Forse non ho mai avuto modo di dirlo,
comunque non amo le biografie degli scrittori. Tuttavia, non posso che riconoscere
la loro indubbia utilità, e di certo può giovare osservare a grandi linee la
vita di Ausonio. Innanzitutto, nasce all’inizio del quarto secolo d.c. e muore
sulla fine dello stesso secolo. Sua città natale è Burdigala, in Francia,
l’odierna Bordeaux, e suo padre è medico. Tuttavia, egli intraprende gli studi
di retorica, prima a Burdigala e poi a Tolosa, nella scuola di suo zio.
Terminati gli studi, esercita l’avvocatura per un periodo e poi fonda una
propria scuola di retorica. Si colloca in questo periodo il suo momento di
massimo splendore. Ausonio diventa talmente famoso da essere chiamato a
ricoprire il ruolo di precettore di Graziano, figlio dell’imperatore
Valentiniano I.
Durante il periodo alla corte imperiale
la fama di Ausonio gli consente di non svolgere solo incarichi di tipo
professionale. Egli ricopre anche diverse cariche pubbliche, come per esempio
il consolato nel 379. Questo lasso di tempo di grandi trionfi per lui
corrisponde al momento in cui Graziano è al potere. Alla sua morte Ausonio è
costretto ad allontanarsi dalla corte, e a tornare nel suo paese di nascita,
dove muore intorno al 395.
Che cosa è importante di questa
biografia? Essenzialmente la parte centrale. Ciò che influenza in maniera
decisiva la sua attività poetica è il suo ruolo di maestro e di retore. L’opera
di Ausonio non si configura come caratterizzata da una particolare ideologica
alla sua base, ma come un esercizio di stile di una persona che possiede e
maneggia in maniera egregia gli strumenti della retorica. Ausonio è stato
tacciato di essere uno sterile erudito, e sotto certi aspetti questa
definizione non gli sta nemmeno troppo stretta. Personalmente, non è di certo
uno degli autori che apprezzo di più. Tuttavia, non c’è dubbio che incarni in
maniera efficace le tendenze retoriche e stilistiche dell’epoca in cui è
vissuto, e quindi, almeno inserito nel contesto del quarto secolo, non risulta
fuori luogo, anzi, così diventa persino chiaro perché era così apprezzato da
diventare precettore di Graziano, figlio dell’imperatore.
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Graziano |
La componente retorica dell’opera di
Ausonio è necessaria per spiegare l’uso che egli fa del distico elegiaco. Per
capirlo vorrei esaminare parti di alcune opere, le Epistulae, i Parentalia e
i Caesares. Mentre le prime sono una
serie di lettere in versi e in prosa composte nel periodo dopo la morte di
Graziano, i Parentalia sono
costituiti da trenta componimenti dedicati ad altrettanti parenti di Ausonio, e
i Caesares da una serie di brevi
poesie ciascuna deputata alla descrizione di un imperatore. Vedete cosa
intendevo? Se
osservate i contenuti delle opere come li ho appena elencati, notate che in
quasi nessuna (con la parziale esclusione forse delle Epistulae) è sottesa una qualche ideologia. Servono o per mostrare
erudizione oppure per mettere in gioco l’abilità dell’autore nella
composizione, o al massimo per mettere in scena quelli che sono alcuni topoi
della poesia contemporanea o precedente, come l’invito di amici. Tuttavia,
avremo modo di osservare, e questa è la caratteristica più importante di
Ausonio, come l’impostazione retorica conduca Ausonio a esiti diversi rispetto
allo pseudo Lattanzio.
Cominciamo con l’esaminare i Caesares.L’opera è divisa in due parti,
una composta da monostici e l’altra da tetrastici. Ciò che ci interessa sono i
tetrastici, ovvero poesie di quattro versi ciascuna, perché sono tutte in
distici elegiaci, mentre i monostici sono in esametri. Vediamo il tetrastico
numero 7, quello dedicato a Nerone.
