Questa è la
storia di un povero blogger, che, trovatosi a leggere un libro che non gli era
piaciuto, Abyss di Simone Regazzoni,
decise di recensirlo, pensando ingenuamente che le solite duemila
parole scarse sarebbero state sufficienti per liquidare la brutta lettura. Si
illudeva, perché i difetti del libro si moltiplicarono di fronte ai suoi occhi,
costringendolo a scrivere più di cinquemila parole per elencarli tutti.
Sconfitto, dovette perciò dividere la recensione in più parti per evitare che i
suoi lettori si trovassero di fronte alla versione degli anni 2000 della Divina
Commedia. Questa che avete sotto gli occhi è la terza e ultima parte.
[PRIMA PARTE]
[SECONDA PARTE]
[PRIMA PARTE]
[SECONDA PARTE]
La lunghezza che avrebbe raggiunto la recensione se avessi riportato tutte le cose che non mi sono piaciute. |
DOVE ERAVAMO RIMASTI
Abyss è la storia del professore di filosofia Michael Price e della sua compagna Trix, che hanno come obiettivo la scoperta
dei contenuti delle dottrine non scritte di Platone. In questo modo potranno
conoscere i piani del Quarto Reich, un’associazione di neonazisti che ha fatto
di queste dottrine la propria base ideologica. Il libro per ora ci ha mostrato
sequenze illogiche, un uso casuale della punteggiatura, incoerenze, dialoghi
brutti e personaggi veggenti, ma ha ancora molto con cui sorprenderci.
LA MIA OPINIONE
6) Ritmo narrativo pessimo
Quando si
scrive è importante mantenere un buon ritmo. Senza un ritmo ben sostenuto il
lettore rischia di annoiarsi, o viceversa di non avere il tempo di soffermarsi
sulle situazioni, o ancora di trovarsi a momenti in cui la tensione accumulata
fino a quel momento (e dico tensione ma mi riferisco a qualunque altra emozione
suscitata dalla lettura) scema come polvere al vento e lascia soltanto un senso
di delusione. A Regazzoni questo riesce particolarmente bene. Vediamo perché.
Io ho
seguito questo percorso, ma credo che molte persone che ora sono scrittori di
professione (a differenza mia, che non lo sono e non penso lo sarò mai) lo
condividano con me. All’inizio scrivi quello che ti viene, perché credi di
essere migliore della media degli autori pubblicati e la gente intorno a te ti
incoraggia dicendo che sei bravissimo e hai una fantasia innata. Sulle prime è
così, poi smetti di volare a un metro da terra e torni a contatto con la
realtà, e ti rendi conto che da imparare hai moltissimo. Allora vai a cercare
su internet qualche bel sito con consigli di scrittura, o ti dedichi ai
manuali, che sono uno strumento altrettanto utile. E ti si apre un mondo. Scopri,
per esempio, che non è una grande idea rovesciare addosso al lettore tutte le
informazioni su un personaggio o su un luogo o su qualunque cosa che appare
nella storia, e la cosa migliore è invece diluire l’indispensabile nella
narrazione. Specialmente quando si parla di personaggi non importanti.
Manzoni mi guarda male. A lui piacciono così tanto le digressioni. |
| “C’era un
solo vero problema che i Guardiani dovevano fronteggiare: l’ammiraglio
Byrd, uno degli autori di quell’incredibile scoperta.
Byrd, uno degli autori di quell’incredibile scoperta.
Richard E.
Byrd non era solo un militare pluridecorato per le sue imprese, ma anche
un esploratore noto al vasto pubblico, una specie di eroe internazionale. Nel 1929
aveva ricevuto la medaglia d’onore per aver sorvolato per la prima volta il polo Nord.
