martedì 17 novembre 2020

Capitolo 6 di Rhythm of War

Questa volta Tor ha pubblicato un capitolo solo, e non due. Spero sia per via della lunghezza, e non perché ha deciso di pubblicare sempre un capitolo. Già due sono pochi per come Sanderson scrive e li struttura, uno è veramente niente.


Comunque per il momento è presto per imprecare contro Tor e il fatto che Sanderson non ragioni per capitoli ma per parti quando scrive, quindi passiamo al recap del capitolo 6.



La scena si apre con Shallan, e visto quello che era successo a Kaladin non posso che esserne felice. In particolare adesso è Radiant ad avere il controllo, e con il suo sangue freddo decide che non può lasciare che Adolin la salvi. Lei deve vedere Ialai. Di conseguenza si lascia portare via dai Son of Honor, che sfuggono all’incursione di Adolin attraverso un passaggio segreto. Non vi preoccupate, Sanderson si premura di dare ottordicimila spiegazioni su perché possa esistere quel passaggio segreto, e fortunatamente hanno senso (in pratica il passaggio segreto porta all’accampamento di Sadeas, e tenendo conto che fino a poco tempo prima gli highlord erano convinti che la guerra sarebbe diventata una contesa tra loro, è verosimile che abbiano creato un passaggio per scappare).


Arrivati in salvo, Shallan riesce a entrare in contatto con Ialai. E a questo punto il colpo di scena. Sappiamo che Dalinar aveva affidato a Shallan il compito di raccogliere informazioni su Ialai e i SoH, e possiamo pensare che anche Mraize l’avesse incaricata di qualcosa di simile. Ma Veil, che a quel punto prende il controllo, ha altri piani. Vuole uccidere Ialai, per terminare il lavoro iniziato da Adolin con l’assassinio del marito.


Questa è una svolta inaspettata, in particolari per i risvolti psicologici che implica. Da un pensiero di Veil possiamo dedurre che Shallan e Radiant non sono necessariamente d’accordo con il suo piano, e questo è interessante perché potrebbe andare a creare la rottura definitiva della psiche di Shallan. Inoltre, non abbiamo mai visto né Shallan né una sua identità giustificare la violenza. Il passato di Shallan è caratterizzato dalla violenza, ma sappiamo che lei ne è stata segnata profondamente, al punto da rifiutare Pattern. Non è perciò scontato che Veil abbia deciso per questa risoluzione, e non è neppure scontato quale sarà la conseguenza in Shallan, se riuscirà a portare a termine il suo piano.

Tensione psicologica, alter ego, un assassinio in arrivo. Cosa manca a questi ingredienti per costruire un capitolo fantastico?

Un cambio di pov a Kaladin. Duh. Che fatica. Va beh, andiamo avanti, anche perché questo paragrafo comincia in maniera mirabile.

 

The hardest thing in the world for Kaladin to do was nothing. It was excruciating to watch one of his soldiers fight for his life against a skilled, dangerous opponent—and do nothing to help.




Giura, e io che pensavo che per Kaladin non fare nulla fosse la cosa più facile del mondo. D’altra parte Kaladin è solo il personaggio al quale TUTTI HANNO DETTO CHE SEMBRA STANCO MORTO E INVECE CONTINUA A COMBATTERE.

Kaladin si prepara a un ragionevole combattimento alla pari.


Sigzil sta combattendo Leshwi e ovviamente Kaladin rosica perché vorrebbe combatterla lui, ma non osa intervenire perché fino a questo momento i Fused hanno sempre combattuto uno contro uno, e conviene evitare di far passare loro la voglia di essere leali. Quindi invece che andare a combattere qualcun altro rimane a guardare Sigzil e Leshwi, pensando alle altre persone che ha lasciato morire senza aiutarle. Bene, un Kaladin sempre più depresso! Yuppi!


Sul serio, non ho mai trovato Kaladin tanto insopportabile quanto adesso.


Comunque Sigzil viene sconfitto, Kaladin lo salva e lo manda sulla nave di Navani e poi ingaggia di nuovo Leshwi. Spero tanto che Leshwi lo riduca in fin di vita, così magari ci pensa due volte la prossima volta. Comunque cambio di pov, si va da Navani!


Navani sta gestendo l’evacuazione di Hearthstone, e l’operazione va alla grande, a parte per un gruppo di famiglie che si rifiuta di andare via. E qui avviene una cosa interessante. A giocare con alcuni bambini c’è Renarin, che a quanto pare è in grado di creare sfere di luce, che in questo momento sta usando per stupire i bambini. Il fatto, racconta Navani, è che Renarin non è in grado di utilizzare le Surges del suo ordine, almeno non nel modo canonico.


Noi sappiamo che Glys, lo spren di Renarin, è stato corrotto da Odium, ma non ci erano ancora state mostrate le conseguenze di questo. Ebbene, sembra che Renarin non sappia usare l’Illumination per creare illusioni, come fanno gli altri Truthwatchers che sono stati reclutati dai Radiant. Non ci viene detto molto su quello che può fare, ma Navani ci informa che può evocare della luce e farci cose “strane e innaturali” che per il momento non vengono meglio specificate.