Aeneadum
generis qui sextus et ultimus heres,
polluit et
clausit Iulia sacra Nero.
Nomina quot
pietas, tot habet quoque crimina vitae.
Disce ex
Tranquillo: set meminisse piget.
Della stirpe
degli eneadi sesto e ultimo erede,
che infangò e
concluse la sacra famiglia di Iulo, è Nerone.
Quanti i nomi
che doveva rispettare, tanti i crimini della sua vita.
Imparalo da
Tranquillo: ricordarlo mi addolora.
In questo caso nella traduzione ho
preferito rimanere un po’ più sul difficile e sul meno bello a leggersi,
mantenendo però il più possibile i costrutti e soprattutto la posizione delle
parole del testo latino. La ragione è semplice, vorrei che si comprendesse
facilmente l’alto livello di elaborazione della poesia. Come vedete il soggetto
della prima frase, che occupa i primi due versi, si trova alla fine del secondo
verso, e questa, anche per una lingua come il latino, non è di sicuro una
posizione usuale. Lo stesso si può dire per il terzo verso, che, pur rifiutando
una struttura interna che collochi le parole in un qualche ordine, costituisce
comunque un’espressione molto brachilogica e sintetica. Insomma, già da questo
si può capire come Ausonio, pur non presentando difficoltà a livello di
contenuti, possa non essere agevole alla lettura per via del manierismo che
caratterizza il suo stile.
Lo scopo dell’opera è come dicevo quello
di mostrare l’erudizione dell’autore e la sua capacità di comporre versi.
Ausonio vuole semplicemente evidenziare che è in grado di scrivere una poesia
di quattro versi su ogni imperatore, e basta, non vuole andare oltre. Siamo di
fronte a esibizioni di bravura e di erudizione, e questo lo vediamo sia dallo
stile barocco che ho già evidenziato sia dai frequenti richiami alla tradizione
letteraria. Il più evidente è quello dell’ultimo verso, in cui Ausonio invita
il lettore a imparare la vita di Nerone non dalle sue poesie bensì dall’opera
di Svetonio (chiamato nel testo con il cognomen Tranquillo), noto per uno
scritto dedicato alla vita dei primi imperatori da Cesare fino a Domiziano. C’è
un altro riferimento, molto evidente anche questo, nell’incipit della poesia.
Le prime parole riprendono modificato il celeberrimo inizio del De rerum natura. Da “aeneadum genetrix”
Ausonio deriva il suo “aeneadum generis”. Anche altri luoghi del componimento
possono essere associati a passi di altri poeti, tuttavia questo è il più
evidente e anche il più sicuro, visto che si tratta della evidente ripresa di
un punto importante e quindi facilmente impresso nella memoria del poema di
Lucrezio.
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Svetonio Tranquillo |
Tocca ora cercare di capire quale sia il
ruolo del distico elegiaco in questo sfoggio di cultura e di stile. Potrebbe
venire da pensare che ci troviamo in una situazione simile a quella di
Lattanzio, in cui il metro non aveva una vera e propria relazione con il
contenuto. In realtà io credo che qui Ausonio voglia rifarsi alla grande
tradizione dell’elegia erudita che inizia con Callimaco e con Properzio arriva
a Roma. Certo, della profondità di questa tradizione in Ausonio resta poco o
niente: quello che in Properzio era una scusa per fare della grande poesia qui
diventa lo scopo stesso della poesia, riducendone così lo statuto a puro mezzo
per esibire questa conoscenza. Insomma, il vecchio ruolo del distico elegiaco è
sì ripreso ma ridotto all’osso al punto da essere scarno e svilito.
Non credo serva soffermarsi
ulteriormente sui Caesares. Voglio
invece passare a leggere una delle Epistulae.
Si tratta della prima lettera della raccolta, destinata ad Assio Paolo.
Tandem eluctati
retinacula blanda morarum
Burdigalae
molles linquimus illecebras
Santonicamque
urbem vicino acessimus agro.
