Se non si fosse capito, io sono un
patito delle strategie. Tanto mi piacciono le strategie quanto poco mi piace lo
sport. Quando la gente mi chiede che squadra tifo rispondo che preferisco la
peste, ho imparato giusto un mese fa che cosa sia il fuorigioco e penso che
l’unico evento sportivo che ho guardato per intero siano stati i tuffi alle
olimpiadi di quest’estate. Ed è stato un puro caso.
In realtà a me non piace fare sport.
Guardarlo giocare non è certo così male, specialmente se posso mettermi a
capire i funzionamenti della partita, e cercare così di stabilire quale possa
essere il modo migliore per vincere. Non lo faccio perché poi non mi viene mai
la voglia, ma in realtà fare da spettatore mi piace pure. Comunque sia, di non
rientra tra le mie attività preferite, e quindi potrebbe suonare strano che
oggi io mi presenti a recensire One Outs, un manga che parla di sport. Ma ehi,
avete presente la prima premessa? A me piacciono le strategie. E dire One Outs
è dire strategia.
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Autore: Shinobu Kaitani
Anno: 1998
Volumi: 20
Editore: Inedito in Italia (su
internet esiste la traduzione in inglese di un buon 70% dei volumi, ma per
alcuni bisogna rassegnarsi a guardare l’anime. O a imparare il giapponese).
TRAMA
Hiromichi Kojima è il battitore di una
squadra di baseball abbastanza scarsa, i Lycaons. Questa è la sua ultima
stagione prima di ritirarsi, e sarebbe suo desiderio vincere il campionato. È
durante la sua ricerca di quel qualcosa che gli manca per vincere che Kojima si
imbatte nel one outs, un gioco che viene praticato clandestinamente a Okinawa e
che è oggetto di scommesse da parte del pubblico, che consiste in qualcosa di
molto semplice: il lanciatore deve eliminare il battitore segnando almeno due
strike su tre. Campione di questo gioco è il misterioso e taciturno Tokuchi
Toua, che non è in grado di lanciare palle particolarmente rapide ma non ha mai
perso una volta. È questo l’inizio nella vita di Tokuchi di un radicale
cambiamento, che lo porterà a fare di tutto per realizzare il sogno di Kojima e
portare i Lycaons alla vittoria del campionato. D’ora in poi però sarà assunto
in base a un contratto molto particolare fatto su misura per lui, un contratto
dove vengono messe in gioco somme di denaro altissime, e che uno scommettitore
come lui non può permettersi di rifiutare.
Tokuchi Toua mentre rappa. |
LA MIA OPINIONE
Io non sapevo niente di baseball
quando ho cominciato a leggere One Outs, e quando dico niente intendo proprio
zero col buco. Ma questo non è stato per nulla un problema, mi sono armato di
Wikipedia e pazienza e con un po’ di ricerca mi è stato tutto chiaro. In
sostanza, non conoscere il baseball non impedisce di leggere e soprattutto
apprezzare One Outs.
Come anticipavo prima, sport e
strategie sono le due componenti essenziali della storia. Questo non deve
stupirci, visto che l’autore è Shinobu Kaitani, che ha disegnato e sceneggiato
anche Liar Game, che non ho mai recensito su questo blog ma sappiate che mi
piace parecchio (a parte il finale, ma voglio autoconvincermi che il finale sia
un’orrenda allucinazione collettiva). Ecco, Liar Game per chi non lo conoscesse
è il trip mentale fatto manga. E One Outs, che cronologicamente lo precede, non
è affatto da meno.
Tokuchi si prepara a un sevizio. |
Tokuchi Toua è, prima che un buon
giocatore di baseball, un ottimo stratega, un fine lettore dell’animo umano e
un ardito scommettitore. Queste sue tre caratteristiche combinate insieme
creano il suo personale e imbattibile stile di gioco, che consiste nel capire
l’avversario e trovare il modo migliore per vincerlo. In questo modo costruisce
le strategie che lo portano alla vittoria della partita.
Le strategie sono l’aspetto più
coinvolgente di tutto il manga. È uno spettacolo seguirle, cercare di
anticipare Tokuchi oppure di capire che cosa ha in mente di fare. Spesso anche
gli avversari utilizzano metodi di questo genere per cercare di vincere, e ciò
non fa altro che aumentare la tensione e l’attenzione. Osservare come alla fine
l’avversario viene messo al muro nel modo più astuto possibile, come già da
parecchio tempo Tokuchi avesse previsto che la partita avrebbe preso una
determinata direzione e quindi si fosse già premurato per rispondere in modo
efficace è davvero interessante. Io personalmente mentre leggevo non riuscivo a
smettere, dovevo a tutti i costi sapere come andava a finire. Giusto per darvi
un’idea, vi racconto questo. Non so se l’ho mai detto comunque io ho molta
difficoltà a non fare nulla per tanto tempo. Non riesco perciò per esempio a
guardare serie tv, perché guardare è un atto passivo, e mi annoio. Stesso
discorso vale per gli anime. Riesco invece a leggere perché leggere è qualcosa
di attivo, e quindi mi tiene sufficientemente impegnato. Altra cosa, come
accennavo prima alcuni volumi di One Outs non sono mai stati tradotti in
inglese, bisogna guardare l’anime. Ecco, premesso tutto questo, ho guardato una
cosa come sei episodi di One Outs in una mattina. Che per me non è tanto, di
più, è come se un astemio si trincasse dieci birre in una serata. Questo per
dare l’idea di quanto mi ha appassionato.
