sabato 24 dicembre 2016

Commento integrale al Liber di Catullo. Introduzione.

Che ne dite di un progetto che mi tenga impegnato da oggi per i prossimi dieci anni? Una grande idea, mi sembra, no? Se poi consideriamo che questa è soltanto la prima parte di qualcosa di molto più ampio significa che sono impegnato anche per le prossime quattro vite. Wow.

Una cosa che a me è sempre piaciuta sono i commenti integrali. Leggere Platone od Omero o chi per loro con un bell’apparato di note, una ricca introduzione e appendici alla fine è qualcosa che dà un’immensa soddisfazione, perché riesci davvero a capire il testo nella sua interezza. Senza questi strumenti molte cose ci sfuggono, visto che, essendo passati più di duemila anni, molti riferimenti semplicemente non siamo in grado di coglierli. Il web tuttavia se ne mostra abbastanza avaro: da quel che mi risulta l’unica opera a essere dotata di testo e commento integrale online è la Divina Commedia. Per aumentare quindi questo numero esiguo ho deciso che pubblicherò i testi in originale e in traduzione e i commenti puntuali di varie opere del mondo antico, in modo tale che chiunque volesse approfondire la conoscenza di questa o quell’opera (o anche chi dovesse prepararsi per l’interrogazione di domani e mannaggia alla prof io quando ha spiegato non seguivo) in modo non solo generale ma anche più specifico e preciso possa trovare qui ciò di cui ha bisogno.

Anche Pitagora è reincarnato quattro volte per finire un progetto sul suo blog.
Ho deciso di cominciare con il Liber di Catullo, per un motivo molto semplice: le sue poesie sono di solito corte, e io in questo periodo non ho il tempo di stare dietro a tradurre cose troppo lunghe. Prima di cominciare però penso sia utile dire due parole generali su Catullo, il movimento di cui fa parte e il Liber.

Sulla vita di Catullo non dirò nulla, si sa poco e quel poco è poco rilevante (Gorgia sarebbe fiero di me, Platone un po’ meno) ai fini del mio discorso e si può trovare tranquillamente su Wikipedia. Quello su cui invece è più importante soffermarsi è il movimento poetico di cui Catullo rappresenta il massimo esponente, ovvero i neoteroi, o poetae novi.

Il neoterismo costituisce un punto di svolta per la poesia latina, una tappa che influenzerà tutta la produzione successiva e quindi una linea di demarcazione piuttosto stretta tra quello che verrà scritto dopo e quello che era stato scritto prima. Tutta la letteratura latina, questo si sa, deriva dalla letteratura greca, in particolare da quella di età ellenistica. Per fare un esempio, l’Odusia di Livio Andronico è un poema fortemente alessandrino, nonostante sia la traduzione di un’opera composta secoli e secoli prima dell’ellenismo. L’età ellenistica rappresenta per Roma l’esempio di un modo di fare poesia che viene poi integrato in quelle che sono le esigenze e il sentire dei poeti latini. Per questa ragione la letteratura latina arcaica è una letteratura collettiva, che respinge le istanze del singolo e dell’io e si fa voce dello stato ed educatrice del lettore. Questo vale con la sola esclusione di Lucilio, che invece si dimostra già proiettato verso una dimensione soggettiva della poesia (ma è anche vero che Lucilio scrive quando ormai a Roma hanno cominciato a diffondersi le idee di cura del singolo e di disinteresse per la collettività che vengono proposte da una certa fetta della cultura greca).

Una fetta di cultura greca al cioccolato.
La principale novità del neoterismo è l’inserimento della soggettività nella poesia. Sia una soggettività fittizia, come negli epigrammi di Valerio Edituo e Lutazio Catulo, sia una soggettività reale, come nei carmi di Catullo, comunque emerge in maniera prepotente e trasforma la poesia non più in uno strumento di educazione ma in un esercizio di stile ed erudizione attraverso il quale il poeta esprime sé stesso.

