venerdì 10 aprile 2020

Una corona di letture #12 - La trilogia di Bartimaeus, di Jonathan Stroud


L’undicesima lettura della nostra corona è un ricordo di infanzia. È una serie per ragazzi, ma chissenefrega, è una bella serie. Mi riferisco alla trilogia di Bartimeus, che in realtà è una tetralogia, ma l’ultimo libro (che poi è un prequel, ma è stato scritto dopo gli altri) non me lo ricordo quindi per onestà intellettuale non lo consiglio. Ricordo invece molto bene quelli della trilogia originale.

Il protagonista è Bartimeus, un jinn, ovvero un tipo particolare di demone, che come tutti i demoni è asservito al potere dei maghi umani, una élite che detiene il potere in Inghilterra e ormai da secoli. Normalmente i demoni del calibro di Bartimeus, che ha una storia millenaria in quanto ha avuto come padroni anche Gilgamesh e Salomone, vengono convocati dai membri più importanti dei governi, da uomini potenti e influenti. Questa volta, però, Bartimeus non trova quello che si aspettava. Ad averlo convocato è un ragazzino di appena dodici anni, che gli affida un compito di grande pericolosità: rubare l’amuleto di Samarcanda a un membro importante del governo, Simon Lovelace. Questo è solo l’inizio di una serie di eventi che porteranno il ragazzino, Nathaniel, e anche Bartimeus, a finire coinvolti in un progetto segreto per mettere in atto un colpo di stato e prendere il potere al governo inglese...


Questa è la trama solo del primo romanzo, ma vale lo stesso anche per i due successivi. In ogni libro, un Nathaniel sempre più cresciuto (e un Bartimeus sempre più debole per via della sua permanenza sulla terra) dovranno affrontare un nuovo complotto ai danni del governo. Nonostante questo, le storie non sono ripetitive, e c’è anche una trama che fa da fondo all’intera trilogia, che è solo accennata nel primo libro, quasi trascurata nel secondo (in cui però avviene un evento fondamentale che la riguarda) e poi si disvela completamente nell’ultimo.

Sia Bartimeus che Nathaniel (e poi Kitty Jones, che si aggiunge nel secondo libro come punto di vista) sono personaggi molto ben caratterizzati. Gli ultimi due percorrono, nel corso della trilogia, una parabola caratteriale non indifferente e non banale. Il terzo, invece, che è vecchio di più di duemila anni, non ha una crescita psicologica ma comunque nell’ultimo libro abbiamo delle rivelazioni sul suo passato che chiariscono meglio alcuni dei suoi comportamenti, e comunque ha un cambiamento di atteggiamento che non era scontato, viste le premesse soprattutto del terzo libro.

La cosa più interessante di tutta la saga è l’ambientazione. La società, divisa in maghi e comuni, è davvero ben costruita, e soprattutto è lontano dall’essere idealizzata. I comuni sono arrabbiati e rivoltosi perché i maghi li opprimono, e i maghi sono un branco di opportunisti interessati solo al potere e alla poltrona. Persino Nathaniel, nel corso della storia, non sarà il classico protagonista da romanzi per ragazzi, puro e innocente, ma rimarrà traviato e coinvolto dalla corruzione e il menefreghismo della classe dominante.

Insomma, la Trilogia di Bartimeus è un’ottima serie, è per ragazzi ma può essere tranquillamente apprezzato anche da lettori più cresciuti. Inoltre Bartimeus è ironico e cinico, e il suo umorismo (e la geniale idea di farlo parlare con le note a piè di pagina) rende la lettura ancora più scorrevole. Lo consiglio perciò a chi cerca uno urban fantasy fresco e originale.

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