martedì 17 novembre 2020

Capitolo 17 di Rhythm of War

Non ho recappato il capitolo 16 per ragioni di interesse: è un capitolo di raccordo. L’unico evento interessante è l’apparizione di Szeth, che sappiamo avrà un ruolo molto ridotto in questo romanzo, cosa che non può che rattristarmi, visto che io adoro Szeth. A parte questo, Navani, Dalinar, Adolin, Shallan e the Mink (il ribelle di Herdaz salvato nei primi capitoli) si incontrano per discutere della situazione militare. E qui comincia il capitolo 17.

 

Per prima cosa riceviamo un assaggio dei poteri combinati di Shallan e Dalinar. La prima può infatti creare l’illusione di una mappa di Roshar, ma con la Connessione di Dalinar è possibile rendere la mappa così dettagliata da permettere di contare le truppe dei nemici. È qualcosa di stupefacente anche per noi che conosciamo un po’ gli effetti della Connessione dopo avere letto The bands of mourning, e the Mink infatti rimane a bocca aperta per tutto il tempo.

 

Tra un filo di bavetta alla bocca di the Mink e l’altro arriva Jasnah, che non è sola, è accompagnata da Wit. Questo sì che è sorprendente, visto che abbiamo lasciato Hoid alla fine di Oathbringer mentre creava un legame con uno spren. Che cosa avrà fatto nel frattempo? Tra l’altro di solito Wit era sempre prodigo di battute, mentre in questo caso rimane silenzioso, cosa che tra l’altro stupisce anche Navani, non solo me.

 

Hoid


Navani ci racconta con il suo pensiero che sono due i fronti nei quali si sta combattendo la guerra contro Odium: uno per il possesso di Emul, sul quale nessuna delle due parti è ancora riuscita ad avere la meglio, e dove si trova uno degli Herald, Tezim, mentre l’altro tra Jah Keved e Alethkar stessa, che deve essere sottratta al controllo dei Fused.

 

The Mink accetta di collaborare con Dalinar, ma poi chiede il motivo della concentrazione di truppe in certe zone. Dalinar dà una risposta evasiva ma the Mink non se la beve e chiede quale sia la ragione reale. Così Dalinar è costretto ad ammettere che non si fida di Taravangian, e che è certo che sia stato lui a far entrare le truppe nemiche a Urithiru l’anno precedente. Tra le altre cose l’ordine dei Dustbringer, di cui fa parte l’unico Radiant a fianco di Taravangian, Malata, è l’unico ordine che ancora si rifiuta di obbedire agli ordini di Dalinar oltre agli Skybreaker, che invece sappiamo sono proprio passati dalla parte di Odium. Insomma, Taravangian non si presenta proprio con il migliore dei biglietti da visita.

 

Vado veloce perché in questo capitolo si ciancia troppo ma si quaglia poco. Infatti penso che non avrò molto da dire al riguardo, a essere sincero. The Mink chiede a Dalinar se voglia sentirsi dire quello che vuole o se voglia la verità. Dalinar risponde che vuole la verità e the Mink demolisce completamente il suo progetto di riprendersi Kholinar. Sostiene che sia un piano rischioso, dove invece concentrarsi su Emul sarebbe molto più vantaggioso.

 

Adolin e Shallan portano via the Mink, così Navani rimane sola con Dalinar, Jasnah e Hoid. Quest’ultimo è molto strano che sia lì, e in effetti anche Navani si pone il problema, e sottolinea anche di sapere che Hoid e Jasnah sono diventati molto vicini, anche se Navani non ha il coraggio di chiederle delucidazioni al riguardo. Sono sempre più interessato alla presenza di Hoid, e c’è anche un altro aspetto che vale la pena di essere notato: noi sappiamo che Hoid avrà un ruolo molto importante e decisivo nella quarta era di Mistborn, quindi tra parecchio. Eppure, se si sta avvicinando così tanto a Jasnah, deve essere per forza perché il suo contatto con la Fortuna gli ha fornito la capacità di stabilire che avrà qualcosa di fondamentale da fare a Roshar. Che cosa? Come è collegato con la vera missione di Hoid, che al momento ci rimane sconosciuta?

 

Dalinar e Jasnah discutono dell’opportunità di seguire i consigli di the Mink, e Dalinar insiste nella sua idea di attaccare invece Alethkar. Jasnah fa la parte della persona adulta e prova a consigliargli di non essere testardo, ma Dalinar non cede, e deve intervenire, contro le aspettative di chiunque, Hoid, che, senza provare neppure a nascondere di essere più di un buffone di corte, afferma che Odium non si fermerà di fronte a nulla e mira alla totale sconfitta degli esseri umani, e di conseguenza anche loro dovrebbero puntare allo stesso. In conclusione, se ne va a prendere i due Herald unitisi a Dalinar alla fine del libro precedente.

 

Jasnah allora parla a Dalinar di una proposta di legge che lei aveva già pensato, e verso la quale sia suo zio che sua madre nutrono forti dubbi, ed è la liberazione di tutti gli schiavi alethi, Ardenti compresi. Non è necessario recappare tutta la loro discussione visto che non credo che ogni singolo aspetto che prendono in considerazione avrà poi un qualche genere di influenza sulla trama, basti sapere che Jasnah tiene tranquillamente testa a Dalinar.

 

Ash, una dei due Herald

 

Hoid porta i due Araldi, e questi ribadiscono la loro ignoranza sulle dinamiche dei poteri dei Radianti, in particolare quelli di Dalinar, che potrebbe essere in grado di ricostituire l’Oathpact. L’unica soluzione che viene proposta è quella di affidarsi agli Shin, che invece, avendo posseduto delle Honorblade, avranno di sicuro fatto esperimenti al riguardo. A questo punto riprendersi Emul diventa necessario per avere un terreno dove contattare gli Shin.

 

Il capitolo si chiude così. Non un brutto capitolo, ma come vedete si è parlato parecchio e si è fatto poco. Speriamo in qualcosa di più sostanzioso per le prossime settimane, anche se ormai manca poco all’uscita di Rhythm of war.

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