venerdì 24 maggio 2019

Fumetti americani e mangaka a scuola di coerenza da Brandon Sanderson


Il professor Sanderson sta scrivendo ai due computer che ha sulla scrivania. Per la precisione, con la mano destra scrive il nuovo romanzo della serie delle Cronache della Folgoluce (chiedendosi come i traduttori italiani abbiano potuto trovare un nome così orribile), mentre con la sinistra un racconto che sarà il prequel di una decalogia di pentalogie che inizierà dalla creazione del mondo e arriverà all’invenzione dei viaggi intergalattici con la magia. Nel frattempo sta ideando lo spin off del seguito della quarta era di Mistborn, e pensa al fatto che stamattina non ha preso il caffè e quindi non riesce a fare troppe cose contemporaneamente. Si trova così intento a pensare che quasi non si accorge che la campanella sta suonando e gli alunni stanno entrando in aula.

Batman si fionda nel banco davanti alla cattedra, Akira Toriyama ed Eichiro Oda in due banchi a metà aula e iniziano a lanciarsi palline di carta. Tite Kubo cammina con le mani in tasca e andatura fiera fino al banco nell’angolo in fondo, masticando un chewing gum. Si siede, si sistema gli occhiali da sole scuri e si mette a braccia conserte. Thanos arriva con in spalla la sua metà di zaino, che contiene solo metà dei libri, e chiede a Batman di fargli copiare i compiti, perché ne ha fatti solo metà. Batman rimane in silenzio. Thanos si va a sedere sconsolato, sperando che il prof gli dia solo metà nota sul registro.

Rocket sfreccia attraverso l’aula e si nasconde dietro Tite Kubo. Ha di nuovo sentito l’irrefrenabile desiderio di rubare la dentiera alla bidella. La bidella entra chiedendo se qualcuno ha visto Rocket. Tite Kubo continua imperterrito a masticare il chewing gum dietro i suoi occhiali neri. La bidella esce. Poco dopo entrano anche Groot, Iron Man, Capitan America e Hulk. Thor liquida la schiera di fan girl urlanti con cuori al posto degli occhi che lo segue tutte le mattine e si siede accanto a Thanos.

"Io sono Iron Man"
Un rumore di vetri rotti fa sussultare il professor Sanderson. È Superman, che anche oggi è entrato volando dalla finestra. Sanderson sospira, pensando a quando dovrà dire al preside che bisogna cambiare finestra per la quindicesima volta in tre settimane. Si alza abbandonando i suoi computer, non prima di avere pensato a sei ambientazioni per altrettanti cicli di romanzi, che dovrebbero essere soltanto la prima era della storia del mondo, in totale composta da sedici ere. Fa l’appello. Rocket si sta provando la dentiera della bidella, quindi risponde sputacchiando e facendo la doccia a Tite Kubo. Tite Kubo continua imperterrito a masticare il chewing gum dietro i suoi occhiali neri. Groot risponde felice «Io sono Groot» quando viene chiamato. Sanderson alza gli occhi al cielo. Groot è un bravo ragazzo, ma ha voti bassissimi, l’unica risposta giusta che dà è all’appello.
«Ora che ci siete tutti» esordisce Sanderson «Introdurrò l’argomento di oggi, ovvero la coerenza narrativa nella gestione dei poteri dei personaggi. Mi duole informarvi che alcuni di voi sono drasticamente overpowered...»

Il dottor Strange si guarda intorno fischiettando. Non ha mai ritenuto eccessivo il suo potere di riavvolgere il tempo. D’altra parte, è grazie a quello che ha il massimo dei voti in tutte le materie. «Ora» prosegue Sanderson «Il perché avete poteri troppo forti è semplice. Ma non lo spiegherò io, lo farà uno di voi. Toriyama, alla cattedra».

Toriyama smette di lanciarsi palline di carta con Oda e corre davanti alla lavagna. «Dunque» chiede Sanderson «Vuoi parlarci di Goku e di quanto diventa forte da super Sayan?»

«Bé, Goku super sayan è sicuramente in grado di distruggere un pianeta…»

«E Goku super sayan di secondo livello?»

Toriyama è in difficoltà. Si guarda intorno sperando che Oda gli suggerisca, ma sta tirando palline di carta contro Tite Kubo, che continua imperterrito a masticare il chewing gum. «Di sicuro è più forte di Cell» balbetta.

«E Goku super sayan di terzo livello?»

Toriyama suda freddo. «Tiene testa a Majin Bu» risponde, con un filo di voce.

«E Goku super sayan God?»

