martedì 17 novembre 2020

Capitolo 8 di Rhythm of War

Nuovo capitolo di RoW, nuovo recap. Ormai l’antifona la conoscete quindi passiamo subito alla parte succosa e torniamo a Roshar.


Fortunatamente le mie paure non sono diventate realtà, e quindi il capitolo 8 non è un flashback di Venli. Tuttavia Sanderson non voleva darmela vinta del tutto e quindi ecco che il primo pov in cui ci troviamo è Kaladin alla ricerca di Roshone. Kaladin è ancora preoccupato per via del fabrial assorbi-poteri, ma non perde l’occasione per lamentarsi dell’opulenza del palazzo in cui si trova.


Kaladin si avventura tra le fiamme senza subire danni grazie alla folgoluce, e per un attimo il romanzo si trasforma in un film di animazione di serie z.


He entered a dark tunnel sloping downward, cut directly into the rock of the hillside. As he moved away from the inferno behind, Syl giggled. 


“What?” he asked.

“Your backside’s on fire,” she said.

Sul serio, Sanderson? Era necessario?

 

Kaladin prosegue la sua ricerca, e nella cantina trova Moash che sta uccidendo Roshone tagliandogli la gola. Mentre Kaladin sta ancora valutando se un Edgedancer potrebbe curare la sua ferita mortale, Roshone sparisce. 

                                         

A proposito di Edgedancer, non ho ancora capito da dove venga questa copertina italiana di Edgedancer, ma spero con tutte le mie forze che sia un fake.

Mi aspettavo che Moash avrebbe ucciso Roshone, anche se è un’occasione sprecata per fare uscire Kaladin dalla sua zona di confort. Quello che non mi aspettavo è che sparisse. Non mi risulta che qualcosa del genere sia mai accaduto a Roshar, né che ci sia una possibile spiegazione nella metafisica del Cosmere in base alla quale il corpo possa semplicemente non esistere più.

 

Kaladin è arrabbiato, più che altro nei confronti di Moash e in quello che rappresenta il suo gesto, ovvero una replica dell’omicidio di Elhokar. Devo dire che la cosa ha dato fastidio anche a me, nel senso che Roshone è stato una persona spregevole, ma stava avendo un cambiamento in positivo negli ultimi capitoli, e non mi ha fatto piacere vederlo uccidere così. Già pregustavo il rapporto conflittuale ma produttivo per entrambi che magari avrebbe creato con Kaladin.

 

Kaladin sfida Moash ma lui dichiara di non voler combattere e si arrende. Ok, Sanderson, adesso sono curioso di sapere quali siano le sue intenzioni. Ma non tanto quanto lo sono di sapere cosa c’è nella camera di Ialai Sadeas, e infatti adesso c’è un cambio di pov e si passa a Shallan.

 

Abbiamo un momento di introspezione tra Shallan e le sue personalità. Shallan riconosce la precarietà della loro situazione ma le va bene così, mentre Veil insiste che le cose non possono proseguire così, e la invita a ricordare le cose difficili. Già in WoR Shallan ha dovuto ricordare il suo passato e pensavo fosse tutto lì, a cosa si riferisce Veil? È successo qualcosa fuori scena? O il passato di Shallan non ci è stato rivelato del tutto? Per il momento il discorso cambia, ma resta la domanda e getta ancora più interesse sulla figura di Shallan.

 

Anche perché sinceramente non saprei quale possa essere la possibilità giusta, anche se tenderei a propendere per il fatto che sia successo qualcosa fuori scena. La questione tra Shallan e i genitori sembra che sia stata spiegata completamente, e non penso ci sia altro da aggiungere. Però con Adolin sembra andare tutto bene, e non mi viene in mente nient’altro che possa essere così duro da accettare per Shallan da dimenticarlo come aveva fatto con la morte dei suoi.

 

“Nothing in here except some empty wine bottles,” Red said, opening drawers and cabinets on the hutch. “Wait! I think I found Gaz’s sense of humor.” He held up something small between two fingers. “Nope. Just a withered old piece of fruit.”

 

Ehi, gente, invece io ho trovato il sense of humor di Sanderson! Era andato a nascondersi, chissà perché...

 

Sorvolo sul resto della conversazione. Sì, è dello stesso tenore.

 



In realtà nel resto della scena succede ben poco. Il senso è che Shallan con l’aiuto di Pattern scopre che l’edificio non è stato costruito quando Ialai ci è venuta ad abitare ma è molto, molto più antico, e poi trova un quaderno nascosto, con il quale torna da Adolin. E qui si torna da Kaladin.

 

Davvero, Sanderson? Non ci dirai nulla di più, per questa volta?

 

Avrei preferito che si scoprisse qualcosa, invece le informazioni dobbiamo aspettarcele nel prossimo capitolo. Sempre che non sia un flashback di Venli. Harmony, ti prego, fa che non sia così.

 

Kaladin ha due problemi con Moash. In primo luogo lo vede come un suo fallimento, perché ha giurato di proteggere gli uomini del ponte quattro e gli sembra di non avere protetto Moash (perché parliamo di Kaladin, tutto per lui è colpa sua e si riconduce alla sua incapacità di proteggere gli altri), in secondo perché si rende conto che sarebbe potuto diventare anche lui come Moash, e questo lo fa stare male. Moash però ribatte di avere ucciso Roshone per giustizia, anche per Kaladin e per Tien. A questo punto Kaladin ha completamente perso la bussola. Vorrebbe far stare zitto Moash perché ha tirato in ballo suo fratello, ma si suppone che dovrebbe proteggere Moash, non combatterlo.

 

Esatto, Sanderson, è questo che ci aspettiamo da Kaladin. Kaladin è perfetto, se non lo metti in situazioni di crisi come questo è insopportabile.

 

Moash rincara la dose, dicendo a Kaladin che la morte è la fine inevitabile di ogni cosa, e non ha senso cercare di proteggere tutti. La sofferenza è parte della vita, e bisogna semplicemente trovare un modo per eliminarla. Le ferite profonde di Kaladin emergono tutte insieme e lui sta per cedere a Moash. Non riesce neanche più a sentire Syl che gli parla, sta piano piano abbracciando la morte come fine della sofferenza...

 

...ma una luce irrompe nella stanza, insieme alla figura di un altro Moash, che non viene specificato ma è evidentemente quello che lui sarebbe potuto diventare se avesse fatto scelte diverse. Vi ricorda qualcosa? Proprio così, somiglia all’effetto del malatium allomantico. È evidente dunque che qualcuno ha aperto un varco per il Reame Spirituale e ha fatto... boh, qualcosa. E in effetti, mentre Moash dà di matto a vedere il suo sé alternativo, Renarin arriva e salva Kaladin.

 


Ora, non mi risulta che Renarin come Truthwatcher abbia le capacità di frugare nel Reame Spirituale. Le surges sono Progression (che serve a curare o in generale sviluppare forme di vita naturali) e Illumination (che è quella che usa Shallan per creare le sue illusioni). Insomma, sembra proprio che non c’entri nulla, quindi dobbiamo ipotizzare che sia connesso con i poteri di Renarin da “truthwatcher fallito”, gli stessi che in WoR gli consentivano di vedere il futuro. Sappiamo che nel Cosmere vedere il futuro significa guardare nel Reame Spirituale, quindi è possibile che Renarin stia imparando a utilizzare questa sua capacità anche in altri modi, e di fatto abbia imparato a replicare l’effetto di certi metalli allomantici. Sarebbe molto interessante se imparasse anche a replicare l’effetto dell’atium, ad esempio.

 

Purtroppo il capitolo si chiude qui. Molto interessante di base, specialmente la fine, ma mi ha lasciato un po’ con l’amaro in bocca il fatto che la trama di Shallan non sia avanzata se non di pochissimo. Renarin (che è uno dei personaggi che mi piacciono di più, e ovviamente insieme a Lift non avrà il suo momento di gloria fino ai libri della seconda pentalogia) risolleva la trama di Kaladin, che si stava già risollevando di suo, e lascia aperto il finale per il prossimo capitolo. Se Kaladin viene portato in salvo, infatti, che cosa succederà a Moash?

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