Ho letto La storia futura di Robert
Heinlein poco meno di un anno fa. Se la sto recensendo ora è perché sono
pignolo e precisino e se inizio un ciclo di recensioni lo devo finire. Quindi,
a ottobre ho recensito tutti i tre volumi di racconti che compongono il ciclo,
ora mi dedico ai romanzi. Qui trovate quello che penso sul primo in ordine
cronologico, I figli di Matusalemme, che si colloca dopo l’ultimo dei
racconti brevi.
Autore: Robert Heinlein
Anno: 1958 (la prima edizione divisa in tre parti è
del 1941)
Editore: Mondadori
Pagine: 238
TRAMA
Esistono uomini diversi dagli altri. Esistono ma
vivono in incognito, di nascosto rispetto alle persone normali. Si tratta degli
Howard, un gruppo di famiglie i cui membri, diversi anni prima, hanno preso
parte a un esperimento genetico per allungare la durata della loro vita. Mary
Sperling, il primo personaggio che ci presenta il romanzo, è una di queste
persone, e, nonostante sembri intorno alla trentina, in realtà ha più di
centottanta anni. Le famiglie Howard hanno da poco deciso di rivelare al mondo
la propria esistenza, in quanto sulla Terra ormai la situazione politica è
tranquilla e c’è stabilità, e quindi si pensa che gli uomini siano pronti a
venire a conoscenza di questi segreti.
Questa decisione è stata presa dalla totalità dei
membri delle famiglie riunita in consiglio. Tuttavia, non poteva rivelarsi più sbagliata.
Nella gente comune si è insinuato il dubbio che le famiglie Howard tengano
nascosto il segreto della longevità, e non vogliano condividerlo. Viene presto
varato un piano governativo che prevede la detenzione di tutti i membri delle
famiglie. È ormai il panico, e urgono soluzioni drastiche, ed è in questo clima
che emerge Lazarus Long, strano membro delle famiglie che è sempre stato sulle
sue...
LA MIA OPINIONE
I figli
di Matusalemme si può dividere in due
grosse parti. La prima è quella che ho raccontato sopra e, devo dire la verità,
non è granché. Si legge, per carità, e ha anche qualche scena d’azione più che
discreta, ma non mi ha convinto. Sarà che Lazarus Long non risulta, almeno qui,
un personaggio così incisivo, sarà che gli eventi, specie andando avanti,
sfiorano il lettore senza coinvolgerlo troppo, non lo so. Sta di fatto che
comunque non mi ha preso molto. La seconda parte, invece, è decisamente meglio.
E mi tocca metterla sotto spoiler.
Sostanzialmente, l’unica soluzione che Lazarsu Long
trova per salvare le famiglie Howard dai progetti del governo è quello di
rubare un’astronave e portare via i geoidi dal geoide tutti insieme. La fuga
dalla Terra ha successo e quindi il romanzo passa a raccontare le avventure delle
famiglie Howard sui vari pianeti su cui atterrano e cercano di stabilirsi.
Questi pianeti sono due, in pratica, quello dei Jockaira e quello del Piccolo
Popolo. Ecco, non voglio rivelarvi troppo, ma entrambe le civiltà sono
descritte e mostrate veramente bene. Sono originali, interessanti, e ben
costruite. Si vede che Heinlein le ha pensate molto attentamente e in modo
molto preciso, sono approfondite e credibili. Insomma, sono entrambe delle
ottime idee e sono anche ben gestite.
Dove il romanzo cade ancora è nel finale. Non
voglio rivelare nulla, ma l’ho trovato un po’ anticlimatico e di comodo. In
buona sostanza, le famiglie Howard si trovano la pappa fatta e ogni problema
viene risolto da sé.
[FINE SPOILER]
Gli spiegoni scientifici costituiscono una parte importante del romanzo, e sono importanti per lo svolgersi della trama. Sono in
buona sostanza solo due, ma sono di discreta lunghezza, in particolare il
primo, e quindi rimangono impressi. Uno riguarda la possibilità di viaggiare a
velocità maggiori di quella della luce, l’altro non lo rivelo per non fare
altri spoiler. Ad ogni modo, devo dire che sono discreti, nel senso che si
seguono e si fanno capire persino da chi come me è un profano dell’argomento.
Tuttavia, la nota dolente è che sono senza dubbio troppo lunghi, e quindi non
riescono a mantenere viva l’attenzione del lettore per tutto il tempo. Mi
riferisco in particolare a quello sui viaggi oltre la velocità della luce, che
in certi punti è davvero soporifero.
Comunque, ed è la cosa più importante, suonano
credibili. Com’è ovvio se uno si mette a spulciare risultano scientificamente
scorretti (lo sanno anche i sassi che non si può viaggiare oltre la velocità
della luce), ma non lo sembrano. Credo che questo sia un grande merito per un
autore di fantascienza (e di fantasy in generale), il travestire la sua falsità
talmente bene da farla suonare vera. Certo, ci sono scrittori che non fanno
così, vedi Asimov, ma c’è anche da dire che la sua fantascienza è molto meno
hard di tante altre, e gli spiegoni sono ridotti al minimo, se non assenti. Non
è questo il caso, ed è assodato che Heinlein non disdegna di piegare la verità
scientifica per i suoi scopi. E se ancora questo non fosse chiaro, aspettate
che recensisca Time enough for love.
