martedì 17 novembre 2020

Capitoli 4 e 5 di Rhythm of War

Se siete come me e avete passato gli scorsi mesi desiderando di arrivare subito al 17 novembre, avrete di sicuro apprezzato la scelta di Tor di pubblicare settimanalmente due capitoli di Rhythm of War, a partire da due settimane fa fino al 17 novembre stesso. Per me è la manna, sia perché alleggerirà la lettura, e Honor solo sa se i romanzi di Stormlight siano tanto belli quanto ostici, sia perché, anche se centellinata, ci offre un’anticipazione abbastanza ampia del libro. Insomma, quando l’ho saputo ho festeggiato come un bambino a Natale.

 

Dopo aver letto sei capitoli (ok, cinque più il prologo) mi sono reso conto che Rhythm of War sarà un romanzo diverso dagli altri. Intanto perché sono già successe un sacco di cose, mentre è noto che se leggi un libro di Stormlight non puoi aspettarti che succedano grandi cose fino almeno alla seconda parte. E poi perché ormai le premesse sono state gettate tutte davvero, e adesso dobbiamo vederne lo svolgimento. E infatti questi primi capitoli sono stati davvero pregni, molto più di quello a cui Sanderson ci ha abituato finora. Per questa ragione, ho deciso di dedicare ogni settimana un articolo alla nuova coppia di capitoli. Sia perché a questo punto fare teorie è facile e pure interessante, sia perché magari non sono l’unico lettore italiano che segue le release settimana per settimana. Vedremo. Comunque, diamo inizio al recap dei capitoli 4 e 5!

 

Dopo l’ormai consueto estratto dalla lecture di Navani, il capitolo si apre con il punto di vista di Shallan, che senza ombra di dubbio è il personaggio che al momento sta facendo la cosa più interessante: sta cercando di infiltrarsi all’interno dei Sons of Honor. Dei SoH avevamo ricevuto accenni nei tre libri precedenti, sappiamo che sia Sadeas che Gavilar (anche se nel prologo di Navani lo abbiamo visto avere contatti con Nale, e questo è strano, visto che gli Skybreakers sono in contrasto con i SoH) e Amaram ne facevano parte, e che un ruolo importante al loro interno lo possiede un certo Restares, di cui non abbiamo alcuna informazione, neppure se sia uomo o donna. Sappiamo che il loro scopo è quello di affrettare il ritorno dei Voidbringer, nella credenza che ciò porterà anche il ritorno degli Heralds. Finora, tuttavia, i Sons of Honor hanno sempre agito nell’ombra, e i personaggi principali non hanno avuto con loro contatti diretti (a parte con Amaram). Ebbene, sia per ordine di Mraize che di Dalinar, Shallan adesso sta indagando su di loro.

 

 

Shallan si risveglia mentre sta venendo trasportata in spalla da qualcuno, e Radian prende il controllo della situazione. Il rapporto tra Shallan e le sue altre personalità in Rhythm of War è cambiato rispetto ai romanzi precedenti. In Oathbringer l’avevamo lasciata in crisi, incapace di trovare un centro in sé stessa. Ora vediamo che la situazione è peggiorata. Radiant e Veil infatti dialogano con lei, sono entità a sé stanti, si alternano con lei nella gestione delle situazioni e addirittura Shallan pensa a sé e a loro come “us” (infatti Sanderson usa spesso they come soggetto delle loro azioni). Direi che la psiche di Shallan avrà un discreto crollo nel corso della storia, e questo non promette nulla di buono.

 

Comunque, Shallan lascia il controllo a Veil e si ritrovano in uno dei chasm (non so come li abbiano tradotti in italiano, sono gli abissi delle Shattered Plans). Il primo punto è chiarito: adesso sanno dove si radunano i SoH. Che per altro Sanderson descrive come cultisti standard. Mantello nero e cappuccio calato in faccia. Forza Sanderson, puoi fare di meglio!

