Che ne dite
di un progetto che mi tenga impegnato da oggi per i prossimi dieci anni? Una
grande idea, mi sembra, no? Se poi consideriamo che questa è
soltanto la prima parte di qualcosa di molto più ampio significa che sono impegnato
anche per le prossime quattro vite. Wow.
Una cosa che
a me è sempre piaciuta sono i commenti integrali. Leggere Platone od
Omero o chi per loro con un bell’apparato di note, una ricca introduzione
e appendici alla fine è qualcosa che dà un’immensa
soddisfazione, perché riesci davvero a capire il testo nella
sua interezza. Senza questi strumenti molte cose ci sfuggono, visto che,
essendo passati più di duemila anni, molti riferimenti semplicemente non siamo in
grado di coglierli. Il web tuttavia se ne mostra abbastanza avaro: da quel che
mi risulta l’unica opera a essere dotata di testo e commento integrale
online è la Divina Commedia. Per aumentare quindi questo numero esiguo
ho deciso che pubblicherò i testi in originale e in traduzione e
i commenti puntuali di varie opere del mondo antico, in modo tale che chiunque
volesse approfondire la conoscenza di questa o quell’opera (o anche
chi dovesse prepararsi per l’interrogazione di domani e mannaggia
alla prof io quando ha spiegato non seguivo) in modo non solo generale ma anche
più
specifico e preciso possa trovare qui ciò di cui ha bisogno.
Anche Pitagora è reincarnato quattro volte per finire un progetto sul suo blog. |
Ho deciso di
cominciare con il Liber di Catullo, per un motivo molto semplice: le sue poesie
sono di solito corte, e io in questo periodo non ho il tempo di stare dietro a
tradurre cose troppo lunghe. Prima di cominciare però penso sia utile
dire due parole generali su Catullo, il movimento di cui fa parte e il Liber.
Sulla vita
di Catullo non dirò nulla, si sa poco e quel poco è poco rilevante (Gorgia sarebbe fiero di
me, Platone un po’ meno) ai fini del mio discorso e si può trovare
tranquillamente su Wikipedia. Quello su cui invece è più
importante soffermarsi è il movimento poetico di cui Catullo
rappresenta il massimo esponente, ovvero i neoteroi, o poetae novi.
Il
neoterismo costituisce un punto di svolta per la poesia latina, una tappa che
influenzerà tutta la produzione successiva e quindi una linea di
demarcazione piuttosto stretta tra quello che verrà scritto dopo e
quello che era stato scritto prima. Tutta la letteratura latina, questo si sa,
deriva dalla letteratura greca, in particolare da quella di età ellenistica. Per fare un
esempio, l’Odusia di Livio Andronico è un poema fortemente alessandrino,
nonostante sia la traduzione di un’opera composta secoli e secoli prima
dell’ellenismo. L’età ellenistica rappresenta per Roma l’esempio
di un modo di fare poesia che viene poi integrato in quelle che sono le
esigenze e il sentire dei poeti latini. Per questa ragione la letteratura
latina arcaica è una letteratura collettiva, che respinge le istanze del
singolo e dell’io e si fa voce dello stato ed educatrice del lettore. Questo
vale con la sola esclusione di Lucilio, che invece si dimostra già
proiettato verso una dimensione soggettiva della poesia (ma è
anche vero che Lucilio scrive quando ormai a Roma hanno cominciato a
diffondersi le idee di cura del singolo e di disinteresse per la collettività
che vengono proposte da una certa fetta della cultura greca).
Una fetta di cultura greca al cioccolato. |
La
principale novità del neoterismo è l’inserimento della soggettività
nella poesia. Sia una soggettività fittizia, come negli epigrammi di
Valerio Edituo e Lutazio Catulo, sia una soggettività reale, come nei
carmi di Catullo, comunque emerge in maniera prepotente e trasforma la poesia
non più in uno strumento di educazione ma in un esercizio di stile ed
erudizione attraverso il quale il poeta esprime sé stesso.