Toriyama crolla, e supplica Sanderson di mandarlo a posto perché aveva detto che quel giorno spiegava. Sanderson gli sorride e lo tranquillizza, per questa volta non gli metterà il voto. «Il problema» spiega poi «è che Goku diventa presto troppo forte, e quindi ben presto i suoi poteri sfuggono qualunque rapporto di proporzionalità con ciò che può fare una persona normale. All’inizio Goku è straordinario perché è più forte e più veloce di un uomo comune, poi perché è molto più forte e molto più veloce di un uomo comune, finché diventa così forte e così veloce che gli standard normali dei lettori non sono più in grado di misurarlo. L’unico modo per misurarlo è valutare la sua forza paragonandola a quella degli antagonisti, che però sono fuori proporzione pure loro. Avete presente come funziona Dragon Ball Super? Goku diventa sempre più forte ma sostanzialmente non si percepisce più nessun cambiamento di capacità da una trasformazione a un’altra, se non che riesce a battere il nemico di turno, cosa che prima non gli riusciva. Questo non è bene per una storia perché il lettore non si stupisce più. Quando i personaggi sanno fare cose che lui non sa fare allora è interessato, ma quando i poteri dei protagonisti escono dai suoi parametri non lo interessano più, lo annoiano e basta».

I libri che Sanderson ha scritto ieri mattina.
La classe è tutta intenta a prendere appunti. «Per i supereroi la questione è un po’ diversa, perché non riguarda tanto la qualità dei poteri, ma la loro quantità. Questo si nota in particolare nei film, più che nei fumetti, visto che gli sceneggiatori Marvel hanno la brutta abitudine di dare al pubblico esattamente quello che si aspetta. Non è che voi partiate fin da subito male, è che presto gli sceneggiatori vi riempiono di talmente tanti super poteri che poi viene da chiedersi come facciate ad avere difficoltà a battere il cattivo, specie quando lui è uno e voi una marea. I maldicenti suggeriscono che quando siete stati colpiti da quei raggi gamma o vi hanno iniettato quel siero del supersoldato vi sia spuntato qualche cromosoma in più. Ad ogni modo, è frustrante vedere come gruppi di personaggi che insieme possono fare praticamente tutto e il contrario di tutto non riescano a sconfiggere una persona, che ok, magari avrà pure lui dei gran superpoteri, ma resta pur sempre uno solo».

Sanderson prende fiato per lasciare che gli alunni finiscano di scrivere. Solo Tite Kubo continua imperterrito a masticare il chewing gum. «Un aspetto importante» continua «Che bisogna considerare è che è inutile e dispersivo inventare troppe cause per la nascita dei superpoteri. È fondamentale, quando si crea un sistema di poteri soprannaturali, che siano la magia, come faccio io nei miei romanzi, o qualunque altra cosa, partire da poche regole semplici, che stiano alla base di tutto, e che chiariscano fin dall’inizio che cosa si può o non si può fare». Si guarda intorno alla ricerca di Togashi. Vorrebbe chiamarlo per fargli i complimenti, visto che il suo sistema del Nen è perfetto sotto questo aspetto, ma anche oggi il suo banco è vuoto. Togashi sarebbe un allievo modello, se non avesse l’abitudine di frequentare le lezioni qualche settimana e poi prendersi pause di sei mesi. «Un esempio è quello dei frutti del diavolo di One Piece. Il loro punto debole è conosciuto fin dall’inizio, e poi Oda ne descrive le tipologie. I poteri derivabili dai frutti del diavolo sono praticamente infiniti, tuttavia esistono dei limiti prefissati che consentono in qualche modo di inquadrarli. Si poteva fare qualcosa di più rigoroso? Naturalmente sì, visto che le premesse delle tipologie non esauriscono tutti i poteri dei frutti, ma questo non è un problema. Invece, un sistema poco rigoroso ma anche privo di criteri logici alla base è quello dei fullbring di Bleach».

Tite Kubo, le emozioni fatte mangaka.
Tite Kubo non si muove di un millimetro quando sente pronunciare il suo nome. Per un secondo smette di masticare. «I fullbring non hanno dei criteri alla base per stabilire quali poteri possono conferire e quali no. Esiste una regola generalissima e molto astratta, che ha l’unico compito di giustificare la presenza di questi poteri, e poi basta, con il fullbring si può sostanzialmente fare quello che si vuole. Questo è poco interessante perché quando si può fare qualunque cosa non c’è problema che non possa essere superato, almeno in potenza. Prendete la mia trilogia di Mistborn. La cosa più interessante dei poteri del…ehm…Lord Reggente» Sanderson si ferma un istante, perché la brutta traduzione italiana gli provoca nausea e voltastomaco. Afferra un gaviscon che tiene in tasca per occasioni simili e lo ingoia sentendosi Kelsier che beve una fiala di Atium. «Dicevo» riprende «che la cosa più interessante dei suoi poteri e che non inseriscono nulla di nuovo rispetto a ciò che è stato detto di Feruchemia e Allomanzia. Si tratta di un loro uso che si poteva derivare dalle premesse di questi due tipi di magia, e la bravura dello scrittore, in questo caso mia, è quella di avere trovato un uso intelligente e non scontato delle regole che lui stesso ha creato. Questo è stimolante per i lettori, e onesto nei loro confronti. Quando qualcuno legge un mio romanzo e vede qualcosa che non capisce sa che c’è sicuramente una spiegazione e che essa è perfettamente inseribile nell’ambientazione, senza forzature. Inventarsi poteri senza regole priva la storia di mordente, perché il lettore sa che intanto può sempre spuntare fuori qualcuno che sa fare esattamente quello che serve. Quando invece ci sono dei limiti, allora si può davvero mettere i personaggi in difficoltà.