Quod tibi si
gratum est, optime Paule, proba.
Cornipedes
rapiant imposta pertorrita mulae,
vel cisio
triiugi, si placet, insilias,
vel celerem
mannum vel ruptum terga veredum
conscendas,
propere dummodo iam venias,
inastantis
revocant quia nos sollemnia paschae
libera nec
nobis est mora desidiae.
Perfer in
excursu vel teriuga milia epodon
vel falsas lites, quas schola vestra serit;
nobiscum invenies, multas quia linquimus istic
nugarum veteres cum sale reliquias.
Dopo avere
finalmente superato I blandi vincoli dell’attesa
lascio i
languidi piaceri di Burdigala
e giungo a
Santonica, nel territorio vicino.
Valuta se
questo ti è gradito, ottimo Paolo.
Le mule dagli
zoccoli unghiati tirino le carrozze a loro imposte,
o, se
preferisci, salta sul carro a tre cavalli,
o sali sul
rapido manno, o sul veredo dalla schiena
ferita, purché
tu mi raggiunga di fretta,
poiché ci
chiamano le solennità della Pasqua
incombente, e
non c’è spazio per il tempo libero.
Porta nella tua
visita tre epodi
o le false liti
che costruisce la vostra scuola;
troverai con me
molti resti di vecchi
divertimenti
che ho lasciato qui.
Il tema della poesia è un classico,
ovvero l’invito rivolto dal poeta a un amico. Se lo confrontate con i carmi di
Catullo che trattano lo stesso argomento, però, vi rendete conto di moltissime
differenze. Non è mia intenzione soffermarmi su tutte, anche perché riguardano
i fatti più svariati (dalla lingua ai singoli luoghi del testo), e sarei
costretto ad andare fuori da quello che è il mio intento. Mi limiterò quindi
soltanto a evidenziare la stranezza del metro elegiaco. I carmi di Catullo che
costituiscono inviti agli amici sono infatti scritti in endecasillabi faleci. La scelta di
Ausonio appare quindi non convenzionale. Si potrebbe provare anche ad accostare
quest’epistola a un altro tipo di poesia, quella delle Silvae di Stazio. Ora, ammetto la mia ignoranza. Io non conosco
questa raccolta così bene da stabilire se effettivamente contenga degli
antecedenti significativi di questa epistola, tuttavia sono abbastanza sicuro
che non ne abbia, e per un semplice motivo. Le Silvae di Stazio sono poesia d’occasione, mentre quella di Ausonio
no. Non dico che Ausonio non potrebbe avere avuto presente una silva di Stazio, dico che vista la
natura molto diversa delle due raccolte è difficile che la scelta del metro
possa avere una motivazione comune.
Come spieghiamo quindi il distico
elegiaco? A parer mio, qui ci troviamo in una situazione di uso del metro
svuotato del suo significato. Non esiste una vera ragione per scegliere il
distico elegiaco al posto dell’esametro, semplicemente il suo uso si può
ricondurre alla volontà del poeta di ricorrere a vari metri della tradizione.
Nell’Epistulae infatti troviamo anche
esametri o anche abbinamenti originali, come nel caso dell’epistola 2. In buona
sostanza, qui Ausonio si muove in modo diverso che con i Caesares, scegliendo di utilizzare il distico elegiaco senza una
ragione precisa, e non per rifarsi a una tradizione.
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Ausonio |
Veniamo ora ai Parentalia. L’opera si configura, come dicevo, come una raccolta di
poesia dedicata a una serie di parenti defunti di Ausonio. Ho deciso di
riportare qui la prefazione, che ha com’è ovvio carattere programmatico.
nomina carorum,
iam condita funere iusto
fleta prius lacrimis,
nunc memorabo modis,
nuda, sine
ornatu fandique carentia cultu:
sufficit inferiis exequialis honos.
Nenia, funereis
satis officiosa querellis,
annua ne
tacitus munera praetereas,
quae Numa
cognatis sollemnia dedicat umbris,
ut gradus aut mortis postulat aut generis.