 

I SoH comunicano a Veil la loro volontà di iniziarla al loro culto. Veil accetta e pronuncia una serie di giuramenti, che però, essendo lei una Lightweaver, può pronunciare senza problemi, cosa che un qualunque altro Kinght Radiant non avrebbe potuto fare senza rompere i propri giuramenti. I SoH a quanto sembra non sono così esperti di Kinght Radiant e dunque credono di essere sicuri che Veil non sia una di loro. Così Veil riesce anche a scoprire che ad aver preso le redini del culto è la moglie di Sadeas, Ialai, che ha disconosciuto la casata dei Kholin e progetta un colpo di stato. Un piano abbastanza terra terra per un gruppo che era partito con lo scopo di riportare gli Heralds su Roshar, ma viste tutte le faccende tra Sadeas e Dalinar ha senso. Tra l’altro Sadeas era un signor antagonista, che Sanderson ha sfruttato molto meglio di quanto non abbia fatto con Amaram, e quindi sono abbastanza gasato all’idea della vendetta di sua moglie nei confronti di Dalinar. Può sembrare una derivazione della trama ma non lo è affatto, la rivalità tra Sadeas e Dalinar è il conflitto che anima tutto il primo libro e in parte anche il secondo.

 

Una piccola nota di merito a un’idea che mi è piaciuta un sacco. Praticamente i SoH non sono scemi, e hanno un fabrial in grado di smascherare il lightweaving. Lo usano contro Veil (che ovviamente è coperta da un’illusione, altrimenti qualcuno riconoscerebbe Shallan) e... non trovano nulla. Questo perché in realtà il fabrial è falso, è stato creato da Shallan stessa che, dopo aver inscenato lo smascheramento di un lightweaver, che in realtà era una sua illusione, lo ha venduto ai SoH, in previsione del fatto che lo avrebbero usato contro di lei una volta che l’avessero catturata. Che è un’idea maledettamente furba e in linea con la personalità di Shallan.

 


Comunque Veil viene iniziata ma i cultisti non vogliono farle incontrare Ialai, non prima che abbia scalato le gerarchie dei SoH. Solo che non c’è tempo da perdere, quindi Veil lascia il posto a Shallan, perché sistemi lei la situazione. E proprio nel momento in cui Shallan inizia a inventare una bugia per ingannarli, il capitolo finisce.

 

Che dire, la trama di Shallan mi intriga sempre di più. All’inizio del capitolo 5, però, non troviamo lei ma Kaladin, che schiera gli altri Windrunners per il combattimento imminente contro i Fused, e siccome siamo in un capitolo di Kaladin ogni minimo ostacolo diventa un problema insormontabile. Come se non bastasse, Syl ci ha già informati che Kaladin sta sacrificando il suo sonno per la missione, e questo rende il tutto ancora più tragico. Circa.

 

A me Kaladin piace. È un ottimo personaggio, in cui mi riconosco sotto molti aspetti. Semplicemente in certi momenti è insopportabile. Punto.

 

Veniamo a sapere che ci sono troppi Radiant pronti per la quantità di honorspren disposti a creare un legame, e quindi molti sono fermi al secondo giuramento. C’è poi uno spren che vorrebbe creare un legame ma per qualche motivo non può. Su di lui non riceviamo nessun’altra informazione per il momento, ma sono sicuro che in futuro ci verrà utile, quindi teniamolo da parte. 

 

La battaglia inizia e prosegue tra tanti bla bla bla dei pensieri di Kaladin e pochi fatti poco interessanti, guadagnandosi il titolo di scena d’azione d’azione più noiosa mai scritta da Sanderson (con forse l’eccezione dell’incursione di Kelsier in cui viene mostrato come funziona l’Allomanzia in Mistborn 1). Veniamo a sapere che Dalinar può creare una perpendicolarità quando vuole e quindi virtualmente i Radiant non esauriranno mai la folgoluce. Molto comodo, ma stringi Sanderson, stringi!