Ora, Renarin è uno dei personaggi che mi interessano di più. Sarà che è uno sfigato completo, ma non uno di quegli sfigati che sappiamo tutti che diventeranno i più forti, no, Renarin è proprio uno sfigato cronico, che non mi sarei stupito se fosse morto nel secondo o nel terzo libro (magari per motivare Dalinar o Adolin). Invece non solo è vivo ma avrà anche un ruolo importante nel settimo libro della serie, e sono proprio curioso di sapere quale sarà. È probabile che avrà un arco davvero intenso e duro, vista la sua pessima condizione attuale.


Poi succede un’altra cosa interessante (pazzesco come basti abbandonare Kaladin perché succedano cose interessanti, eh?). Dalinar apre la perpendicolarità, e Navani chiede a un Ardent, Rushu, di prendere nota di tutto ciò che vede e sente attraverso la porta verso Shadesmar. Il suo obiettivo è raccogliere informazioni sulla fonte del potere del terzo Bondsmith, quello che al momento non esiste ancora, ovvero quello che dovrebbe avere come spren il Sibling della Nightwatcher e dello Stormfather. Navani ci informa che era lui, ai tempi dei Radiant, a far funzionare Urithiru, per esempio a permettere la nascita di coltivazioni, e a quanto pare riusciva a fare questo attraverso un potere fornitogli dal Sibling, lo stesso potere che Dalinar usa per aprire la perpendicolarità, e che quindi non arriva da Shadesmar, ma da un’altra parte. 

 

Facciata di Urithiru.


Mi sembra logico pensare che questo potere derivi direttamente dal Reame Spirituale, se no non ha senso, ma io so che il Reame Spirituale esiste, a differenza di Navani che non credo sia così ben informata. Comunque questo fa pensare che presto i personaggi avranno informazioni ancora più precise e puntuali sulla metafisica, cosa che non può che rendermi felice. Ancora meglio sarebbe che scoprissero qualcosa sul Sibling, cosa che succederà di sicuro, visto che ormai bisogna capire come facessero i Radiant a far funzionare Urithiru. E il Sibling è praticamente uno dei misteri più grossi del libro precedente. È di sicuro lo spren di qualcuno di importante, ma di chi? Lo spren di Honor è lo Stormfather, lo spren di Cultivation la Nightwatcher, gli spren di Odium gli Unmade, quindi non resta nessuno! Che ci sia un altro Shard su Roshar di cui nessuno sa nulla? In effetti non sappiamo la posizione all’interno del Cosmere di tutti i sedici Shard, ma solo di dieci. Ne restano sei su cui non sappiamo nulla, e perciò, anche tenendo conto del fatto che Sanderson non ha in programma di scrivere altre sei serie, possiamo pensare che ci siano altri Shard su sistemi che conosciamo.


Ma bando alle ciance, è apparso Moash tra le schiere dei Fused! E con questo si torna a Kaladin.



 

La considerazione uno è estemporanea, ed è che i capitoli di Rhythm of War sono molto più schizofrenici di quelli dei libri precedenti. Qui abbiamo addirittura tre cambi di pov, e non siamo nemmeno alla fine, quindi potrebbe tranquillamente arrivarne un altro. La cosa non è particolarmente fastidiosa, per ora, ma magari a lungo andare potrebbe diventarlo. In un romanzo così lungo forse non è una buona idea adottare un punto di vista così ballerino. Vedremo.


La considerazione due è che non vedevo l’ora che Moash entrasse in scena, sia perché nel finale di Oathbringer gli sono successe millemila cose in pochissime pagine, sia perché oggettivamente è una spina nel fianco di Kaladin bella grossa. Moash ha tradito Kaladin e ha ucciso Elhokar, e Kaladin non riesce a perdonarsi sia per non aver protetto Elhokar ma anche per aver lasciato che Moash si facesse corrompere dai Fused. Insomma, Moash rappresenta il più grande fallimento di Kaladin, e nei suoi confronti Kaladin prova sentimenti contrastanti, dalla rabbia al senso di protezione.


Tra l’altro ho scoperto che esiste una pagina che si chiama Fuck Moash, che fa solo ed esclusivamente meme contro Moash. Awesome.


Bla bla bla, il combattimento va avanti, finché Kaladin si rende conto che alcuni Fused (tra cui quello combattuto nel capitolo 2) se la stanno prendendo con i civili. Apriti cielo, il nostro tragico eroe non può tollerarlo e quindi decide di andare a salvarli. Leshwi, che come molti Fused ha un codice d’onore, lo lascia andare, e così il capitolo si chiude.


Che dire di questo capitolo 6? C’è stata una serie di indizi verso rivelazioni future (la questione di Renarin e del Sibling su tutto) e la trama di Shallan riesce a essere così interessante da far valere da sola tutta la lettura. Quello che resta deludente è Kaladin. Il problema secondo me è che Kaladin non è una persona facile, e in questo momento sta dando il peggio di sé. È chiaro che sarà il momento in cui avrà una crescita psicologica, perché è un momento di difficoltà e tensione, ma ciò non toglie che al momento sia insopportabile. Sono sicuro che Sanderson lo sappia, anzi, magari la schizofrenia di pov serve proprio a rendere più digeribile Kaladin.


Vedremo se al prossimo giro Tor ci degnerà con due capitoli o continuerà con uno solo.

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