Stile ed erudizione, in latino ars e doctrina sono tra i concetti principali della poetica di Callimaco e di tutta quanta la poesia ellenistica. Questa poetica viene dai neoterici assimilata e applicata a seconda delle proprie esigenze in modo più puntuale e rigoroso dei poeti arcaici, che, nonostante come dicevo ne fossero stati influenzati, comunque non l’avevano seguita in modo così assiduo ma ne avevano fatti propri elementi diversi, chi alcuni e chi altri.

Questa nuova corrente poetica non è affatto ben vista da una grossa parte degli intellettuali romani, ancorati alle tradizioni e incapaci di scorgere la grandezza della poesia netoterica. Ciò che ci vedevano era invece una rottura con il passato che portava a una produzione di qualità molto inferiore sia a livello letterario che a livello morale e politico. Cicerone, che si trovava su posizioni opposte ai poetae novi, non esita a definirli “cantores Euphorionii”, ovvero imitatori di Euforione. Euforione era un poeta ellenistico noto per la sua oscurità e per l’elaborazione dei suoi versi, e paragonando i neoteroi a suoi imitatori Cicerone vuole sottolineare che questi cercano di replicare la sua ricercatezza formale e la sua altezza di stile ma riescono a produrre soltanto qualcosa di sciatto e poco poetico. Dietro questa accusa di carattere letterario ci sono, come accennavo prima, anche ragioni di tipo diverso. Si è lungo dibattuto se i neoteroi appartenessero a un circolo epicureo oppure no, sta di fatto che comunque nelle loro poesie, perlomeno in quelle di Catullo, si professa una forma di disinteresse e di astensione per la politica in virtù di una maggiore concentrazione verso il proprio io. Cicerone, che vedeva ancora nella letteratura un prodigioso strumento di educazione e, come nella latinità arcaica, la considerava uno strumento per la collettività, non poteva accettare un così radicale cambio di prospettiva del fare poetico. 

Catullo é probabilmente il maggior esponente di questo movimento, ed é anche l’unico la cui produzione non ci sia giunta frammentaria. Ci è pervenuta sotto il suo nome una raccolta di un centinaio di poesie, quello che viene chiamato, riprendendo una definizione di Catullo stesso, Liber.

Il Liber é suddiviso in tre parti, anche se questa divisione rappresenta più una convenzione di noi moderni che qualcosa di progettato da Catullo. La prima parte, che comprende i carmi dal primo al 60, é soprammominata nugae, che significa stupidaggini, ed é un termine che Catullo stesso usa per definire la sua opera. Questa parte contiene poesie brevi dal tema quotidiano, in cui la ricerca dell'erudizione va a unirsi e a contaminarsi con la descrizione delle emozioni e delle situazioni semplici di tutti i giorni. Questo non significa che le poesie delle nugae siano scritte di getto o che manchino o rifiutino l'elaborazione formale, anzi, l'esatto opposto. Questa era una visione tipica della critica ottocentesca (Giovanni Pascoli tra tutti), la critica moderna si batte invece per dimostrare come in realtà abbiano una  grandissima elaborazione di stile, paragonabile solo alla migliore poesia alessandrina.

Pascoli.
La seconda parte, che comprende i carmi dal 61 al 68, è denominata carmina docta, e contiene poesie di assai diverso carattere. Sono componimenti molto più lunghi, il 64 supera addirittura i 400 versi, e hanno di solito come argomento il mito, o in generale temi di levatura più alta (il 66 ad esempio è la traduzione artistica di un originale greco di Callimaco). Quando si riferiscono ai temi del quotidiano lo fanno in modo aulico ed elevato, come per esempio nel carme 68, dove l’amore per Lesbia e la morte del fratello vengono accostati, in modi che approfondirò quando arriverò a commentarlo, alle vicende mitiche della guerra di Troia. Potrebbero sembrare del tutto slegati dalle nugae, ma in realtà non è così, sono invece unite da un sottile filo tematico, che per altro lega tutta la produzione catulliana. I carmina docta non sono altro dal resto, sono l’innalzamento dei sentimenti personali espressi nelle altre poesie a emozioni divine, chiave di lettura universale delle vicende degli dèi.