Il suo libro autobiografico Alone, in cui narrava la spedizione in Antartide del 1934,
era diventato un best seller. La sua fama di esploratore era tale che nel 1938, mentre
si trovava ad Amburgo, il governo nazista l’aveva invitato a partecipare alla
spedizione antartica Neuschwanbenland organizzata dal capitano della marina
tedesca Alfred Ritscher. Byrd, che aveva declinato l’invito, aveva poi preso parte alla
spedizione in Antartide del 1940 organizzata dagli Stati Uniti, per la quale aveva
ottenuto la prima United States Antartic Expedition Medal.„ (pag.99)
un esploratore noto al vasto pubblico, una specie di eroe internazionale. Nel 1929
aveva ricevuto la medaglia d’onore per aver sorvolato per la prima volta il polo Nord.
Il suo libro autobiografico Alone, in cui narrava la spedizione in Antartide del 1934,
era diventato un best seller. La sua fama di esploratore era tale che nel 1938, mentre
si trovava ad Amburgo, il governo nazista l’aveva invitato a partecipare alla
spedizione antartica Neuschwanbenland organizzata dal capitano della marina
tedesca Alfred Ritscher. Byrd, che aveva declinato l’invito, aveva poi preso parte alla
spedizione in Antartide del 1940 organizzata dagli Stati Uniti, per la quale aveva
ottenuto la prima United States Antartic Expedition Medal.„ (pag.99)
Bla bla bla.
Zzzzzzz...Eh? Come?
*si sveglia
di soprassalto*
Come dicevo
prima, Byrd non sarà mai più nominato nel corso del romanzo alla fine di questo
capitolo, e cioè pagina 101. C’era bisogno di un bel paragrafo di infodump in
stile Wikipedia per presentarlo? Il lettore doveva davvero sapere che aveva
scritto un libro autobiografico che era diventato un best seller e quant’altro?
Mah.
Il logo presente sotto il brano che avete appena letto. |
I
protagonisti si trovano di fronte a quello che sembra un calamaro gigante. È
una scena che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe essere concitata e ricca di
tensione, e a questo mirano le scelte stilistiche dell’autore. Ma poi succede
questo.
| “[Jenkins
disse]«Quello non è un semplice calamaro gigante. È un Mesonychoteuthis
hamiltoni, più noto come “calamaro colossale” o “calamaro antartico”».
hamiltoni, più noto come “calamaro colossale” o “calamaro antartico”».
«Lei non era
un astrofisico, Jenkins?»
«Lei non
coltiva nessun hobby, Blade? Vede, fin da quando ero bambino, la biologia
marina ha esercitato un certo fascino su di me, anche se non quanto l’astrofisica,
naturalmente, che resta l’amore della mia vita. Per questo mentre prendevo il
dottorato pensai di prendere una seconda laurea proprio in biologia marina, per
assecondare in modo più scientifico la mia piccola passione che in
quegli anni...»„ (pag. 344)
marina ha esercitato un certo fascino su di me, anche se non quanto l’astrofisica,
naturalmente, che resta l’amore della mia vita. Per questo mentre prendevo il
dottorato pensai di prendere una seconda laurea proprio in biologia marina, per
assecondare in modo più scientifico la mia piccola passione che in
quegli anni...»„ (pag. 344)
Fatelo stare
zitto! Come direbbero a Paperino in una vecchia storia, dai, scorcia! Eravamo
in una situazione di tensione, il calamaro pareva una minaccia, c’era un po’ di
curiosità per quello che sarebbe successo... e poi arriva Jenkins ad affossare
tutto quanto raccontandoci di quando era bambino e gli piaceva la biologia. Proprio
l’ideale per mantenere vivo l’interesse sulla situazione. Meno male che Trix lo
tronca di malo modo, chissà per quanto avrebbe tirato avanti altrimenti!