Tokuchi soddisfatto. Ha appena innaffiato il girasole che ha in testa. |
C’è un altro elemento molto
coinvolgente, che insieme alle strategie costituisce uno dei punti meglio
riusciti di tutto il manga. Sto parlando di Tokuchi Toua, che non solo è il
protagonista, è la figura che domina tutta la storia. Anche i comprimari vengono
spesso relegati sullo sfondo della scena, Tokuchi è il centro dell’attenzione
dell’autore. Solo in certi momenti si fa largo la figura di Izumi Takami, che
pare può rivaleggiare con Tokuchi. Comunque sono solo alcuni momenti, per il
resto del tempo Tokuchi la fa da padrone. E questa è una delle mosse più
azzeccate che l’autore potesse fare.
"Maledetto Tokuchi... Mi ha relegato a comparsa..." |
La trama è semplice, fin troppo
semplice. Tuttavia, per evitare una generalizzazione dannosa, mi sembra sensato
dividerla in due grossi filoni. Il primo che racconta delle partite giocate da
Tokuchi, il secondo quello che vede Tokuchi ricoprire un altro ruolo, su cui
non aggiungo altro per evitare spoiler. Bisogna dire che la prima parte è per
certi aspetti migliore. Nella seconda le strategie si fanno molto diverse, se
nella prima erano applicate alle partite in modo diretto (e quindi erano spesso
inserite in una serrata spirale di tattiche), nella seconda vengono applicate
per così dire ai giocatori (continuo a essere poco chiaro per non finire in
spoiler), e questo porta il tutto a scivolare un po’ senza rimanere molto
impresso. Per dire, nella seconda parte intere partite vengono raccontate nel
giro di pochi capitoli, e questo naturalmente priva un po’ la storia del suo
mordente. È vero che vengono approfonditi altri aspetti, tipo viene fornito a
Tokuchi un rivale degno di questo nome, vengono rivelati i retroscena che
risiedono dietro al baseball professionistico e in un paio di volumi la lotta
strategica non è più a livello di partite ma a livello di contratto e acquisto.
Ma resta comunque sempre l’impressione che quel qualcosa che rendeva speciale
la prima parte sia andato irrimediabilmente perso.
Ah, la trama si conclude in realtà nel
volume 19, il 20 racconta una storia a sé ambientata in un punto del volume 18
(se non mi sbaglio). Fate finta che non esista perché è un drastico calo di
qualità rispetto a quello che viene prima, il nemico che sembra pericoloso è un
idiota e il lettore capisce dieci anni prima perché la sua tattica andrà
storta. In sostanza è un’aggiunta di cui non si sentiva il bisogno e che anzi,
non fa altro che abbassare la qualità. Saltatela, tanto è l’ultimo volume, o se
proprio desiderate leggerla fatelo coprendovi le orecchie con le mani e
ripetendo forte “se non sento non è vero”. Ma fidatevi che non vi perdete
niente.
Shinobu Kaitani il giorno della sua laurea. |
Ci sono varie sbavature qui e là che
intaccano lo scorrere piacevole della lettura. Le più evidenti sono nella parte
dedicata a Kurai, Muruwaka e Sugadaira, dove la sospensione dell’incredulità
che viene richiesta è decisamente eccessiva. Si vede che Kaitani ha deciso di
strafare, e propone situazioni che, per quanto possibili, suonano davvero
esagerate. Di nuovo non dico di più per non fare spoiler, comunque questa
esagerazione è davvero fastidiosa: One Outs tira avanti grazie alle strategie e
all’intelligenza di Tokuchi. Di colpo invece, fortunatamente per poco, pare che
intelligenza e astuzia non contino più, l’importante è avere innata l’abilità
di superare un record mondiale, il tutto senza aver mai praticamente mosso un
dito. Ma per favore.
Non che in quella parte vada tutto
male, niente affatto. A onor del vero, il discorso tenuto a Sugadaira da Tokuchi
merita sul serio, ma controbilancia solo in parte le assurdità di trama.
I disegni all’inizio non sono granché,
ma migliorano molto. Nei primi volumi sono mal fatti, mano a mano che prosegue
diventa meglio, fino a raggiungere verso la fine quello stile elegante e
slanciato che caratterizzerà anche Liar Game.
IN CONCLUSIONE
One Outs è un manga di tutto rispetto, che pur non riuscendo a diventare un capolavoro è ricco di buone qualità, ha un protagonista carismatico e coinvolgente e delle strategie davvero ben realizzate. La lettura non è quasi mai noiosa e la storia, per quanto semplice e ridotta all’osso, prosegue in modo interessante, anche se a volte osa troppo poco. È un manga nella media,e che a volte riesce a elevarsi un po’ sopra gli standard tipici, ma non sempre e ogni tanto ricade anche in qualche errore da principiante. Insomma, vale la pena recuperarlo, specie se si amano le strategie e i trip mentali, ma tuttavia bisogna sapere che, pur essendo una lettura di tutto rispetto, non andrà molto oltre quello.
IL GIUDIZIO DI HISOKA:
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