I personaggi sono caratterizzati in modo discreto
ma molto altalenante. Mary Sperling è accettabile e nulla più, ma va bene,
tanto mano a mano che la storia prosegue continua a perdere di importanza. Un
personaggio che trovo stereotipato e in ultima analisi piuttosto vuoto (anche
un po’ antipatico) è Andrew Libby. Ve lo ricordate? È il protagonista di Disadattato, l’ultimo racconto che ho
recensito nella scorsa puntata della storia futura. Ho l’impressione che
Heinlein gli fosse molto affezionato, e onestamente faccio fatica a capire
perché. È il classico Dexter ma senza laboratorio e senza sorella sflangia
gioielli a carico. Non ha un tratto di personalità che sia uno se non l’essere
un genio. E ok, d’accordo, mi può andare bene per introdurlo, ma poi mi aspetto
anche qualcos’altro. Il fatto è che ricopre pure un ruolo importante nella
storia, eppure è spesso quanto un foglio di carta. Avete presente Sleeping Beauties? Il romanzo che Stephen King ha scritto insieme al figlio Owen un
paio di anni fa? L’ho letto poco tempo fa ma non lo recensirò perché non mi va
di bacchettare lo zio Steve, vi basti sapere che ha ventordicimila personaggi e
di questi solo una piccola parte è ben caratterizzata. Gli altri sono nomi
scritti su carta, e mentre li leggevo non mi dicevano nulla perché non riuscivo
a ricordarmi neanche chi fossero. Ecco, per Libby il discorso è esattamente
identico.
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Libby si prepara a partire sulla sua astronave che supera la velocità della luce. |
Per quanto riguarda Lazarus, Long la cosa è particolare, nel senso che è in effetti un personaggio ben caratterizzato, e in Time enough for love, lungo romanzo interamente dedicato a lui, fa una gran figura. Voglio dire, non è per nulla semplice che un protagonista che non ha quasi evoluzione psicologica, e grazie alla sua esperienza di vita millenaria non ha più spunti di crescita o comunque cose da imparare, riesca a reggere da solo sulle proprie spalle qualcosa come novecento e passa pagine di libro senza diventare noioso, saccente o antipatico. O tutte e tre le cose insieme. Quindi quando ha il dovuto spazio Lazarus Long è un personaggio di tutto rispetto. Ne I figli di Matusalemme, però, non risulta né particolarmente interessante né particolarmente brillante, insomma colpisce molto meno il lettore di quanto accada dove invece è il protagonista assoluto. Perché sì, per quanto ricopra un ruolo molto importante e gli sia dedicato molto spazio, non si può dire che Lazarus Long sia il protagonista, così come in realtà non si può dire che lo sia Mary Sperling. In realtà, il vero protagonista del romanzo è la totalità delle famiglie Howard. Lazarus e Mary sono solo due membri che hanno un po’ più attenzione degli altri, ma di fatto non emergono come protagonisti in tutto e per tutto. Questo se da un lato è originale, dall’altro però impedisce al lettore di affezionarsi a un personaggio in particolare.
In buona sostanza, quanto vale I figli di Matusalemme? Bisogna porre questa domanda considerandolo
però sotto due aspetti, di cui il primo è la sua appartenenza al ciclo della Storia Futura. Ricorderete che i voti
che ho dato ai racconti erano molto altalenanti, e quindi alla fine ho concluso
la terza parte della recensione dicendo che il fascino della Storia Futura sta più nella sua
architettura d’insieme che nelle singole parti che la compongono. I figli di Matusalemme, in quest’ottica,
rappresenta una tessera discreta del mosaico, che tutto sommato non aumenta né
diminuisce la media della qualità dei racconti. C’è da dire, però, che è
superiore in fatto di idee. Le due civiltà in cui i pellegrini spaziali
incappano sono davvero interessanti, e anche abbastanza originali, come dicevo
prima, e idee così buone è difficile trovarne all’interno dell’antologia.
E preso come romanzo a sé stante? Sotto questo
aspetto, è un romanzo che consiglierei ma con riserve. Tanto per cominciare,
trovo che letto da solo, senza conoscere la Storia
Futura, renda molto meno. E più in generale si sente qua e là che ormai ha
quasi settant’anni, e certe parti iniziano a puzzare di vecchio. Non è, per
dire, come i romanzi di Asimov, che per quanto abbiano la loro età comunque
appaiono freschi e genuini, o, ancora di più, come i romanzi di Dick. Oltre
tutto dove le idee non sono eccelse l’attenzione del lettore non viene
stuzzicata a dovere. Insomma, non è che sia brutto, alla sufficienza piena ci
arriva senza dubbio. Ma di sicuro Heinlein ha dimostrato, anche nell’antologia
stessa, di saper fare di meglio.
IN CONCLUSIONE
Pregi o difetti che abbia, I figli di
Matusalemme è un romanzo fondamentale nella cronologia della Storia Futura,
perché introduce il personaggio fondamentale di Lazarus Long e anticipa molti
temi che saranno ripresi in modo ampio in Time enough for love. Nel bene
e nel male, dunque, se uno vuole fare il precisino come me e leggersi tutta la
serie, è una tappa imprescindibile.
VOTO:
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