giovedì 26 marzo 2020

Una corona di letture #9 - Il richiamo delle spade di Joe Abercrombie


Prima di iniziare il consiglio di oggi, facciamo tutti un minuto di silenzio per l’edizione con due colonne per pagina in cui Mondadori ha ripubblicato in un solo volume la trilogia della First Law.

Fatto? Bene. La First Law è una trilogia abbastanza famosa, sia perché ha acquisito una certa notorietà anche in Italia, diffondendo quel genere di fantasy che è conosciuto solo grazie alle Cronache del ghiaccio e del fuoco. Che poi se io dico Cronache del ghiaccio e del fuoco la metà dei fan di Game of thrones non sappiano a che cosa mi riferisco è un altro discorso (sul quale sarebbe interessante scrivere qualcosa, prima o poi). Anyway, quello che consiglio oggi è il primo romanzo della trilogia, e sono felice di consigliarlo perché ho finito di leggerlo pochissimo tempo fa. Infatti al momento sto leggendo il seguito. Ebbene sì, io che mi dichiaro appassionato di fantasy non ho mai letto Abercrombie, shame on me. Per la cronaca, non ho mai letto neppure Martin.


Comunque, Il richiamo delle spade racconta le storie di tre personaggi, l’inquisitore storpio San dan Glokta, il giovane arrogante Jezal dan Luthar, che si allena per partecipare al più importante torneo di scherma del regno, e Logen Novedita, barbaro veterano di molte battaglie. Come collante di questi tre personaggi ci sono le vicende del regno, minacciato in più punti dalle forze straniere, dietro le quali potrebbe esserci qualcosa di molto più arcano dei semplici interessi politici e della sete di potere, e le macchinazioni del Primo Mago Bayaz.

Il richiamo delle spade ha così tanti pregi che è difficile capire da dove cominciare. I personaggi sono caratterizzati magistralmente, e il modo in cui sono mostrate le faccende di guerra è estremamente realistico. Dimenticate i cavalieri di drago in corpetti colorati della Troisi, qua c’è solo la crudeltà della guerra, in tutta la sua praticità. Inoltre, Abercrombie si diverte a ribaltare i luoghi comuni del fantasy. Bayaz, il Primo Mago di cui parlavo, ricopre sostanzialmente il ruolo del Gandalf della situazione, ovvero di colui che raccoglie una compagnia di avventurieri per partire per un viaggio. Tuttavia, a differenza di Gandalf Bayaz nella prima scena in cui appare è un macellaio, è rude e volgare, e una delle prime volte in cui scatena i suoi poteri lo fa nudo come un verme, perché si stava lavando. Non esattamente quello che succede nel vostro romanzo high fantasy tipico.

Non c’è una precisa differenza tra buoni e cattivi, e infatti anche i protagonisti sono caratterizzati da diverse sfumature di nefandezza. Nonostante questo, risultano tutti simpatici e il lettore si trova ben presto a non vedere l’ora di scoprire come prosegue la storia. Il personaggio che mi è piaciuto di più, e che nel secondo romanzo rivela tutte le sue qualità, è Logen, che tra l’altro è anche il meno “sporco” tra tutti i protagonisti.

Insomma, non perdetevi Il richiamo delle spade. La traduzione italiana della Gargoyle è ai limiti dell’illegale, ma voi leggetelo lo stesso. Consigliato in particolare agli appassionati del fantasy classico che cercano però qualcosa di nuovo.

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