Insomma,
questi sono solo un paio di esempi, ma nel romanzo di situazioni analoghe se ne
trovano un po’ ovunque. Giusto per citarne un altro assai notevole, il
flashback sul passato di Russel costituisce un’interruzione non indifferente
della narrazione. Dura infatti circa cinquanta pagine, e in una storia che ne
conta meno di quattrocento la sua presenza si sente parecchio e rende poco
snello il fluire della trama. Insomma, capita davvero raramente che il racconto
proceda spedito senza interruzioni, ma spesso è interrotto da interventi
evitabilissimi, che ne pregiudicano la godibilità e la scorrevolezza.
7) Miscellanea (per modo di dire)
Ci sono
infine delle brutture che non sono riuscito a far rientrare in nessuno dei sei
punti precedenti, ma che danno fastidio, alcune più alcune meno, durante la
lettura. Potrei citarne molte, potrei citare le relative incastrate con la
principale in modo che non si capisce più chi sia il soggetto, potrei citare
Trix che “emana pericolo” e altre amenità da uso casuale del lessico, potrei
citare il colpo di scena finale che è completamente a caso, ma non lo farò,
aggiungerebbero ben poco a quello che ho già detto e non voglio scrivere una
quarta puntata. Un fatto però lo voglio segnalare.
Siamo a
Parigi, durante l’agguato ordito dagli uomini idioti del QR di cui ho parlato
nella seconda parte della recensione. Trix sta usando una balestra per
combatterli, ed ecco quello che succede a un certo punto.
| “Il dardo
entrò nell’occhio dell’uomo che aveva parlato poco prima, fuoriuscendo di
una decina di centimetri dalla nuca.
una decina di centimetri dalla nuca.
Cadde come
corpo morto cade.„ (pag.175)
Ebbene sì,
lo ha fatto sul serio, ha inserito davvero una citazione da Dante. Ora, oltre
che essere di una spocchia infinita, è anche una cosa inutile, per due ragioni.
La prima, perché è un innalzamento di stile non richiesto e che anzi rovina la
narrazione perché suona insensato: sarebbe come usare un lessico trecentesco
per scrivere la lista della spesa. È inoltre poco adatto ai toni del romanzo,
che si mantengono sempre colloquiali e non cercano mai di alzarsi. Insomma, è
del tutto a caso e stona con tutto il resto. La seconda ragione è che è
tautologico. Quando Dante lo usa si riferisce a sé stesso mentre sviene, e
serve perciò a rappresentare in modo più drammatico e poetico la sua caduta,
che naturalmente non è di un uomo morto. Qui invece si riferisce a una persona
che è stata trafitta alla testa da un dardo, che cioè è senza ombra di dubbio
morta. A che serve quindi sottolineare che cade un morto? In pratica, sarebbe
come se Regazzoni avesse scritto “il cadavere cadde come un cadavere”. Viene da
dire che quando ha scritto questo passo volesse tirarsela a caso, ma forse sono
io che sono un mal pensante...
8) Salvare il salvabile
Sono
migliaia di parole che evidenzio quello che di Abyss non mi è piaciuto. C’è tuttavia qualcosa che invece ho
apprezzato. È niente in confronto a tutte le altre brutture, ma, come ho
segnalato quello che non andava bene, ritengo giusto rilevare quello che invece
funziona, per quanto poco sia.
Non si può
negare che Regazzoni conosca la materia che insegna. L’intero romanzo è
disseminato di discorsi su filosofi e scrittori di tutte le epoche e Regazzoni
si destreggia in modo ineccepibile tra tutte queste conoscenze, dimostrando di
possederle molto bene. I momenti in cui parla di Platone o della tradizione di
papiri o dei testi esoterici rinascimentali sono tra i pochi buoni del libro,
sono scorrevoli e interessanti, riescono davvero a solleticare la curiosità del
lettore e a conquistarne l’attenzione. Questo perché in quei momenti Regazzoni
sa di cosa parla, lo sa molto bene, e quindi riesce a esprimerlo nel miglior
modo possibile per essere efficace e piacevole.
