martedì 17 novembre 2020

Capitolo 15 di Rhythm of War

Lo dico senza vergogna: non ho finito il capitolo 14. Non ho intenzione di fare nessun recap al riguardo, tra le altre cose. A me Venli sta antipatica. Lo leggerò quando avrò il libro, adesso è solo una perdita di tempo. Ma andiamo avanti.

 

Il capitolo di questa settimana invece si preannuncia decisamente più interessante, perché c’è Kaladin, che ora deve trovarsi qualcosa da fare visto che è stato silurato dal capo. La prima parte del capitolo è senza mezzi termini sciatta e degna della peggior Licia Troisi. Dico sul serio. Kaladin annuncia il suo ritiro ai suoi uomini, uno penserebbe che sia un momento importante, no? No, a quanto pare, perché è tutto raccontato. Non c’è un pizzico di mostrato che sia uno, descrizioni generiche e via, che il romanzo già supera le 450000 parole così di suo.

 

Ora storms, Sanderson, che cosa avevi in mente? In realtà ho pensato due ragioni di questa scelta. D’altra parte è pur sempre di Sanderson che parliamo, quindi posso paragonarlo a Licia Troisi ma devono riconoscere a entrambi una statura professionale da scrittore decisamente diversa. Quindi se dopo un paragrafo del genere sarebbe autorizzato a berciare contro la Troisi anche un analfabeta, con Sanderson mi prendo qualche riserva. E penso che magari sia una scelta ponderata, quella di raccontare la scena. Le motivazioni che mi sono venute in mente sono queste. La prima, che Kaladin abbia vissuto così questi momenti. Siccome per lui è qualcosa di difficile e doloroso, semplicemente li ha vissuti in maniera generica, anonima, come se non fosse dentro di sé. Quindi quello che sembrerebbe scrittura sciatta potrebbe essere invece una consapevole scelta di POV (no, fan di Licia in lettura, la sua scrittura sciatta non è mai una consapevole scelta di POV).

 

POV? Ma che è? Ma che stai a dì?

La seconda motivazione è di tipo comunicativo: un capitolo del genere sarebbe stato indigeribile per noi lettori. Avete presente quanto mi dava fastidio Kaladin mentre si preoccupava per gli altri a caso? Ecco, pensate quanto mi sarei lamentato se Sanderson lo avesse mostrato mentre povero caro si disperava perché gli altri si preoccupano per lui al punto da toglierlo dal campo di battaglia ma lui proprio ci tiene a rischiare la vita per loro e quindi non gli va bene. Sarebbe stato intollerabile. Quindi magari Sanderson ha pensato proprio a me, al suo lettore d’oltreoceano più affezionato, colui il quale gli ha scritto una mail e lui non gli ha mai risposto (nonostante giuri e spergiuri di rispondere a tutti), e ha deciso di fargli la grazia di eliminare l’ennesima parte molesta di Kaladin.

 

O forse scrivere un libro di 450000 parole in un anno ti porta necessariamente a non curarlo molto. Non saprei, in realtà questa possibilità è una mia paura, ma immagino lo scopriremo solo andando avanti con la lettura dei capitoli successivi. Se Sanderson rifà questa cosa, vuol dire che è intenzionale.

 

Dopo troviamo Kaladin che sta facendo i conti con il non avere niente da fare, e Syl gli si avvicina con la forma di una nave con le vele sotto. Kaladin le chiede come le sia venuto in mente e lei dice che lo ha visto disegnare a Navani. L’argomento viene lasciato stare, ma immagino che verrà utile in seguito. Kaladin dice a Syl che vuole cercare saggezza nei campi da sparring, e così i due si recano laggiù, non prima di un allegro siparietto sui capelli di Kaladin.

 

Kaladin è andato nei campi da sparring con l’intenzione di cercare Zahel, in quanto ritiene che sia l’unica persona disposta a parlargli sinceramente. Nel frattempo veniamo a sapere che Navani ha iniziato un progetto di crescita delle piante utilizzando le gemstones combinate al suono della musica, e che la cosa sta sostanzialmente funzionando. Forse sarà il punto di partenza per scoprire gli altri misteri del funzionamento di Urithiru. Ah, Kaladin inoltre ci informa che nessuno si è mai chiesto a cosa servissero le gemstones ai Parshendi. Ooooooook. C’è qualcuno che abbia almeno la quinta elementare tra gli highprince di Alektar? Nessuno nessuno?

 

Nei campi coltivati Kaladin incontra Rlain, e gli dice che finalmente ha trovato un honorspren con cui può legarsi. Si tratta dello spren apparso un po’ di capitoli fa, non ricordo il suo nome. Rlain all’inizio è soddisfatto ma quando scopre che Kaladin ha praticamente ricattato l’honorspren rifiuta l’offerta, perché vuole legarsi con uno spren che sia concorde, non con uno costretto. E a questo punto succede una cosa meravigliosa.

 

 Kaladin trailed away toward the washing grounds. He could see the man’s point, but to pass up this chance? Maybe the only way to get what Rlain wanted—respect from a spren—was to start with one who was skeptical. And Kaladin hadn’t forced Yunfah. Kaladin had given an order. Sometimes, soldiers had to serve in positions they didn’t want.

Kaladin hated feeling he’d somehow done something shameful, despite his best intentions. Couldn’t Rlain accept the work he’d put into this effort, then do what he asked?

Or maybe, another part of him thought, you could do what you promised him—and listen for once.

 

Gente. Avete letto bene. Kaladin ha pensato che forse per una volta potrebbe ascoltare gli altri invece di fare di testa sua. Io volo nell’aria su scivoli di arcobaleni.



