmente priva un po’ la storia del suo mordente. È vero che vengono approfonditi altri aspetti, tipo viene fornito a Tokuchi un rivale degno di questo nome, vengono rivelati i retroscena che risiedono dietro al baseball professionistico e in un paio di volumi la lotta strategica non è più a livello di partite ma a livello di contratto e acquisto. Ma resta comunque sempre l’impressione che quel qualcosa che rendeva speciale la prima parte sia andato irrimediabilmente perso.

Ah, la trama si conclude in realtà nel volume 19, il 20 racconta una storia a sé ambientata in un punto del volume 18 (se non mi sbaglio). Fate finta che non esista perché è un drastico calo di qualità rispetto a quello che viene prima, il nemico che sembra pericoloso è un idiota e il lettore capisce dieci anni prima perché la sua tattica andrà storta. In sostanza è un’aggiunta di cui non si sentiva il bisogno e che anzi, non fa altro che abbassare la qualità. Saltatela, tanto è l’ultimo volume, o se proprio desiderate leggerla fatelo coprendovi le orecchie con le mani e ripetendo forte “se non sento non è vero”. Ma fidatevi che non vi perdete niente.

Sempre senza cadere in spoiler volevo dire due parole sul finale. Il finale è di per sé abbastanza casuale, si vede lontano un miglio che Kaitani non sapeva bene come concludere e quindi ha deciso di dare un taglio netto a tutto. Quindi di suo non è il massimo, tuttavia viene reso con sufficiente malinconia e riesce a dare un senso di tristezza che non ci sta affatto male. È di nuovo grazie al fatto che il lettore ha avuto modo di simpatizzare con Tokuchi, e quindi non può fare a meno di rimanerci un po’ male. Quindi diciamo che un po’ per l’astuzia dell’autore un po’ per il carisma di Tokuchi quello che sarebbe stato un finale un po’ tirato riesce a essere almeno dignitoso. Del resto sappiamo che Kaitani non ci sa fare con i finali. Non dirò altro se non Liar Game. Chi ha orecchie per intendere...

Shinobu Kaitani il giorno della sua laurea.
Ci sono varie sbavature qui e là che intaccano lo scorrere piacevole della lettura. Le più evidenti sono nella parte dedicata a Kurai, Muruwaka e Sugadaira, dove la sospensione dell’incredulità che viene richiesta è decisamente eccessiva. Si vede che Kaitani ha deciso di strafare, e propone situazioni che, per quanto possibili, suonano davvero esagerate. Di nuovo non dico di più per non fare spoiler, comunque questa esagerazione è davvero fastidiosa: One Outs tira avanti grazie alle strategie e all’intelligenza di Tokuchi. Di colpo invece, fortunatamente per poco, pare che intelligenza e astuzia non contino più, l’importante è avere innata l’abilità di superare un record mondiale, il tutto senza aver mai praticamente mosso un dito. Ma per favore.

Non che in quella parte vada tutto male, niente affatto. A onor del vero, il discorso tenuto a Sugadaira da Tokuchi merita sul serio, ma controbilancia solo in parte le assurdità di trama.

I disegni all’inizio non sono granché, ma migliorano molto. Nei primi volumi sono mal fatti, mano a mano che prosegue diventa meglio, fino a raggiungere verso la fine quello stile elegante e slanciato che caratterizzerà anche Liar Game.

IN CONCLUSIONE


One Outs è un manga di tutto rispetto, che pur non riuscendo a diventare un capolavoro è ricco di buone qualità, ha un protagonista carismatico e coinvolgente e delle strategie davvero ben realizzate. La lettura non è quasi mai noiosa e la storia, per quanto semplice e ridotta all’osso, prosegue in modo interessante, anche se a volte osa troppo poco. È un manga nella media,e che a volte riesce a elevarsi un po’ sopra gli standard tipici, ma non sempre e ogni tanto ricade anche in qualche errore da principiante. Insomma, vale la pena recuperarlo, specie se si amano le strategie e i trip mentali, ma tuttavia bisogna sapere che, pur essendo una lettura di tutto rispetto, non andrà molto oltre quello.

IL GIUDIZIO DI HISOKA:

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