La terza e ultima parte  viene indicata come 'epigrammi', poiché contiene solo componimenti di questo tipo. Vi troviamo quindi poesie brevi come quelle della prima parte, ma a differenza di queste, che sono composte in metri diversi, gli epigrammi sono tutti in distici elegiaci. Le nugae hanno inoltre argomenti più romani, più calati nella realtà di Roma dell'epoca, mentre gli epigrammi sono di carattere più astratto e meno collegato alla situazione presente al momento della composizione.

Come si vede il Liber si presenta non come un'opera unitaria ma dalla natura composita. La  ragione principale di questo é che  molto probabilmente le tre parti del Liber erano state concepite da Catullo come opere a sé stanti, e sono state poi unite dalla tradizione manoscritta. Non serve comunque approfondire oltre l'argomento, visto che sulla divisione del Liber molto é  stato detto ma per il mio obiettivo è per questa  sede bastano queste poche righe.

Non ritengo nemmeno che sia importante che io mi soffermi in modo puntuale sulle tematiche della poesia di Catullo, in quanto avrò modo di parlarne con precisione durante la trattazione dei singoli componimenti. Per fare giusto un brevissimo sommario, oltre al tema dell'amore per Lesbia, che é sicuramente il più noto, hanno grande importanza l'amicizia, la politica (vista però attraverso il personale occhio neoterico di Catullo, che quindi si sofferma sugli aspetti più personali dei personaggi che attacca o sulla sua percezione di loro, piuttosto che sul loro programma politico), la nuova poetica neoterica, il mito e soprattutto la nuova visione dei valori tradizionali, che costituisce poi la cifra  più originale e a mio parere interessante.

Pascoli è rimasto sconvolto dalla mia battuta di prima su di lui.
Sulla storia d'amore é secondo me inveve utile fare una precisazione, e la faccio qui per potermene liberare subito. É opinione diffusa della critica dell'ottocento, con il solito Pascoli in prima linea, che  la poesia di Catullo sia una specie di diario della sua storia con Lesbia. É anche la prima idea che può venire a una lettura ingenua del Liber, e viene anche proposta talvolta ancora adesso al liceo da qualche insegnante, per dirla con un eufemismo, poco informato. In realtà non é così: il Liber, come dicevo prima, non contiene poesie scritte di getto per delle occasioni, ma ha una precisa finalità letteraria di erudizione ed elaborazione stilistica. Per questa ragione riprende spesso moduli della tradizione poetica romana e alessandrina (i poeti più importanti come modelli sono Asclepiade, Meleagro e Callimaco), per misurarsi con essa a volte imitandola a volte innovandola. Quindi sarebbe ingenuo dire, sulla scorta dei carmi 2 e 3, che Lesbia aveva un passero che poi é morto. La conclusione corretta é che Catullo inventa il passero per riprendere determinai topoi della poesia ellenistica e reinterpretarli alla luce della propria esperienza di vita, in questo caso l'amore per Lesbia. Poesia che parte dalla vita quindi sì, ma non poesia sulla vita.


Questo é in sintesi quello che occorre sapere. Con il prossimo articolo cominceremo l’analisi del testo catulliano partendo dal primo componimento, che è anche molto famoso, e costituisce la dedica dell’opera (o di parte di essa) a Cornelio Nepote.

2 commenti:

  1. Catullo è uno dei miei poeti preferiti <3
    Non vedo l'ora che inizi a pubblicare le poesie, te le commenterò tutte (se avrai la forza di sopportarmi XD) vabbè, ne approfitto per augurarti buon Natale e buon lavoro! ciao ciao :*

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  2. Ogni commento sarà assolutamente ben accetto!
    Buon Natale!

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