Stile ed
erudizione, in latino ars e doctrina sono tra i concetti principali
della poetica di Callimaco e di tutta quanta la poesia ellenistica. Questa
poetica viene dai neoterici assimilata e applicata a seconda delle proprie
esigenze in modo più puntuale e rigoroso dei poeti arcaici, che, nonostante come
dicevo ne fossero stati influenzati, comunque non l’avevano seguita
in modo così assiduo ma ne avevano fatti propri elementi diversi, chi
alcuni e chi altri.
Questa nuova
corrente poetica non è affatto ben vista da una grossa parte
degli intellettuali romani, ancorati alle tradizioni e incapaci di scorgere la
grandezza della poesia netoterica. Ciò che ci vedevano era invece una rottura
con il passato che portava a una produzione di qualità molto inferiore
sia a livello letterario che a livello morale e politico. Cicerone, che si
trovava su posizioni opposte ai poetae novi, non esita a definirli “cantores
Euphorionii”, ovvero imitatori di Euforione. Euforione era un poeta
ellenistico noto per la sua oscurità e per l’elaborazione dei suoi versi, e
paragonando i neoteroi a suoi imitatori Cicerone vuole sottolineare che questi
cercano di replicare la sua ricercatezza formale e la sua altezza di stile ma
riescono a produrre soltanto qualcosa di sciatto e poco poetico. Dietro questa
accusa di carattere letterario ci sono, come accennavo prima, anche ragioni di
tipo diverso. Si è lungo dibattuto se i neoteroi appartenessero a un circolo
epicureo oppure no, sta di fatto che comunque nelle loro poesie, perlomeno in
quelle di Catullo, si professa una forma di disinteresse e di astensione per la
politica in virtù di una maggiore concentrazione verso il proprio io. Cicerone,
che vedeva ancora nella letteratura un prodigioso strumento di educazione e,
come nella latinità arcaica, la considerava uno strumento per la collettività,
non poteva accettare un così radicale cambio di prospettiva del fare
poetico.
Catullo é
probabilmente il maggior esponente di questo movimento, ed é
anche l’unico la cui produzione non ci sia giunta frammentaria. Ci è
pervenuta sotto il suo nome una raccolta di un centinaio di poesie, quello che
viene chiamato, riprendendo una definizione di Catullo stesso, Liber.
Il Liber é
suddiviso in tre parti, anche se questa divisione rappresenta più
una convenzione di noi moderni che qualcosa di progettato da Catullo. La prima
parte, che comprende i carmi dal primo al 60, é soprammominata nugae, che significa
stupidaggini, ed é un termine che Catullo stesso usa per definire la sua opera.
Questa parte contiene poesie brevi dal tema quotidiano, in cui la ricerca
dell'erudizione va a unirsi e a contaminarsi con la descrizione delle emozioni
e delle situazioni semplici di tutti i giorni. Questo non significa che le
poesie delle nugae siano scritte di getto o che manchino o rifiutino
l'elaborazione formale, anzi, l'esatto opposto. Questa era una visione tipica
della critica ottocentesca (Giovanni Pascoli tra tutti), la critica moderna si
batte invece per dimostrare come in realtà abbiano una grandissima elaborazione di stile,
paragonabile solo alla migliore poesia alessandrina.
Pascoli. |
La seconda
parte, che comprende i carmi dal 61 al 68, è denominata carmina docta, e contiene
poesie di assai diverso carattere. Sono componimenti molto più
lunghi, il 64 supera addirittura i 400 versi, e hanno di solito come argomento
il mito, o in generale temi di levatura più alta (il 66 ad esempio è
la traduzione artistica di un originale greco di Callimaco). Quando si
riferiscono ai temi del quotidiano lo fanno in modo aulico ed elevato, come per
esempio nel carme 68, dove l’amore per Lesbia e la morte del fratello
vengono accostati, in modi che approfondirò quando arriverò a commentarlo,
alle vicende mitiche della guerra di Troia. Potrebbero sembrare del tutto slegati
dalle nugae, ma in realtà non è così, sono invece unite da un sottile filo
tematico, che per altro lega tutta la produzione catulliana. I carmina docta
non sono altro dal resto, sono l’innalzamento dei sentimenti personali
espressi nelle altre poesie a emozioni divine, chiave di lettura universale
delle vicende degli dèi.