«I vostri poteri, amici supereroi, stancano per questo motivo. Perché possono venire fuori da qualunque cosa e non hanno limitazioni. Non esiste un criterio alla base, potenzialmente da qualunque evento accidentale potrebbe venire fuori qualunque genere di potere, che potrebbe essere sviluppato in qualunque modo. Per questo, nell’intero mondo Marvel c’è gente che più o meno sa fare qualunque cosa. Di suo non sarebbe un problema, posto che ogni supereroe viva in una sorta di universo parallelo dove gli altri non esistono, lo diventa quando si decide di riunirli. Perché la coerenza si immola sull’altare del commerciale.

«La magia e i poteri sono una cosa interessante. Per uno come me, sono tre quarti del divertimento quando creo una storia. Per la maggior parte dei miei lettori sono tre quarti del divertimento quando la leggono. Per questo chiedo coerenza e attenzione. Creare poteri a muzzo che sono spettacolari ma insensati non dà valore alla storia, il contrario. Potrebbe affollare di più un cinema e far guadagnare più soldi, ma a discapito della qualità. Ora, non è necessario essere rigorosi quanto lo sono io in Mistborn, dove a ogni metallo corrisponde uno e un solo potere e non si va oltre, e quindi il lettore sa fin dall’inizio tutto quello che possono fare i personaggi, basta mantenere una certa logica e una certa precisione».

Se non seguite le mie regole vi affetto!
Un braccio verde si alza in mezzo alla classe. «Dimmi pure, Junior» lo invita Sanderson.
Junior è visibilmente imbarazzato. È molto probabile che stia ancora pensando al ruolo penoso che gli viene riservato nel film di DB Super su Broly. «Se i poteri non sono coerenti» dice «poi si diventa come me. Trascurati. Dimenticati. Inutili. E a quel punto nemmeno lo psicologo ti salva. E non ti salva nemmeno una nuova serie non tratta dal manga, perché i nemici diventano sempre più forti. Rimani…solo».

Junior abbassa lo sguardo, soffocando un singhiozzo. Crilin e Yamcha si alzano dai loro posti e gli si avvicinano, dandogli delle pacche consolatorie sulla spalla. «Il problema del povero Junior» aggiunse Sanderson con un sorriso di compassione «è quello di moltissimi personaggi. La prima volta che appaiono sono fortissimi e danno molto filo da torcere ai protagonisti. Poi vengono sconfitti ma non uccisi, e rimangono relegati al ruolo di comprimari. Con il fatto che però i protagonisti diventano sempre più forti, questi personaggi passano sempre più in secondo piano e devono venire perciò definitivamente scartati, per necessità di coerenza. Questo è un tipico esempio di sciatteria di trama, perché un plot ben curato non casca in simili inghippi. Per citare di nuovo Mistborn, io ho fin dall’inizio chiaro quali siano i limiti dei poteri che i personaggi possono ottenere, quindi non c’è mai squilibrio. Quando un personaggio è forte lo è in assoluto, e non rapportato alla potenza dei personaggi in quel determinato momento. Per farvi capire, pensate a cosa sarebbe successo se Majin Bu fosse stato risvegliato negli anni di allenamento prima dell’arrivo degli androidi. Di sicuro Goku e gli altri sarebbero stati sconfitti in men che non si dica, e la storia si sarebbe conclusa lì. Sembra quasi che gli antagonisti arrivino secondo un grado di forza crescente per permettere ai protagonisti di essere abbastanza forti per batterli, e questo non succede solo in Dragon Ball, ma in moltissime altre opere. Quello di Dragon Ball è soltanto un esempio macroscopico».

In quel momento suona la campanella. Sanderson rimane in classe ancora qualche minuto a dare i compiti, poi inizia a mettere via tutte le sue cose, e per un attimo smette di pensare a dei libri da scrivere. Sta infilando uno dei suoi portatili nella borsa ma si ferma così, con il computer mezzo fuori e mezzo dentro, e osserva il cielo azzurro attraverso il vetro rotto da Super Man. Si dice che è bello essere un libro o fumetto, perché non muori mai e alla fine ogni cosa nella tua vita va al suo posto, ma è ancora più bello essere quello che è lui, ovvero chi i mondi immaginari li crea. Chi ha il duro e importantissimo compito di regalare un po’ di serenità e oblio agli altri uomini con il potere della sua immaginazione. Per questo per lui è importante svolgere al meglio il suo lavoro, e per questo si permette di insegnarlo agli altri.

Esce dalla classe forse un po’ più pensieroso di come ci è entrato, ma di sicuro un po’ più fiero di sé.

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