martedì 30 maggio 2017

Recensione - L'età sottile di Francesco Dimitri

Io arrivo sempre in ritardo, sia in senso letterale che metaforico. Mi capita di rado di leggere un libro appena esce, a meno che non sia di un autore che già conosco e apprezzo. Tipo, mi fionderò in libreria appena Sleeping Beauties uscirà in italiano. O appena Patrick Rothfuss deciderà di smettere i panni da nano da giardino, indossare quelli di scrittore e pubblicare The doors of stone dopo sei anni che si fa attendere. Ma in generale non presto mai molta attenzione alle nuove uscite. Per questo ho ignorato per quattro anni L’età sottile di Francesco Dimitri, nonostante per tanto tempo una parte di me abbia avuto voglia di leggerlo. La stessa parte di me che, per la cronaca, crede che i giudizi di Gamberi Fantasy valgano qualcosa e si è quindi sempre stupita del buon trattamento che Gamberetta aveva riservato a Pan.

Ma tralasciamo la storia della mia vita e andiamo subito a verificare se L’età sottile sia un buon romanzo oppure no, e se Francesco Dimitri sappia scrivere come Gamberetta sosteneva con un vigore e una sicurezza che non ha mai dedicato a nessun autore italiano.

Patrick Rothfuss è felice di essere stato nominato in una recensione.
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Titolo: L’età sottile
Autore: Francesco Dimitri
Anno: 2013                                                        
Editore: Tea Editore
Pagine: 396




TRAMA 

Gregorio è un adolescente come tanti, e trascorre le sue stati con la sua famiglia nella sua casa di Portodimare. L’unica ombra nel passato di Gregorio è la morte di sua madre, ma per il resto la sua vita non è diversa da quella di molti altri ragazzi: ha una sorella di nome Sara, un padre con cui ha rapporti difficili, e una fidanzata, Chiara, la sua prima vera fidanzata. Durante l’estate dei suoi sedici anni gli succede una cosa che non si sarebbe mai aspettato. Incontra un uomo misterioso di nome Levi, che gli fa una proposta tanto assurda quanto intrigante: diventare suo allievo e imparare la Magia.

Sulle prime Gregorio è scettico, neppure crede alle parole di Levi, ma sarà destinato a cambiare idea. Accettare la proposta dell’uomo è il primo passo verso un punto di non ritorno, una svolta irreversibile che sconvolgerà del tutto la vita di Gregorio. Gli procurerà nuove conoscenze, nuove amicizie, ma porterà anche turbamento nelle situazioni che prima erano stabili, procurerà problemi e difficoltà. Dalla serenità dell’adolescenza si troverà gettato nel mondo degli adulti, dove troverà gente che vuole la sua morte, dove dovrà imparare a difendere sé stesso e i suoi cari da chi vuole loro male oppure a soccombere al proprio destino. Dovrà imparare a costruirsi da sé la propria salvezza, oppure a rinunciare a tutto quello che conta per lui.

LA MIA OPINIONE


Avevo grandi aspettative per questo romanzo, sia, come dicevo, per la buona parola che aveva messo Gamberetta sull’autore sia perché effettivamente ne avevo sentito parlare molto bene. Queste aspettative sono state del tutto soddisfatte.

Dimitri è un ottimo scrittore. La sua prosa è molto sintetica, dice molto poco e al tempo stesso quel poco riesce a essere più efficace di mille parole. Tralascia tutto l’inutile e il superfluo, si limita solo a mostrare lo stretto necessario e a raccontare tutto quello che invece può essere passato in rassegna solo rapidamente. Nonostante questa essenzialità di fondo, la trama resta impressa, quello che succede si visualizza vivido nella mente del lettore. Dimitri guida il lettore attraverso Roma, una Roma misteriosa, dove i maghi si nascondono dietro a ogni angolo, ma possono anche incontrarsi per chiacchierare in un ristorante di lusso. Una Roma magica, dove sotto il velo della quotidianità delle forze sconosciute intrecciano rapporti, e dorme una segreta minaccia di cui non viene mai rivelata l’entità in tutto il romanzo, ma non escludo che accadrà in qualcuno dei prossimi libri.

Un altro autore molto sintetico.
Il personaggio di Gregorio è tratteggiato in modo davvero fantastico. Non è plastico, affettato, finto, come sono finti certi adolescenti dei romanzi, è vivo e realistico, è un tipico sedicenne dipinto senza disillusioni ma anche senza moralismi. Ha senza dubbio i suoi problemi, i suoi piccoli vizi, le sue pulsioni, ma tutto questo non viene né enfatizzato (come fanno certi scrittori italiani, che pensano che gli adolescenti siano tutti drogati e volgari) né trattato con il distacco bacchettone di chi descrive una situazione con l’intenzione di stigmatizzarla. Gregorio è così, e deve entrare nelle simpatie del lettore. E ce la fa, ce la fa perfettamente, al punto che quando si dispera e sente il mondo crollargli addosso anche chi legge prova questa sensazione. Perlomeno, io l’ho provata.

Gregorio cresce. Il Gregorio di inizio romanzo è proprio diverso da quello della fine, è molto più bambino e meno scafato, conosce meno le proprie capacità, le sa sfruttare meno, ha meno stima di sé. Il libro alla fin fine, se proprio vogliamo ridurre tutto all’osso, è la storia di come Gregorio riesce a crescere e a superare le difficoltà in cui la vita lo getta. È la storia del suo diventare adulto, del suo passaggio da un momento in cui gli altri gestiscono i suoi problemi a uno in cui lui stesso dovrà occuparsi anche di quelli degli altri.