La terza e
ultima parte viene indicata come
'epigrammi', poiché contiene solo componimenti di questo tipo. Vi troviamo quindi
poesie brevi come quelle della prima parte, ma a differenza di queste, che sono
composte in metri diversi, gli epigrammi sono tutti in distici elegiaci. Le
nugae hanno inoltre argomenti più romani, più calati nella
realtà di Roma dell'epoca, mentre gli epigrammi sono di carattere più
astratto e meno collegato alla situazione presente al momento della
composizione.
Come si vede
il Liber si presenta non come un'opera unitaria ma dalla natura composita.
La ragione principale di questo é
che molto probabilmente le tre parti del
Liber erano state concepite da Catullo come opere a sé stanti, e sono
state poi unite dalla tradizione manoscritta. Non serve comunque approfondire
oltre l'argomento, visto che sulla divisione del Liber molto é stato detto ma per il mio obiettivo è
per questa sede bastano queste poche
righe.
Non ritengo
nemmeno che sia importante che io mi soffermi in modo puntuale sulle tematiche
della poesia di Catullo, in quanto avrò modo di parlarne con precisione durante
la trattazione dei singoli componimenti. Per fare giusto un brevissimo sommario,
oltre al tema dell'amore per Lesbia, che é sicuramente il più
noto, hanno grande importanza l'amicizia, la politica (vista però
attraverso il personale occhio neoterico di Catullo, che quindi si sofferma
sugli aspetti più personali dei personaggi che attacca o sulla sua percezione
di loro, piuttosto che sul loro programma politico), la nuova poetica
neoterica, il mito e soprattutto la nuova visione dei valori tradizionali, che
costituisce poi la cifra più
originale e a mio parere interessante.
Pascoli è rimasto sconvolto dalla mia battuta di prima su di lui. |
Sulla storia
d'amore é secondo me inveve utile fare una precisazione, e la faccio
qui per potermene liberare subito. É opinione diffusa della critica
dell'ottocento, con il solito Pascoli in prima linea, che la poesia di Catullo sia una specie di diario
della sua storia con Lesbia. É anche la prima idea che può
venire a una lettura ingenua del Liber, e viene anche proposta talvolta ancora
adesso al liceo da qualche insegnante, per dirla con un eufemismo, poco
informato. In realtà non é così: il Liber, come dicevo prima, non
contiene poesie scritte di getto per delle occasioni, ma ha una precisa finalità
letteraria di erudizione ed elaborazione stilistica. Per questa ragione
riprende spesso moduli della tradizione poetica romana e alessandrina (i poeti
più
importanti come modelli sono Asclepiade, Meleagro e Callimaco), per misurarsi
con essa a volte imitandola a volte innovandola. Quindi sarebbe ingenuo dire,
sulla scorta dei carmi 2 e 3, che Lesbia aveva un passero che poi é
morto. La conclusione corretta é che Catullo inventa il passero per
riprendere determinai topoi della poesia ellenistica e reinterpretarli alla
luce della propria esperienza di vita, in questo caso l'amore per Lesbia.
Poesia che parte dalla vita quindi sì, ma non poesia sulla vita.
Questo é
in sintesi quello che occorre sapere. Con il prossimo articolo cominceremo l’analisi
del testo catulliano partendo dal primo componimento, che è anche molto famoso, e costituisce la
dedica dell’opera (o di parte di essa) a Cornelio Nepote.
Catullo è uno dei miei poeti preferiti <3
RispondiEliminaNon vedo l'ora che inizi a pubblicare le poesie, te le commenterò tutte (se avrai la forza di sopportarmi XD) vabbè, ne approfitto per augurarti buon Natale e buon lavoro! ciao ciao :*
Ogni commento sarà assolutamente ben accetto!
RispondiEliminaBuon Natale!