Hoc satis est tumulis, satist est telluris egenis:
voce ciere animas funeris instar habet.
Gaudent
compositi cineres sua nomina dici:
frontibus hoc scriptis et monumenta iubent.
Ille etiam,
maesti cui defuit urna sepulcri,
nomine ter
dicto, paene sepultus erit.
At tu,
quicumque es, lector, qui fata meorum
dignaris
maestis commemorare elegis,
inconcussa tuae
percurras tempora vitae
et praeter
iustum funera nulla fleas.
I nomi dei miei
cari, già sepolti secondo i riti.
che prima ho pianto
in lacrime, ora ricorderò in versi,
nudi, senza
ornamenti, che mancano di cura stilistica:
basta ai morti
l’onore dei riti funebri.
Nenia, che si
dà da fare per le lamentazioni mortuarie,
non trascurare
in silenzio la festa annuale
che Numa ha
dedicato alle ombre dei parenti,
come richiedere
il tipo di morte e la parentela.
Questo basta
alle tombe, basta anche a chi è non ha terra:
chiamare le
anime ha l’aspetto di un funerale.
Gioiscono le
cenere che sia pronunciato il loro nome:
lo ordinano
anche le scritte sui sepolcri.
Anche a chi
mancò l’urna della triste tomba,
chiamato tre
volte sarà quasi sepolto.
E tu, lettore,
chiunque tu sia, che il destino dei miei
ti degni di
ricordare con queste infelici elegie,
percorri sicuro
il tempo della tua vita
e non piangere
nessuna morte più del giusto.
Qui la situazione è ben diversa dalle
precedenti. Qui l’uso del distico elegiaco è motivato, e da più di una ragione.
Innanzitutto, bisogna invocare il genere letterario dei Parentalia, riconducibile all’epigramma funebre, per quanto senza
dubbio presenti tratti di grande originalità. Come ricorderete dall’articolo
sulla storia dell’elegia, la funzione primaria e originale del distico elegiaco
era proprio quella associata alla poesia dedicata ai morti. Quindi qui Ausonio
si rivela assai tradizionale, riproponendo una elegia, potremmo dire, alla
maniera antica. Tuttavia, questo richiamo non va inteso come una grande
influenza sull’opera: la precedente poesia elegiaca è di certo richiamata dalla
scelta del metro ma non costituisce in alcun modo un ipotesto. Il suo utilizzo
è quindi da associare, ancora una volta, con la volontà di Ausonio di mostrare
la sua erudizione.
Vediamo quindi di tirare le conclusioni.
Con Ausonio ci troviamo di fronte a un autore colto e ben consapevole della
tradizione letteraria che lo precede, al punto da rendere la sua ripresa e
allusione un punto fondamentale della sua poesia. Alla volontà di mostrare
cultura può essere in tutti i casi, in fondo in fondo, ricondotto l’uso del
distico elegiaco, con il fatto che a volte la sua funzione originale appare
svilita o ridotta del suo valore. Se quindi può apparire un utilizzo sterile e
superficiale, è tuttavia da sottolineare che la poesia di Ausonio si mantiene
su livelli alti, se non emotivamente almeno formalmente, e questo restituisce
un minimo di dignità a un metro che, per esempio, lo pseudo Lattanzio uso solo
a scopo di esercizio.
La carrellata su Ausonio può concludersi
qui. Nel prossimo articolo voglio esaminare il poema di Rutilio Namaziano, il De reditu suo, che riserva sorprese
ancora diverse da quelle che abbiamo trovato in Ausonio. Saremo di fronte a un
distico elegiaco usato davvero in modo originale, in un poema che spesso è
stato considerato solo un collage di versi di poeti precedenti.
Trovo l'articolo e le letture di grande interesse! Grazie per questa spiegazione dettagliata su Ausonio, il poeta di Burdigala (oggi in Francia, Bordeaux).
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