Comunque, con Kaladin che sta iniziando un percorso psicologico di crescita non indifferente, proseguiamo. Kaladin incontra Zahel, e ci ricorda che può vedere Syl. Noi sappiamo perché – Zahel è in realtà Vasher da Warbreaker, e dunque può individuare la vita intorno a sé grazie al quinto (se non sbaglio) Heightening. Vasher si trova su Roshar sostanzialmente perché la folgoluce è Investitura a costo zero, e probabilmente anche per un’altra ragione, visto che è un ritardat… un ritornato, e sappiamo che i ritornati hanno un qualche compito da svolgere. Ora, per far ritornare uno come Vasher deve esserci necessità di qualcosa di grosso. Che sia da svolgere a Roshar questo compito? Nel caso Endowment avrebbe un accesso decisamente grande alla Fortuna, se fa ritornare gente anche per aiutare altri sistemi.

 

Kaladin chiede a Zahel di diventare un ardente, uno swordmaster, e Zahel lo  invita a colpirlo per provare di essere uno di loro. Kaladin esita ma poi attacca, e Zahel lo combatte usando… dei lenzuoli. Sono ovviamente attivati con dei Breaths, e questo è interessante, visto che Sanderson è sempre stato parco nel mostrare quello che sanno o non sanno fare i personaggi cosmere aware.

 

Zahel chiede a Kaladin perché combatta. Kaladin dà qualche risposta di circostanza, tra cui per i miei uomini. A quel punto Zahel gli chiede perché combatta per loro se tanto sanno difendersi da soli, e Kaladin è in enorme difficoltà. Così Zahel gli dà la bastonata nei denti finale e lo accusa di pensare che i suoi uomini non siano capaci di difendersi da soli.

 

Sto adorando Zahel. E anche il suo modo di massacrare psicologicamente Kaladin.

 

Tra una chiacchierata sull’Almighty e un colpo di lenzuolo, Kaladin si accorge che le coperte di Zahel si comportano in modo decisamente strano. Poi si accorge anche il modo di combattere di Zahel è simile a quello di Azure, alias Vivenna, che era apparsa nel libro precedente e aveva viaggiato a Shadesmar con i protagonisti. Zahel risponde con un gioco di parole (I won’t hold my Breaths) e poi riprendono a combattere. Kaladin a Zahel se creda nell’Almighty e lui risponde di non avere bisogno di credere perché sa che gli dei esistono, ma li odia.

 

Nietzsche approves


Wow, non avrei immaginato che la conoscenza di Vasher della metafisica fosse così approfondita. Addirittura conosce gli Shards, che non era per nulla scontato.

 

Zahel conclude che Kaladin non è adatto a entrare negli ardenti, ma a quel punto Kaladin ha capito senza dubbio che Zahel sta usando qualche forma di investitura e gli chiede chi sia.

 

 You want to know what I am? Well, I’m a lot of things. Tired, mostly. But I’m also a Type Two Invested entity. Used to call myself a Type One, but I had to throw the whole scale out, once I learned more. That’s the trouble with science. It’s never done. Always upending itself. Ruining perfect systems for the little inconvenience of them being wrong.

 

A questo punto non solo, se qualcuno avesse mai avuto dei dubbi, l’identità di Vasher con Zahel è confermata, ma Zahel si sta dimostrando molto più loquace di quanto sia di solito (dice persino di conoscere Wit, e lo chiama con il nome di Hoid, dimostrando dunque di sapere molto su di lui). È una scelta curiosa, specie tenendo conto del fatto che Zahel è sempre stato uno che ha lavorato da solo. Perché dovrebbe spendersi nel dare informazioni su di sé? Perché Kaladin tanto non capirà? Ok, ma mi suona comunque un po’ tirato.

 

Dopodiché, Zahel insiste e spiega che la sua anima è come un fossile, e dà una sostanziale spiegazione del funzionamento del ritorno, una spiegazione che in realtà noi lettori non avevamo ancora avuto. Ci informa infatti che l’anima dei ritornati viene di fatto ricostruita da zero, identica all’originale, ed è per questo che non possiedono ricordi.

 

Kaladin boccheggia come un pesce lesso, perché ovviamente non sta capendo una parola. Così Zahel prosegue e spiega che anche i Fused subiscono qualcosa del genere, e che l’unico modo per batterli è svelare la loro anima. O, come Kaladin suggerisce, convincerli a non combattere più. Questa proposta gli fa vincere un bel pat pat sulla spalla da parte di Zahel, che poi spiega anche che i ritornati diventano sempre più simili a spren mano a mano che il tempo passa, perché la loro mente si lega a un solo Intento (da Sanderson scritto maiuscolo, chissà come mai. Sarà un nuovo elemento di metafisica che ancora non conosciamo?) e questa è la ragione per la quale vengono privati dei ricordi da parte di lei (Endowment, come sa il lettore). Kaladin chiede per la precisione che cosa intenda con “lei” e Zahel rimane in silenzio.

 

Tiriamo le somme. Capitolo interessante, soprattutto per la crescita psicologica di Kaladin e per i vari Cosmere hints che vengono lasciati. Non sono pienamente convinto che abbia senso che Zahel riveli tutte queste cose di sé dopo due romanzi che fa finta di non essere nulla più che un ardente, comunque vedremo dove Sanderson vorrà andare a parare. Per il momento, diciamo che tra meno di un mese esce Rhythm of War, e io non sto più nella pelle (e vorrei anche uscisse Dawnshard, visto che sembra sia diventato molto più lungo di quanto Sanderson avesse progettato. Chissà perché la cosa non mi stupisce).

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