martedì 17 novembre 2020

Capitolo 10 di Rhythm of War

Non ho recappato il capitolo della settimana scorsa perché era (quasi) inutile. A parte una roba con Navani, che in pratica è stata minacciata da qualcuno di sconosciuto attraverso uno spanreed (o distacanna, come reso dai traduttori italiani, che probabilmente prima di mettersi al lavoro di distacanne se ne erano fumate tante), la situazione non è praticamente mutata. In un romanzo intero la cosa non si sente, ma con i capitoli così centellinati è stato mortale. Comunque passiamo al nostro capitolo 10, dal titolo A single casualty.

 

Siamo nel pov di Kaladin, che è arrivato alle Shattered Plains, dove Syl lo informa che un certo Yunfah gli vuole parlare, e sembra che entrambi lo conoscano. Sanderson, te lo chiedo in ginocchio, puoi evitare di introdurre personaggi così? In Stormlight ci sono 74858549738 personaggi, non posso ricordarmeli tutti. Se mi presenti gente nuova come qualcuno che i protagonisti conoscono, io penso di essermelo dimenticato. Ok che esiste google, ma non posso googlare ogni nome ignoto che appare.

 

I personaggi di un solo capitolo di Stormlight.
 

Conosciamo Yunfah, un honorspren che ha perso il suo Radiant ed è in cerca di una nuova persona cui legarsi, salvo per il fatto che non ha ancora trovato la persona adatta. Kaladin gli consiglia Rlain, ovvero il parshman membro del ponte quattro, e Yunfah risponde picche. Kaladin fa valere la sua autorità, e gli dà dieci giorni di tempo per decidere se è disposto a legarsi con Rlain. Yunfah non è convinto ma accetta e se ne va.

 

Bla bla bla, Kaladin va a Narak, dove le forze di Urithiru stanno costruendo un avamposto tra le strutture dei Parshendi, e la sola cosa degna di nota è che nomina i due Araldi, Talenel e Shalash, che sono a Urithiru ma per il momento non hanno ancora fatto niente di importante. Forza, Sanderson, fai succedere qualcosa di succoso!

 

Dalinar redarguisce Kaladin sul fatto che si stanno comportando in modo onorevole nei confronti dei Fused durante le battaglie, e Kaladin ribadisce che, essendo in inferiorità numerica, preferisce di gran lunga non spingere i Fused ad abbandonare il loro comportamento leale (che per esempio li spinge a combattere sempre uno contro uno). Quando Dalinar (cosa molto strana, per lui, non è che a Sanderson è scappata un po’ di mano la sua caratterizzazione?) insiste, e gli chiede se non trovi strano che i Fused siano onorevoli visto che il loro dio ha ucciso Honor, Kaladin fa notare che all’inizio Honor era il dio dei Parshendi. Dalinar, che non ha ancora accettato la cosa, si scandalizza come una vecchia quando sente dire caspiterina. Wow, davvero interessante. Ho chiesto qualcosa di succoso, non ciance.

 

E dopo che le ciance proseguono per un po’, finalmente qualcosa di succoso arriva. Dalinar, pur prendendola molto alla lontana, alla fine dice a Kaladin che lo solleva dall'incarico, è stato dimissionato, rientra nella riduzione del personale, divergenza di intenti, conflitto d'interess… ah, no, forse quello era un altro licenziamento.

 

Dalinar (a destra) mentre solleva Kaladin dal suo incarico.

 

Wow, questo è figo. È un durissimo colpo per Kaladin e per la sua stabilità mentale, nonché per la sua necessità di salvare tutti. In pratica le motivazioni di Dalinar sono che si è reso conto che Kaladin è più una palla al piede che altro, ormai, vista la sua depressione, cosa che per altro gli aveva detto gentilmente più o meno tutto il resto del mondo. Così gli verrà impedito di prendere parte a vere e proprie operazioni militari. Kaladin ovviamente non capisce una singola parola e sbrocca.

 

Questo è uno sviluppo tanto gradito quanto inaspettato, visto che era da tempo che Kaladin non veniva messo alle strette così tanto. Persino la morte di Gavilar non era stata così scioccante per lui.

 

He [Kaladin] turned back to Dalinar. “What if I’m not there?” he pled. One final complaint. “What if something happens when they’re out fighting? What if one of them dies because I couldn’t protect them?”

 

Oh certo, cosa succede se uno di loro muore perché non c’è papà Kaladin a sistemare le cose come sempre, lui che è bravissimo e fortissimo e può sobbarcarsi sulle spalle il peso delle vite di tutti i suoi uomini? Ma ecco che Dalinar gli risponde e...

 

“Kaladin,” Dalinar said softly, “what if something happens because you are with them? What if one of them dies because they expect your help, but you freeze again?”

 

e kaladin muto.


Kaladin si incanta come un pc pieno di virus, non sa che cosa fare, si guarda intorno con gli occhi da pesce lesso e la bocca semiaperta. Ok, questi dettagli Sanderson non li cita, ma mi piace immaginarlo così.

 

Kaladin balbetta come uno che non ha studiato e si arrampica sugli specchi all’interrogazione. Blatera qualcosa sul mantenere i suoi giuramenti, ma anche Syl gli assicura che potrà mantenerli anche lontano dalla battaglia. Dalinar lo relega così al compito di addestrare i nuovi Windrunner, e lui continua a fare domande simili alle mie quando avevo otto anni e finivo in punizione.

 

«Oggi non puoi vedere i Digimon.»

«Posso almeno vedere il titolo della puntata?»

«No.»

«Posso almeno vedere il trailer della prossima puntata?»

«No.»

 

“So I’ll come back to the battle?” Kaladin asked. “I’ll take a leave, then return?”

“If we feel it’s right for you to do so. Yes, that’s possible.”

 

Trovate le differenze.

 

Sto gongolando come un bambino a Natale, perché è giusto che qualcuno costringesse Kaladin a darsi una regolata. È giusto perché stava diventando ogni capitolo più insopportabile, ma anche perché così magari riusciamo a dargli un po’ di consistente crescita psicologica. Che di sicuro consisterà nel fargli pronunciare il quarto giuramento, quello che già in Oathbringer non era riuscito a pronunciare, e che riguarda qualcosa come lo smettere di difendere gli altri.

 

E a prova della mia idea, Kaladin si mette subito a piagnucolare che vorrebbe avere la forza di pronunciarlo. Ma non temete, solo nella sua testa. Di facciata si mostra assolutamente rigido e fermo, perché non sia mai che lui mostri le proprie debolezze agli altri. Come fa ad aiutarli se pensano che sia lui quello da aiutare?

 

E niente, Dalinar se ne va tranquillo mentre nella mente di Kaladin suona la marcia funebre più deprimente che riusciate a immaginare. Addirittura il capitolo si chiude così.

 

They didn’t know the truth—that they’d taken a single profound casualty. His name had been Kaladin Stormblessed.

 

Meno male che Sanderson non usa il narratore onnisciente, non avrei sopportato una simile uscita.

 

È il primo capitolo da un po’ in cui c’è un solo punto di vista, ma è servito di sicuro a dare una bella svolta all’arco di Kaladin, che ne aveva bisogno praticamente dall’inizio del libro. Sono fiducioso per il prossimo capitolo, che spero sarà più dedicato a Shallan e magari si scoprirà qualcosa sui Ghostbloods. Oppure sarà un flashback di Venli. In effetti avrebbe senso metterlo qui, visto che non interromperebbe nulla a metà, ma io spero lo stesso non ci sia. Incrociamo le dita.

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