Il romanzo è scritto in prima persona, quindi la figura di Gregorio è naturalmente preponderante sulle altre. Tuttavia non è ingombrante come succede in altri casi (qualcuno ha detto Trilogia dei fulmini?), ma consente anche agli altri personaggi di ritagliarsi uno spazio e farsi strada così nella mente del lettore. Sara, la sorella di Gregorio, ma anche Levi e gli altri suoi amici, Simone, Diana ed Elena non sono solo macchiette, ombre che si intravedono coperte dal gigantesco Gregorio, ma hanno la loro personalità, che viene delineata in modo semplice ed efficace.

Prova a toccarmi la trilogia dei fulmini...
La trama è molto semplice, per le prime due parti del romanzo prosegue in modo lineare e tranquillo, diventa più tesa ed eccitante nell’ultima parte, quando le lezioni vengono accantonate, la caratterizzazione dei personaggi ormai è fatta, l’ambientazione c’è, e quindi si passa a un po’ di azione che non fa mai male. L’ultima parte è quindi molto più coinvolgente delle altre due, perché si comincia finalmente a sentire il fiato sul collo, i personaggi vengono messi alle strette e quindi o si decidono a combinare qualcosa di buono con le loro forze oppure è la fine per tutti. Per questo si segue molto più volentieri. Se le prime due parti si fanno leggere molto bene per la vividezza con cui i personaggi vengono delineati e per il modo naturale in cui quotidianità e soprannaturale si intrecciano, la terza aggiunge a questo anche l’elemento della tensione. Che è un po’ la ciliegina sulla torta. Per cui sì, la parte di me cui non va mai bene niente ha pensato che se le prime due parti fossero state accorciate o se la terza fosse stata un po’ allungata il romanzo ne avrebbe giovato e non poco. Resta anche così un libro eccellente, è solo che io mi devo lamentare di tutto, mi conoscete.

Certi punti vengono tirati un po’ troppo via in modo sbrigativo. Tipo la questione dello scambio di mail, fondamentale per un certo sviluppo della storia, viene proprio tirata a mezzo svogliatamente e subito accantonata come se fosse senza importanza, tra l’altro dopo che il famoso sviluppo della storia si era già realizzato, e Gregorio non aveva nessuna ragione per non averne parlato prima. Questo è un esempio, ma succede anche altre volte. Sto di nuovo spaccando il capello in quattro, sappiatelo. Decisamente questo più che un difetto di trama è una sbavatura, un qualcosa che sì, infastidisce un pochino ma di fatto non va più di tanto a intaccare il giudizio complessivo.

Il rapporto tra Chiara e Gregorio, il più importante di tutto il libro, viene delineato in modo molto preciso e coinvolgente. I due non si vogliono bene perché sì, perché l’autore ha deciso che dovevano stare insieme, ma anzi, si nota tra loro la complicità, la malizia e la semplicità, la sincerità e l’ingenuità che possono avere solo le relazioni adolescenziali. Così, quando poi la trama evolve in una certa direzione, è stato per me un pugno in faccia tanto quanto lo è per Gregorio.

Direi che in questo risiede la particolarità e la bellezza de L’età sottile, in come i rapporti umani e le personalità riescano a staccarsi dalla carta stampata e a diventare qualcosa di più, come un mondo di immagini e sentimenti vividi e potenti viene rappresentato con una naturalezza e una concretezza davvero notevoli.

Naturalmente la magia ha un ruolo molto importante. È molto poco curato l’aspetto tecnico, Dimitri non si sofferma a spiegare come funzionano i poteri, anzi, sbriga tutto molto rapidamente. Roba che farebbe venire un colpo a Brandon Sanderson. Comunque, Dimitri accenna soltanto a quelle cose che verranno poi utili nel corso della trama. Quindi sì, abbiamo un sistema poco approfondito che però non tira fuori poteri dal nulla quando comoda alla storia, ma è coerente con le poche informazioni che fornisce.

Brandon Sanderson disapprova Dimitri.
Di ben poco posso lamentarmi. Prima di L’età sottile ho letto L’ombra dello scorpione, e vi giuro che se non sono arrivato al punto di implorare gli amici di uccidermi e porre fine a quella tortura poco c’è mancato. Una delle cose più noiose degli ultimi tempi, non brutto, ma di certo tutto fuorché avvincente. Bé, L’età sottile è stata una ventata di fresco, ne ho letto un centinaio di pagine in pochissimo tempo e mi sono scivolate via, quasi non me ne sono accorto. Già di suo è una buona cosa, se in più ci aggiungiamo che ero appena uscito da 930 pagine lente come la fame, che ne leggevo una ventina al giorno e poi mi sembrava di averne avuto abbastanza per mesi, bé è stato davvero un toccasana.

IN CONCLUSIONE


L’età sottile è davvero un libro di tutto rispetto, preso di per sé ma anche come fantasy italiano. Voglio dire, la nostra punta di diamante (inserire ironia qui), la Licia nazionale, se le sogna certe cose. Le idee, l’intensità dei personaggi, la crescita che sono costretti a vivere e soprattutto la forza con cui sono rappresentate le scene di vita quotidiana, la loro effettiva vicinanza alla realtà, intrecciata all’alone misterioso della magia, crea un’unione di grande potenza. E oltre a questo i personaggi che restano impressi, la trama discreta, e in particolare la scrittura di Dimitri, sono ciò che questo romanzo ha da offrire, e che io vi consiglio in tutta sincerità di accettare. Ne avrete solo da guadagnare.


VOTO: 

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