domenica 9 aprile 2017

Commento integrale al Liber di Catullo. Carme 2.

Eccoci tornati a parlare di Catullo e del suo Liber. Dopo aver esaminato il ricco e complesso componimento proemiale possiamo immergerci nella lettura dell’opera avendo presenti le coordinate principali della poetica di Catullo come lui stesso le ha espresse.

Come forse ho già avuto modo di ricordare, il Liber non è una raccolta organica né dotata di un ordine premeditato (non è il Canzoniere di Petrarca, per capirci), anche se ovviamente esistono riferimenti che passano tra una poesia e l’altra e quindi le mettono in relazione. È quello che succede con i carmi 2 e 3, che sono vicini per un motivo: formano un dittico, in cui lo stesso tema viene affrontato in maniera continuativa. All’inizio avevo pensato di commentarli insieme, ma l’articolo stava assumendo dimensioni abnormi (quasi come una puntata di Abyss, per intenderci), quindi ho deciso di separarli. Il tema in questione è l’animaletto caro alla donna amata, in questo caso il passero.

Passiamo quindi subito a vedere quello che ci aspetta oggi, ovvero il carme 2.

Passer, deliciae meae puellae,
quicum ludere, quem in sinu tenere,
cui primum digitum dare adpetenti
et acris solet incitare morsus,
cum desiderio meo nitenti
carum nescioquid libet iocari,
et solaciolum sui doloris,
credo, ut cum gravis acquiescat ardor:
tecum ludere sicut ipsa possem
et tristis animi levare curas!

Passero, delizia della mia ragazza,
con te gioca e ti tiene in grembo,
a te dà la punta del dito perché la becchi,
e incita i tuoi morsi rabbiosi,
quando al mio amore piace
fare un non so quale dolce gioco,
e consolazione al suo dolore, credo,
affinché allora il grave ardore si acquieti:
con te potessi come lei giocare
e alleviare le tristi pene dell’anima!

Segnalo come sempre che questa traduzione non vuole essere né poetica né ben fatta, vuole rendere al lettore l’immediato significato del testo. Serve cioè per permettermi di lavorarci sopra e di condurvi attraverso la sua interpretazione.

La donna amata e il suo passero.
La poesia si rivolge al passero della donna amata da Catullo, che per ora non ha nome ma lo acquisirà presto. Viene descritta una scena di gioco tra i due, e da questa scena quotidiana poi il poeta passa subito a parlare di sé stesso e dei suoi sentimenti. Dall’esterno si passa all’interno, il punto focale della attenzione del poeta si sposta dal passero a sé. Del resto, e questo lo vedremo in tutto il Liber, il centro della poesia di Catullo è Catullo stesso, e anzi, compito della poesia diventa dare voce a quello che gli si agita dentro, far parlare l’interiorità (sempre secondo un modulo letterario: la poesia di Catullo, come ho già avuto modo di dire, non è scritta di getto ma meditata e calcolata, anche quando non lo sembra affatto, e per questo non bisogna pensare che tutto quello che racconta tragga davvero spunto da un fatto reale, né che provi realmente tutti i sentimenti che descrive).

Viene qui introdotto il tema amoroso, che sarà centrale in tutto il resto del Liber, e viene presentato in un’ottica positiva. L’aspetto negativo del rapporto d’amore, costituito dal tradimento e dalla sofferenza, che emergerà a più riprese in molte delle poesie successive, è qui solamente accennato sul finale, quando appunto si passa a parlare del poeta. Il resto della poesia è però dedicata alla donna e alla contemplazione in un momento di svago e quotidianità. Questa vista assorbe completamente Catullo, e sottrae alla sua fantasia qualunque spazio per parlare del suo dolore.

Regalare uccelli alle donne romane era una prassi diffusa. Catullo però nel ritrarre la donna che ama insieme al suo animale domestico riprende un modulo della poesia alessandrina, e non da un poeta qualunque, bensì da Meleagro, che, come di certo ricordate aveva già preso a modello per il carme proemiale. Sotto il suo nome infatti, nel libro VII dell’Antologia Palatina, ci sono stati tramandati due epigrammi dedicati a una cicala e a una cavalletta. Il tema è quindi ellenistico, ma calato nella realtà romana.

Il carme è un’elaborata trama di giochi e allusioni, di serietà e parodia. Qualche commentatore ha voluto esagerare: ha pensato che il passero celi in realtà un doppio senso osceno. A parte il fatto che, se così fosse, la parte finale perderebbe di senso (come potrebbe il poeta auspicare di alleviare le proprie pene con il passero se il passero fosse un’allusione sessuale?), una simile interpretazione è senza dubbio esagerata. Non è sbagliato tuttavia cercare nella poesia parole che significano più di quanto sembrino, e che rimandano ad ambiti ben precisi. In particolare, troviamo qua e là parole che appartengono al lessico erotico. L’esempio più evidente di questo è il verbo ludere, che viene ripetuto più volte, e che, oltre che giocare, può indicare anche il compiersi dell’atto sessuale, ma anche desiderium era termine frequente della poesia d’amore. Con quest’uso ambiguo di termini che rimandano ad un contesto ben più malizioso di questo Catullo vuole mettere in atto la parodia del filone della poesia ellenistica in cui si sta inserendo: si parla sì di animaletti domestici, ma sottintesa alla descrizione c’è l’attrazione del poeta verso la proprietaria del passero, attrazione che viene mascherata nella descrizione innocente del gioco di farsi becchettare le dita.