 

Kaladin vuole combattere contro Leshwi, la Fused che ha dato a Moash la Honorblade di Jezrien (avete presente quando è successo? Nemmeno io, all’inizio, perché succede in quel cumulo di eventi uno dietro l’altro che è il finale di Oathbringer), la trova e la ingaggia, ma lei riesce a scappare. Kaladin fa in tempo ad accorgersi che i Fused sono interessati alla nave di Navani, e in generale alla tecnologia di volo, che sembra essere sconosciuta anche gli Heralds. Altri bla bla bla, Lopen e Teft cercano di dare una mano Kaladin perché lo vedono stremato, ma non sia mai che Kaladin si lasci aiutare, lui deve sacrificarsi per gli altri e poi struggersi perché non riesce a sacrificarsi quanto voleva, mica può permettere che siano gli altri a sacrificarsi per lui. A quel punto Kaladin ingaggia un Fused a caso e fortunatamente la palla passa di nuovo a Shallan perché non ne potevo più.

 

Da quando è passato con i Fused, Moash ha una nuova occupazione.

Shallan inventa una balla per vedere Ialai, e la cosa le riesce più che bene. Notare che il momento della costruzione della bugia, tra l’incertezza, il rapido spremersi delle meningi e la tensione e l’attesa da parte dei SoH mi ha conquistato molto di più della battaglia di Kaladin. In sostanza Shallan inventa di essere una spia che si è infiltrata a Urithiru e sta copiando i progetti dei fabrial che sta sviluppando Navani per venderli agli altri paesi, e corona il tutto fabbricandosi una prova con il lightweaving. Il problema è che neppure questo sembra riuscire a procurarle un incontro con Ialai, e siccome Shallan non può lightweavare cose che non ha già disegnato, è costretta a creare i veri schemi, che ovviamente non possono essere lasciati in mano ai SoH. A quel punto Adolin, che seguiva Shallan insieme a Pattern, interviene insieme ad altri uomini armati...

 

…e si torna a Kaladin. Duh. Davvero, Sanderson? Tre cambi di pov in un capitolo solo? Per farci vedere un combattimento noioso? Se ne sei convinto...

 

Quasi subito abbiamo la TERZA PERSONA che chiede a Kaladin se sta bene, ed è evidente che non sta bene, lo capirebbe anche un idiota, ma Kaladin no, quindi ribadisce che è tutto ok e non solo, essendo che la persona in questione è Lyn, la Windrunner con cui Kaladin ha avuto una relazione fuori scena, Sanderson ne approfitta per farci capire che la situazione tra loro non è ancora pacifica (con un dialogo che ho trovato piuttosto finto, devo dire, ma magari Sanderson non è esperto quanto me di ragazze che ti rifiutano per accorgersene. Glielo auguro), e scopriamo anche che è stata lei a lasciare lui. Chi l’avrebbe mai detto. Kaladin è una persona così semplice da trattare.

Ad ogni modo, ovviamente questo non fa altro che caricare altro rimorso e dispiacere sulle spalle di emo Kaladin, che riprende il combattimento ancora più depresso, tanto per cambiare.

 

Vediamo di sfuggita Roshone, che rivela di essere cambiato: non è più il lighteyed egoista di un tempo, e si sta sinceramente impegnando per salvare la sua città. Ovviamente Kaladin lo odia e quindi scambia il suo impegno per volontà di impressionare Dalinar. Con tutte le cose fastidiose che ha fatto Kaladin in questo capitolo, questa sinceramente passa sotto silenzio. Ad ogni modo, a quel punto Kaladin vede Leshwi e parte all’attacco, e qui il capitolo 5 si chiude.

 

Tiriamo le somme. La trama di Shallan è interessante, anche se l’intervento di Adolin probabilmente le darà una brusca virata. Mi sarebbe piaciuto che continuasse ancora un po’ la parte di spionaggio, ma va bene così, sono altrettanto curioso di scoprire di più sui SoH. La trama di Kaladin offre qualche spunto interessante (tipo lo spren che non può fare legami), ma vorrei che finisse al più presto e si passasse a qualcosa che non sembri un’estensione della trama. Se per esempio scendesse in campo Odium, per dirne una, o perlomeno facesse qualcosa, la situazione sarebbe di sicuro diversa.

 

Resta per il momento solo accennata, e temo non se ne parlerà per un po’, la questione del Sibling della Nightwatcher e dello Stormfather, che è legata alla natura di Urithiru, come evidenziato nel capitolo 3 da Navani. Direi che in assoluto la cosa più interessante finora è questa, quindi non vedo l’ora di proseguire la lettura, sperando che si scopra qualcosa.


 

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