Alla fine il
punto è proprio questo: Regazzoni può essere un ottimo filosofo, ma scrivere un
romanzo è ben diverso da scrivere un saggio di filosofia. Lui invece ha
intrapreso quest’ardua impresa senza basi e senza esperienza a sufficienza per
riuscire a creare qualcosa che valesse la pena. Di conseguenza i momenti che
posso definire senza dubbio molto interessanti sono soltanto quelli in cui si
mette a parlare di quello che ama e conosce. Questi momenti saranno tre o
quattro in tutto il romanzo, occuperanno una decina di pagine, massimo
quindici, nonostante questo sono riuscite a intrattenermi e a interessarmi più
delle restanti trecentosettanta. Del resto, scrivi ciò che ti piace (e quindi
conosci) è un principio implicito che penso tutti dovrebbero tenere a mente.
Date queste
premesse, è probabile (anche se naturalmente dovrei leggere qualcosa per saperlo
con certezza) che la fama di Regazzoni come saggista non sia immeritata, e che
in effetti la sua scrittura in quel caso risulti efficace. Se sono scritti come
i momenti che citavo prima di certo sono, per quanto riguarda lo stile, degli
ottimi libri.
Altro che critica della ragion pura. |
Siamo alla
fine del romanzo, Michael e Trix stanno affrontando i capi del QR, e uno di
loro si rivela la fidanzata di Michael, Alex (ma il suo vero nome è Chloe), che sembrava
essere stata rapita a inizio del libro, e di cui Michael aveva sentito tantissimo la
mancanza ma proprio in modo terribile, tanto che se ne ricorda un due o tre
volte nel corso della storia e poi la fa cadere nel dimenticatoio, non è mai
preoccupato per lei, non la pensa, niente. Dicevamo, Chloe/Alex spiega a Michael il
piano del QR e lo invita a seguirli. Ecco come si conclude il suo discorso.
| “«Lì
riposano i gerarchi del Terzo Reich fuggiti da Berlino nel 1945, tra cui
Hitler. Lì tra
un attimo andremo anche noi, in attesa dell’altro inizio. C’è un posto anche per te
Michael, vieni con noi» disse Chloe.
un attimo andremo anche noi, in attesa dell’altro inizio. C’è un posto anche per te
Michael, vieni con noi» disse Chloe.
Trix le si
avvicinò.
«Scordatelo,
biondina nazista, lui adesso sta con me».
Michael
guardò Trix, sorpreso.
«Non fare
quella faccia tu, ne parliamo dopo. Pensa a non farti infinocchiare da Miss
Norimberga e dai suoi discorsi da nazista new age» aggiunse Trix.„ (pag.379)
Norimberga e dai suoi discorsi da nazista new age» aggiunse Trix.„ (pag.379)
Lo so, se
guardato con occhio critico siamo all’apice dell’assurdo, ma contestualizziamo
il tutto. In un romanzo con inseguimenti sulle macchine, Grandi Antichi, buchi
neri, generali dell’esercito, Lara Croft e Platone quanto avrebbe stonato una
bella brodaglia romantica e melensa da romanzo rosa? Invece questo è del tutto
nello stile e nello spirito del libro, che lascia poco spazio ai sentimenti e
cerca invece qualcosa di movimentato e dinamico per coinvolgere il lettore.
Inoltre è uno dei pochi dialoghi vivaci della storia, e merita anche solo per
questo una menzione.
IN CONCLUSIONE
In sintesi si può dire che Abyss è di un autore che non aveva capacità affinate a sufficienza per cimentarsi nella scrittura di un romanzo, e quindi non solo non riesce a piacere ma spesso ottiene l’effetto contrario. Una lettura che non consiglio, se proprio ci tenete a conoscere qualcosa sulla pop-sofia dedicatevi ai saggi, che sono abbastanza sicuro riservino, almeno a livello stilistico, sorprese più piacevoli.
VOTO:
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