La cavalletta di Meleagro.
Accanto a questa parodia ce n’è un’altra, e di un genere letterario molto più serio. I primi versi contengono l’invocazione del passero, e sono molto elaborati. Dopo l’apostrofe che dà inizio al componimento segue un’apposizione (deliciae meae puellae), cui si aggiungono ben tre proposizioni relative, che ci danno informazioni su che cosa il passero fa, dando così inizio alle descrizioni dei giochi tra l’animaletto e la donna. L’uso di relative in successione è tipico degli inni agli dèi: un esempio notissimo è quello dell’incipit del De rerum natura di Lucrezio, dove Venere è accompagnata da due relative (“quae mare navigerum,/quae terras frugiferentis concelebras...”). Adottando con il passero le stesse modalità espressive dell’innografia, Catullo vuole lodarlo con un eccessivo innalzamento dello stile, che ricade così in un effetto di comica esagerazione. Del resto il passero è posseduto dalla donna amata, e questo è abbastanza perché possa essere equiparato ironicamente a un dio.

Su questi due livelli si articola la parodia, che costituisce la cifra più importante dell’intero componimento, e gli conferisce originalità. Senza questi elementi, sarebbe facile bollarlo come una banale imitazione di Meleagro, che ben poco ha da offrire di nuovo. Invece l’adozione ironica di moduli della poesia alta lo distacca decisamente dalla fredda formalità di certi versi degli epigrammi di età ellenistica. Inoltre, l’uso del vezzeggiativo solaciolum è un tratto tipicamente neoterico.

Proprio per questo in questa poesia il contenuto è meno importante che nel carme 1. L’unico elemento notevole è sul finale, quando come dicevo prima viene anticipato l’elemento di sofferenza presente nel rapporto d’amore. Catullo sostiene che, come la donna amata, anche lui può trovare conforto alle sue pene. Che si parli d’amore è qui evidente dal lessico e dal contesto, e quindi viene da pensare che la donna amata non lo corrisponda. Il componimento assume perciò una sfumatura diversa. Il poeta sta immaginando la donna con il passero, o forse la sta osservando da lontano. Comunque sia, egli si trova distante da lei, e questo spiega l’ironica divinizzazione del passero: l’uccellino fa quello che vorrebbe fare il poeta, ovvero passare del tempo con la donna. In quest’ottica, la descrizione dei giochi viene velata da una patina quasi di rimpianto da parte di Catullo per la sua impossibilità a prendervi parte.

Voglio infine soltanto accennare qualche problema relativo alla struttura del testo. Come dicevo all’inizio, la traduzione che propongo è per così dire di servizio. In realtà, se avessi voluto dare una traduzione più accurata avrei innanzitutto dovuto esaminare le varie correzioni che sono state fatte in alcuni punti della poesia. Innanzitutto, qualche editore ipotizza la caduta di alcuni versi tra il verso 6 e il 7. Inoltre, crea alcuni problemi dare un senso a ut al verso 8. Io l’ho tradotto come una congiunzione finale, ma c’è anche chi lo ha espunto e ha modificato o in tum il cum che viene subito dopo o in posse il possem del verso successivo. Un’altra soluzione adottata è stato dare a ut una sfumatura interrogativa, oppure considerare ut cum come un unico nesso causale. Vi offro soltanto le varie ipotesi, senza però prendere una posizione precisa, e nella traduzione sopra ho soltanto seguito l’interpretazione che viene data solitamente.


Credo che questo sia sufficiente per capire, cosa che non è scontata, che non siamo davanti semplicemente a una poesia qualunque su un passero e la donna amata, ma l’operazione compiuta dal poeta è più arguta, più letteraria. È qui del resto che possiamo ammirare la bravura di Catullo, ed è questa una linea interpretativa che possiamo seguire anche per interpretare altri autori antichi. Capita spesso che nei libri di scuola o nelle spiegazioni degli insegnanti si privilegi l’aspetto grammaticale o quello culturale; come se spiegando la Divina Commedia ci si limitasse a tracciare un profilo biografico dei personaggi che Dante incontra o a fare l’analisi grammaticale e logica dei versi. Capite che ci si perderebbe tutto l’aspetto ideologico e letterario dell’opera. Questo aspetto è presente anche nelle opere antiche, anche se appunto spesso viene trascurato. Mio obiettivo è anche quello di porre l’accento su questo.


Quindi, ricapitolando, il primo approccio con la poesia di Catullo dopo il carme proemiale ci presenta l’immagine di un poeta che cerca di conciliare modi della poesia ellenistica con la tradizione romana e in chiave parodica, e che vela con questa patina ironica quelli che sono gli argomenti più intimistici, che verranno meglio approfonditi nelle poesie successive.

Sinceramente, non so quando riuscirò a postare il commento al carme 3, se tutto va bene tra un paio di settimane. Comunque non mollo, anche se sono consapevole che il commento al Liber non lo finirò mai tiro avanti imperterrito! Alla prossima!

3 commenti: